Sul banco degli imputati il giudice ricusato al "processo Calabresi,,

Sul banco degli imputati il giudice ricusato al "processo Calabresi,, Si discute in tribunale a Firenze il clamoroso caso Biotti Sul banco degli imputati il giudice ricusato al "processo Calabresi,, Il magistrato fu accusato dal penalista milanese Lener (difensore del commissario Calabresi nel dibattimento per diffamazione contro il direttore del quotidiano di estrema sinistra) di aver ammesso che il collegio giudicante era "orientato favorevolmente" verso l'imputato Il giudice Biotti: "Ho sete di giustizia", e accusa Lener d'aver voluto insabbiare il processo (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 5 novembre. In un'aula buia del tribunale di Firenze, per più volte, e non senza imbarazzo, sono stati pronunciati oggi i nomi dell'anarchico Giuseppe PinelL e del commissario di polizia Luigi Calabresi. Ancora una volta la giustizia si occupa indirettamente di loro. Sul banco degli imputati c'è un magistrato di Milano, un uomo di 71 anni, Carlo Biotti, che già stamane, gridando la propria innocenza, ha tentato di scrollarsi di dosso un'accusa grave: quella d. aver strumentalizzato, a Milano, un processo politico per far carriera, per non risultare «sgradito» a chi aveva in mano la pratica del suo avanzamento in Cassazione, «un giusto riconoscimento per un giudice alle soglie della pensione». «Grande accusatore», un noto e discusso avvocato milanese, Michele Lener. E' lui che, accusando il giudice Biotti, ha trascinato il magistrato che era presidente della prima sezione penale di Milano nell'aula di giustizia fiorentina, dove il processo si annuncia drammatico. E già oggi se n'è avuto un anticipo. Dipo una lunga attesa nei corridoi, Lener è stato chiamato per un attimo dal presidente, Pietro Cassano. Con tono pieno di rispetto e di ossequio, il penalista ha rovesciato sul tavolo del presidente una borsa in marocchino rosse, zeppa di cartelle cliniche: «Signor Presidente, mi voglia scusare — ha detto con voce dura —, in istruttoria si è insinuato che io faccia uso di psicofarmaci: ecco i documenti sul mio stato di salute, non sono un drogato». Poi, trascinandosi su un bastone dal pomo d'argento, Lener ha Ipsciato l'aula Emozioni E' stato questo l'unico intervento del penalista, che ha concluso la prima giornata di dibattimento: imputato e accusatore si troveranno a faccia a faccia venerdì, e in ruoli che non sono loro congeniali. Ma la guerra tra grande avvocato e grande magistrato, un tempo in ottimi rapporti ed amici, è aperta. Lo scontro si annuncia carico di emozioni. L'inimicizia ha la data del '70, ai tempi del processo Calabresi - Lotta continua. Nell'aula di Firenze si rifarà in questi giorni la storia oscura e carica di tensione di quegli anni, dalla morte di Pinelli a quella di Calabresi, dalle accuse di «Lotta continua» al commissario al processo contro Pio Baldelli, direttore in quel tempo del foglio extraparlamentare, che in una campagna aspra e martellante contro Calabresi sostenne allora che la fine dell'anarchico, all'indomani della strage di piazza Fontana, era stata provocata dal funzionario di pubblica sicurezza. Carlo Biotti, che per anni ha interrogato gli imputati in processi famosi e scottanti, quando alle 10 in punto si è seduto innanzi al collegio giù- dicante avrebbe voluto con-1 durre lui stesso il dibattimen-1 to «Debbo fare una premes- < sa», ha esordito. Subito il presidente ha interrotto: «Aspetti, vorrei farle io gualche domanda». «Sì. ma io premetterei...». «Un momento», ha ribattuto il giudice Cassano, spazientito. Biotti, rosso in viso voleva parlare. Il presidente, infine, lo ha lasciato faie. <t«E' triste, molto triste — ha detto — che dopo quasi cinquantanni di magistratura un giudice debba dichiarare: "Ho sete e fame di giustizia". Ma questo per me è un giorno felice, perché finalmente potrò dire e ripetere: "Ho sete e fame di giustizia"». Era visibilmente emozionato, ed il presidente, ripresa in pugno la situazione, lo ha fatto tacere. «Andiamo per ordine — ha detto severo —, procediamo con calma». Biotti, in tono remissivo, ha commentato: «Sì, sì, ha ragione». Non è questa la prima volta che accade ad un giudice di processare un altro giudice, ma il «caso Biotti» ha in sé qualcosa di inquietante, che già stamattina, nel ricostruire la vicenda, è emerso in tutta la sua drammaticità. La storia è stata ripresa dall'inizio, da! processo per diffamazione intentato da Calabresi contro «Lotta continua», che a quattro anni di distanza ancora non è giunto a sentenza. Carriera Il 26 marzo '71 il giudice Biotti — che, secondo l'accusa, sarebbe stato spinto da motivi di carriera a procrastinare la decisione dibattimentale — dispose una nuova perizia sul cadavere dell'anarchico Giuseppe Pinelli. I resti del ferroviere dovevano esse-1 re riesumati e gli esperti avrebbero dovuto pronunciar si una volta ancora sulle cau se della morte. Appena un mese più tardi, il difensore di Calabresi, Lener, presentava una istanza di ricusazione per Biotti: era lo scandalo. Il penalista rendeva pubblico che il magistrato aveva subito forti pressioni per concludere il' dibattimento in favore del direttore di «Lotta continua». «La cosa mi è stato rivelata in casa mìa da Biotti — scrisse allora Lener --. Eravamo amici da molti anni, in passato lo avevo aiutato, e quasi si è scusato con me perché il collegio giudicante è orientato favorevolmente nei confronti di Baldellì» Per Biotti — e oggi in aula lo ha confermato — la mossa d; Lener aveva un unico scopo: quello di provocare un'interruzione del dibattimento, perché fin dalle prime battute si era reso conto che l'andamento del processo non sarebbe stato favorevole al suo assistito. Il magistrato oggi non ha negato il colloquio in casa Lener, al quale, si presentò entrando dalla porta di servizio «per maggior discrezione», ma ha rilanciato l'accusa dicendo: «Lener, pur di insabbiare il processo, era disposto a tutto. Quanto a me, ero andato in casa sua perché ero stanco del suo atteggiamento nei miei confronti: era diventato insolente, rabbioso, maleducato. Volevo chiedergli una spiegazione». Per il pubblico ministero, Guttadauro, non ci sono dubbi: Biotti è colpevole, e la sua responsabilità non si ferma all'interesse privato in atti d'ufficio, ma si estende al reati, di aver rivelato segreti d'ufficio. Rimangono adesso due interrogativi che il processo dovrà sciogliere: perché Lener abbia aspettato la richiesta di nuova perizia sul cadavere di Pinelli per ricusare Biotti, e perché, in questo caso, con grande ingenuità il magistrato si sia lasciato andare a confidare a Lener circostanze che avrebbe dovuto tenere riservate: perché svelale proprio al patrono di parte civile che aveva in animo di assolvere Baldelli ed in pratica di sconfessare Calabresi? Il processo continua domani Francesco Santini a Firenze. II giudice Biotti ieri in tribunale (telef. Ansa)

Luoghi citati: Firenze, Milano