Durissima offensiva di Giscard contro i sindacati e i comunisti di Alberto Cavallari
Durissima offensiva di Giscard contro i sindacati e i comunisti Proclamato lo sciopero generale per il 19 Durissima offensiva di Giscard contro i sindacati e i comunisti (Dal nostro corrispondente) Parigi, 12 novembre. Tre nuovi elementi si sono aggiunti, oggi, alla crisi che attraversa la Francia. Lo sciopero generale è stato proclamato per il 19 novembre, il governo ha portato al massimo la sua offensiva contro i sindacati e i comunisti, il ministro degli Esteri ha ammesso che il fallimento della riunione preparatoria di Bruxelles rende «insicuro» il vertice europeo lanciato da Giscard d'Estaing. Tensione sociale, radicalizzazione interna, incertezza nella politica estera, formano il triplice fronte di un malessere sempre più vasto. Sul fronte sindacale, le centrali C?t e Cfdt hanno lanciato lo sciopero generale, rispondendo a un nuovo attac- co del primo ministro Chirac, che ha definito «essenzialmente politiche» le agitazioni in corso. Gli scioperi in atto entrano così in una nuova fase di estensione, di cui s'avverte già oggi il crescendo. Stamattina le Poste sono en- trate nell; coarta settimana di li Oi ii si sono fermate le agenzie giornalistiche, stanotte si ferma il lavoro nei giornali. Televisione ed elettricità hanno proclamato scioperi di ventiquattro ore per giovedì e mercoledì. Il Presidente della Repubblica aveva affermato ieri di «non credere a una escalation sociale», lasciando al primo ministro il ruolo di protagonista dello scontro. Chirac ha invece accusato i sindacati di «portare il settore pubblico verso il disordine e il caos», affermando che il «governo non può accettare un disegno di deliberata ispirazione politica». Egli ha escluso un negoziato perché «gli obbiettivi del governo non si raggiungeranno con la contestazione sistematica e l'anarchia». Anche sul fronte politico il Presidente della Repubblica ha mostrato un certo distacco verso lo scontro tra governo e partito comunista, che si è ripetuto e ingigantito oggi al Senato, dove il ministro dell'Interno, Poniatowski, ha ri badito l'accusa al pcf di esse re «un partito dittatoriale, e perciò di carattere fascistiz zante». Giscard d'Estaing ha dichiarato infatti di «non avere l'intenzione di riaprire o continuare tina polemica col partito comunista». Il dibattito è stato aperto al Senato da Jacques Duclos, mentre il partito comunista francese faceva porre dei fiori in tutta la Francia sotto le lapidi o sulle tombe dei comunisti caduti durante la Resistenza. Il vecchio comunista ha respinto con sdegno l'accusa pronunciata dal ministro Poniatowski il 22 ottobre scorso davanti alla stampa anglo-americana e denunciato «nell'aggressione del governo una palese rivivescenza petenista». La sua tesi è stata che il governo francese «ha deciso una grossa operazione politica», perché «attraverso la diffamazione dei comunisti crede di provocare il distacco dei socialisti dal programma comune e di distogliere l'attenzione dei francesi dalla crisi in cui affonda». Il ministro dell'Interno, Poniatowski, ha riconfermato freddamente il suo giudizio sul partito comunista, aggiungendo due nuove accuse contro la legittimità dei comunisti di definirsi un partito «nazionale» e «il partito della Resistenza». Egli ha ricordato con violenza la loro attività filosovietica che, fino al 1941, li schierò in favore del patto russo-tedesco «con gravi collusioni verso l'occupante del suolo francese». Minacciosamente, il ministro ha detto di riconoscere il ruolo patriottico dei comunisti solo tra il 1942 e il 1945, e di disporre di «una completa lista delle organizzazioni comuniste comprovanti il carattere rivoluzionario del partito e della sua natura discutibilmente nazionale». Nel terzo settore (politica estera), il ministro Sauvagnargues non ha nascosto alla televisione un bilancio incerto. Ha convenuto che il verti ce europeo «non è totalmente sicuro», che «la tendenza alla disgregazione si accentua». La sua conclusione è che se i soci della Francia ridurranno la preparazione del vertice a una scelta tra atlantici e nonatlantici (in tema di energia) «non resterà alla Francia che fahsi respingere nel suo vecchio isolamento». Alberto Cavallari
Persone citate: Chirac, Giscard D'estaing, Jacques Duclos
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