Che fanno gli incerti?
Che fanno gli incerti? Che fanno gli incerti? Roma, 15 novembre. Moro si presenterà lunedì davanti alla direzione del suo partito, e sarà la de a scegliere, a dire si o no al tentativo di formare un monocolore. E' stato il presidente a volere la riunione, perché ritiene che « sarà un fatto storico ». Nella de l'opposizione al suo tentativo è molto forte e Fanfani, ieri, gliel'ha fatto capire chiaramente. Poco importa se sia vera o meno la voce che il segretario democristiano abbia invitato esplicitamente Moro a rinunciare. Quello che importa è la sostanza politica, e l'invito, quando Fanfani gli ha detto che «un governo senza i socialdemocratici a molti dei nostri amici non sembra abbastanza forte », era implicito. Moro l'ha rifiutato, e da ieri nella de è in corso un travaglio estenuante. Tra chi ha già deciso per il sì a Moro (le sinistre, alcuni notabili importanti) e chi ha già deciso per il no (per ora la maggioranza del partito) c'è un gruppo di incerti, combattuti dal contrapporsi continuo di giochi tattici e di problemi concreti. Nel travaglio, si inseriscono con sempre maggiore insistenza le prese di posizione degli altri partiti della maggioranza e le reazioni nella de sono complesse; a volte, ottengono effetti contrari a quelli sperati. Il segretario del psi De Martino è chiaro: « Se la de per 1 nell'estate del sua scelta decidesse diversament». da Moro — ha detto oggi a Roma — renderebbe impossibile ogni altro governo, non essendo pensabile che, dove non sono riusciti il segretario del partito, on. Fanfani, e l'on. Moro, altri possano riuscire. Non rivolgiamo quindi appelli, ma attendiamo con viva preoccupazione per le sorti di Questo Paese, che ha diritto di chiedere ai politici di essere all'altezza dei loro doveri nazionali in momenti tanti drammatici, che la de faccia un buon uso delle responsabilità che le derivano dalla sua posizione ». Altrettanto chiaro è il giudizio espresso da La Malfa a Trento: « / repubblicani hanno dato la più leale e impegnata collaborazione allo sforzo del sen. Fanfani prima, a quello dell'on. Moro dopo, ponendo come sola loro esigenza che questi due autorevoli esponenti della de potessero formare un governo capace di affrontare, con programma serio e rigoroso, la crisi della nostra società, soprattutto sul terreno economico e sociale». Ma nella de dominano i « problemi di schieramento » e non quelli « di contenuto ». Le divisioni e le incertezze più forti sono tra i dorotei. Taviani e Gullotti hanno sempre espresso parere favorevole a Moro, e non si vede come potrebbero ripensarci in direzione. Rumor non ha parlato, ed è naturale, essendo presidente del Consiglio dimissionario. Forse non è entusiasta del monocolore, anche perché non ha mai abbandonato la speranza di un rinvio alle Camere del suo governo. Di certo, i suoi amici sono divisi. Per Piccoli e Bisaglia, i dubbi sono pochi: no al governo senza i socialdemocratici. Se la direzione finirà con « la conta » dei favorevoli e dei contrari, come sembra probabile, vi saranno una maggioranza e una minoranza, con uno scarto di voti sufficiente, al di là del suo peso, a decretare la fine formale del « patto di palazzo Giustiniani » (fu il patto che, 73, portò alla caduta del governo di centro e riportò Fanfani alla segreteria). Nessuno meglio di Fanfani immagina le conseguenze che potrebbe avere la convocazione di un consiglio nazionale in un clima di incertezza come quello che il suo partito sta attraversando. Stasera c'è una dichiarazione del vicesegretario della de, Ruffini, doroteo, che riportiamo testualmente, perché registra le contraddizioni e le difficoltà della de. « La posizione del partito è chiara: noi dobbiamo lottare perché i partiti dell'arco democratico mantengano intatta la loro forza e la loro compattezza in questo momento così difficile per il Paese. E' per questo motivo che la de sta portando avanti una mediazione costante con i socialdemocratici, perché recedano dalle loro posizioni. E' chiaro che, in questo momento, se fallisce il tentativo Moro, non siamo in grado di trovare un'altra strada. La ricerca di un'alternativa sarebbe un fatto altamente drammatico. Speriamo che il psdi si renda conto della gravità della situazione ». A parte il riferimento alla « posizione chiara del partiLuca. Giurato (Continua a pagina 2 in sesta colonna)
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