Quei misteriosi giacimenti

Quei misteriosi giacimenti Lettera da Mosca: il petrolio degli italiani Quei misteriosi giacimenti Mosca, novembre. Caro Direttore, ho letto con grande piacere la notizia della scoperta del nuovo giacimento di metano e di quantitativi pur ridotti di petrolio a Casirate d'Adda. Nel rallegrarmi per il felice evento mi viene, però, spontanea una domanda: se gli idrocarburi esistevano, pur in profondità, nel nostro sottosuolo e si parla ora di possibili grandi riserve, perché non si è provveduto a cercarlo in tutti questi anni passati? Perché non estendere ed intensificare la ricerca all'o//shore della Sicilia, in particolare nella zona Sud-Ovest, dove, secondo l'opinione da me raccolta a Houston di molti petrolieri americani, le perforazioni dovrebbero avere importanti successi? Indubbiamente il costo di queste ricerche a grandi profondità è elevato, ma anche j qui viene da domandarsi: per ; che investire 1200 miliardi di ! iire nell'Alfasud quando già si ! profilava la crisi dell'indu- stria automobilistica invece |di assegnarli alle ricerche pe trolifere? Perché si pensa di 1 assegnare cifre mastodontiche per la costruzione dell'acciaieria di Gioia Tauro, di cui nessuno sente la necessità, invece di concentrarle in perforazioni e sondaggi? Recentemente i nostri poli¬ tici ci hanno gabellato per un'operazione di grande successo l'avere ottenuto, in pegno di una parte del nostro poco oro, il prestito dalla Germania. Nessuno di quegli uomini politici ci ha spiegato che, come tanti poveri diavoli, siamo andati al Monte di Pietà ad impegnare il nostro cappotto. Avessimo almeno utilizzato questo denaro per un organico programma di ricerche e trivellazioni. Perfino la Svizzera ha varato alcuni mesi fa un piano settennale di ricerche petrolifere sul proprio territorio, precisamente tra il lago di Costanza e quello di Ginevra. Gli svizzeri hanno puntato su questo programma molti milioni di franchi e, pur essendo ricchi, si sono associati con la società tedesca Gewerkschaft Elwerath, sussidiaria della Shell e della Esso. Si può sapere che fa l'Eni in questo senso, dato che persino gli americani, in genere, per queste operazioni costosissime di trivellazione hanno creato delle « joìnt ventures »? Mentre Le scrivo ho davanti a me la relazione ed il bilancio annuale della Texas Eastern, una delle tante società americane applicate allo sfruttamento di petrolio e di metano nel mondo. Da due delle cartine geografiche allegate al bilancio rilevo, tra l'altro, le innumerevoli perfora¬ zioni eseguite nel 1973, e precisamente: 105 perforazioni onshore ed offshore di cui 61 in Nord America e 44 nel Mare del Nord (in totale, 53 positive, 39 negative e 13 in corso). Nel 1972 le perforazioni furono 60. A tutte queste ope-razioni partecipano sempre più compagnie, e l'impegno della Texas Eastern varia dal 10 al 25 per cento, in compartecipazione con la Gas Council, Amoco, Mobil eccetera. Ho pure dinanzi a me una pagina intera fatta pubblicare dall'Eni sul Sole-24 Ore del 20 luglio scorso: ebbene, su quest'ultima non trovo un solo dato sulle perforazioni in Italia, né si parla di «joint ventures» con compagnie internazionali. Si tratta di un segreto di Stato? Perché, sull'esempio americano, non si pubblica periodicamente da noi un resoconto del lavoro di ricerca svolto, dei successi e degli insuccessi ottenuti, in modo che ogni cittadino, e quindi anche contribuente, abbia conoscenza di ciò che si fa o non si fa? Ho accennato all'iniziativa di Gioia Tauro, e i giornali a suo tempo si sono fatti eco di quanto sia controverso questo insediamento. Mi dicono che anche il professor Ernesto Manuelli, presidente della Finsider, consideri questa acciaieria un grave errore sotto tutti i punti di vista. Ma se è così, perché non indice una conferenza stampa denunciando pubblicamente l'inutilità di questi stanziamenti, magari presentando per protesta le proprie dimissioni? Perché si inaugurano i pozzi 1 di petrolio all'improvviso, cinque mesi dopo la loro scoperta, e non si forniscono i dati precisi sul costo, sul piano di ricerche futuro, sull'ubicazione dei sondaggi, sulle auguriamoci felici prospettive che nascono dallo sforzo dei tecnici? Si direbbe che da noi manchino forza e coraggio per parlare chiaro, per sensibilizzare l'opinione pubblica, impegnandola ad economizzare energia ed a dare la sua partecipazione in questo sforzo di ricerca (visto che in Italia queste attività si svolgono con denaro pubblico). Eppure io penso che soltanto così, parlando chiaro, si possa fare l'interesse del Paese e si possa consolidare una valida democrazia. Ricordiamoci che lo «scandalo Watergate» che ha fatto cadere il presidente Nixon è sorto per le rivelazioni di due giovani giornalisti, uno di 27 e l'altro di 33 anni. Parliamo, dunque, meno di canzonette, di barche e dei fatti degli altri ed occupiamoci di più di ciò che accade, o non accade, in casa nostra. Cordiali saluti. Piero Savoretti

Persone citate: Ernesto Manuelli, Nixon, Piero Savoretti