Ordinata la scarcerazione di Mario Serrino Accuse dei difensori al giudice istruttore di Paolo Lingua

Ordinata la scarcerazione di Mario Serrino Accuse dei difensori al giudice istruttore E' durata appena 24 ore la detenzione del pittore di Alassio Ordinata la scarcerazione di Mario Serrino Accuse dei difensori al giudice istruttore di Savona scagiona completamente il pittore che stato sottoposto ad un inusitato trattamento inquisitorio" - Berrino ha riabbracciato in lacrime la moglie e il fratello che lo attendevano all'uscita del carcere L'ordinanza del procuratore capo della Repubblica "sin dalle primissime indagini sulla vicenda sarebbe (Dal nostro corrispondente) Genova, 6 novembre. Mario Berrino è rimasto in carcere soltanto ventiquattro ore. E' stato liberato questa sera a Genova per ordine del procuratore capo della repubblica di Savona dottor Giovanni Tartuffo, il quale ha accolto il ricorso presentato in mattinata dai due difensori, avvocati Raimondo Ricci e Ernesto Monteverde. La motivazione del dott. Tartuffo è perentoria: il magistrato ha scritto che Mario Berrino: «Sin dalle primissime indagini sulla vicenda è stato sottoposto ad un assillante trattamento inquisitorio». Il trattamento, definito «assolutamente inusitato», giustificherebbe quindi, come ha aggiunto il magistrato, «lo stato d'animo e le condizioni di spirito del Berrino, il quale nel corso dei numerosi stringenti interrogatori avrebbe così fornito eventuali particolari inesatti o imprecisioni marginali, assolutamente privi di rilievo per le indagini». L'ordinanza del giudice Tartuffo è giunta alle carceri di Marassi verso le 19,45; pochi minuti dopo Mario Berrino, pallidissimo è uscito dal centro clinico del penitenzia¬ rio dove era stato immediatamente ricoverato appena giunto a Genova, e ha riabbracciato il fratello Giorgio e la moglie che avevano atteso con ansia il momento della liberazione nell'ufficio dell'avvocato Ricci a Genova. I due legali, in attesa che scattasse il dispositivo di liberazione di Berrino, hanno convocato una conferenzastampa nel corso della quale hanno ricostruito le ultime fasi della complessa vicenda. Ricci e Monteverde hanno dichiarato che il comandante della stazione dei carabinieri di Alassio, il capitano Cetola, e il giudice istruttore Vincenzo Ferro, di Savona, « sono sempre stati convinti che Berrino era un simulatore ». Ricci ha aggiunto: « Da tre mesi si è seguita soltanto questa assurda pista, senza esaminare altre possibilità. Berrino è stato accusato ingiustamente e senza prove ». L'avvocato Monteverde ha aggiunto: « Tutta l'azione del giudice Ferro, ieri e questa mattina, è stata un assurdo dal punto di vista anche strettamente giuridico e procedurale. Intanto ieri mattina l'ha arrestato con un ordine verbale, una situazione assolutamente anomala. Poi, dopo la disperata reazione di Berrino che ha tentato di gettarsi dalla finestra, lo ha fatto portare all'ospedale di Savona e ne ha disposto il piantonamento. Nel pomeriggio l'ha interrogato senza che fossero presenti i difensori, commettendo così una seconda irregolarità ». I due legali, sulla base delle loro argomentazioni giuridiche e di merito, hanno inviato un telegramma di protesta al procuratore capo Tartuffo oggi alle 12,30. Il telegramma è stato ricevuto dal magistrato alle 17,30 a Savona. Pochi minuti dopo il magistrato ha disposto la immediata scarcerazione di Berrino e lo ha praticamente prosciolto da ogni accusa di falsa testimonianza. Mario Berrino è giunto nello studio dell'avvocato Ricci alle 20,30. Era teso e con gli occhi umidi. Ha abbracciato a lungo l'avvocato Monteverde piangendo. Poi si è seduto e ha acceso una sigaretta: « Ho passato ventiquattro ore dì disperazione. Non mi avevano detto la verità quando mi hanno trasferito a Genova ieri. Mi avevano detto che mi avrebbero portato in un posto "più tranquillo", forse in un ospedale militare. Quando però ho visto dall'autoambulanza la scritta "carceri giudiziarie", mi sono sentito mancare il cuore. In queste ventiquattro ore volevo spaccare i muri con la testa. Ero depresso, non ho mai toccato cibo e non ho bevuto. Un detenuto mio vicino di letto nell'infermeria si è commosso e dopo avermi visto rifiutare anche questa sera la cena, mi ha dato una banana e mi ha detto: "Mangiala, ti farà bene". Io ho cominciato a sbucciarla e mi sono sentito sollevato. In quel momento è arrivato il direttore del carcere a comunicarmi che ero libero ». Paolo Lingua Genova. Berrino, dopo la scarcerazione (tel. Nazzaro)