Come sconfiggere la fame nel mondo I Paesi del petrolio polemici con gli Usa

Come sconfiggere la fame nel mondo I Paesi del petrolio polemici con gli Usa Emergono i contrasti alla Conferenza dell'alimentazione Come sconfiggere la fame nel mondo I Paesi del petrolio polemici con gli Usa L'Arabia Saudita ha respinto l'invito di Kissinger ai produttori di petrolio di contribuire alle spese per aiutare i Paesi in via di sviluppo - Il discorso del ministro Bisaglia Roma, 6 novembre, i Non s'erano ancor spenti gli echi dei solenni appelli di ieri alla cooperazione internazionale per sconfiggere la fame che già, stamane, la Conferenza mondiale dell'alimentazione era bloccata sulle secche delle polemiche fra Paesi industrializzati, Paesi petroliferi o « nuovi ricchi » e Paesi poveri, questi ultimi sostenuti da delegati del blocco socialista. La paralisi si è manifestata su tre versanti: l'elezione dei dirigenti delle tre commissioni; il rifiuto dell'Arabia Saudita di contribuire, come aveva chiesto Kissinger, alle spese per aiutare i Paesi in via di sviluppo a superare la crisi agricolo-alimentare e l'opposizione dei Paesi comunitari, tra cui Gran Bretagna e Italia, al nuovo organismo per la sicurezza alimentare proposto sempre da Kissinger. Il presidente della conferenza, sen. Giuseppe Medici, aveva esortato due volte i delegati a trovare l'accordo per eleggere presidenti, vice presidenti, segretari e rapporteurs delle tre commissioni che, da stamane, avrebbero dovuto lavorare: la prima sull'aumento della produzione alimentare nei Paesi emergenti; la seconda sulla sicurezza alimentare; la terza sul dolente problema del commercio internazionale (a questa commissione appartiene anche il prof. Manlio Rossi Doria). Invece, sin da stanotte, erano esplosi i contrasti: Il gruppo « dei Settantasette » (che in realtà sono 105), cioè dei Paesi del terzo mondo, reclamava un più giusto equilibrio nelle candidature che denunciava come dominate dai Paesi industrializzati. Le discussioni e i conciliaboli si sono protratti per l'intera giornata e soltanto nel tardo pomeriggio è venuto l'accordo che ha riportato una certa pace, grazie a una proposta dei latino-americani: il terzo mondo ha ottenuto soddisfazione e i rappresentanti africani, asiatici, socialisti, latino-americani, cinesi siedono negli scanni riservati alle presidenze. Questa battaglia procedurale, al di là degli interessi concreti che nasconde, sembra aver confermato il monito apparso sul quotidiano in lingua inglese della conferenza: « Ricordate che loro non possono mangiare le vostre parole », diceva un titolo sopra il ritratto d'un bimbo affamato. Il quotidiano, intitolato Pan (che in spagnolo vuol dire, appunto «pane») è edito da giornalisti volontari e finanziato da organismi non governativi come Italia Nostra, World Wildlife Fund, Friends of the earth. « Ieri è stato un giorno di rettorica — incalzava il giornale — speriamo che oggi si passi ai problemi concreti ». Fra i problemi concreti il più pressante è il sistema ! di collaborazione mondiale per combattere la fame, aumentando la produzione alimentare e agricola soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Kissinger aveva proposto, ieri, cinque punti di sviluppo e una sorta di « Banca mondiale alimentare », dotata di un fondo di 60 milioni di tonnellate in cereali, pronta ad intervenire dove necessario. Aveva chiesto che le «immense spese» fossero sostenute non solo dai Paesi industriali ma anche dai « Paesi nuovi ricchi», cioè esportatori di petrolio. Kissinger se n'era andato da poche ore, quando gli ha risposto il ministro dell'Agricoltura dell'Arabia Saudita, Hassan Mishari. « Non è vero, ha detto, che l'inflazione sia stata favorita dall'aumento del greggio: l'inflazione esisteva da prima e il prezzo del petrolio era fermo da molti anni mentre raddoppiavano i prezzi dei manufatti dei Paesi industriali. In secondo luogo un Paese petrolifero, come l'Arabia Saudita, non può essere definito "ricco" e, infine, l'Arabia Saudita contribuisce già in misura superiore al dovuto allo sviluppo dei Paesi emergenti, sia con un miliardo e 206 milioni di dollari concessi al Fondo monetario, sia con gli aiuti alla Banca afro-asiatica per lo sviluppo». Poco dopo, il delegato sudanese, Mohamed Ibrahim, ha tenuto a « ringraziare » i Paesi petroliferi, tra i quali l'Arabia Saudita « per averci permesso di migliorare la nostra bilancia dei pagamenti » e ha chiesto che l'azione internazionale della Fao si attui senza forme colonialistiche, nei fatti « e non soltanto come un assieme di buone parole e di atti di carità ». Con la sola variante di fornire « aiuti in quantità di alimenti e non in denaro », il segretario di Stato canadese si è allineato sulla posizione statunitense, precisando, però, che la sicurezza alimentare è fondata anche sugli utili finanziari assicurati ai produttori e commercianti. Il Canada, comunque, ha stanziato 50 milioni di dollari per lo sviluppo agricolo dei Paesi depressi. Il ministro dell'Agricoltura inglese, Peart, è favorevole al sistema di riserve, ma contrario ad un ente internazionale, poiché basta la burocrazia esistente alla Fao. Le società multinazionali, tanto criticate dal terzo mondo, devono essere utilizzate «per partecipare e non per dominare » lo sviluppo. Il segretario all'Agricoltura statunitense ha insistito sul profitto come incentivo al progresso, ha precisato che le riserve alimentari devono essere contenute per non deprimere i prezzi. Anche il ministro italiano dell'Agricoltura, Bisaglia, si è schierato contro un nuovo organismo preferendo che la Fao, la Banca mondiale e altre istituzioni già in piedi si occupino della sicurezza alimentare. « L'Italia, ha detto, offre la sua tecnologia e la sua capacità industriale per l'aumento della produzione agricola mediante le ricerche, l'addestramento e le industrie costruttrici dì macchine agricole ». Analoga la posizione della Germania federale, espressa dal ministro dell'Alimentazione. Un « Consiglio di sicurezza alimentare », analogo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è stato proposto dal ministro dell'Agricoltura indiano, che ha accusato lo sfruttamento coloniale e le attuali politiche commerciali e doganali intesi « a togliere alle nazioni povere ogni giusto reddito... I Paesi industriali devono fornirci aiuti per una compensazione ritardata di ciò che ci hanno fatto in passato ». Lamberto Fumo i Roma. La rappresentante della Liberia alla conferenza Fao