Soltanto 2 mesi orse) di vita per i 35 ospedali della Liguria di Filiberto Dani
Soltanto 2 mesi orse) di vita per i 35 ospedali della Liguria Sembra imminente il collasso per il forte indebitamento Soltanto 2 mesi orse) di vita per i 35 ospedali della Liguria Un deficit di 65 miliardi a fronte di crediti per 115 miliardi (le mutue non pagano) (Nostro servizio particolare) Genova, 4 novembre. . Gli ospedali liguri sono sull'orlo del collasso economico. Hanno debiti che superano i cento miliardi di lire, cui fanno da contrappeso 115 miliardi di crediti che non riescono a riscuotere. «Ormai viviamo alla giornata» dice l'ingegner Alberto Pongiglione, presidente dell'associazione ospedaliera ligure. La settimana scorsa, a Genova, c'è stata l'assemblea degli amministratori degli ospedali della regione, la discussione ha avuto toni incandescenti, qualcuno ha proposto le dimissioni in massa per protestare contro questo stato di cose. Il momento già carico di tensioni sociali, aggravato dalla crisi governativa, ha suggerito alla maggioranza dell'assemblea l'opportunità di non drammatizzare ulteriormente la situazione In Liguria ci sono 35 ospedali, affiancati da 19 inferme■ rie e da 35 case di cura private, i posti-letto sono, quasi 23 mila, le giornate di degenza ammontano, annualmente, a cinque milioni e mezzo. A Roma, quando parlano della Liguria, i funzionari del ministero deìla Sanità riassumono il loro giudizio in una battuta: «E* la- regione che in un solo tratto di 20 chilometri dispone di 21 ospedali». E' una battuta, certo,, ma non troppo. I posti-letto, in Liguria, sono 11,4 ogni mille abitanti; in Campania, per fare un confronto, il rapporto è di 3,8. «Il fatto è che molti amministratori vedono nell'aumento dei posti-letto una ragione di prestigio per i loro ospedali » annota polemicamente la professoressa Fernanda Pedemonte, socialista, assessore regionale alla Sanità. E i posti-letto, si sa, hanno un alto costo di gestione, una larga" percentuale di essi (è la condizione paradossale dei grandi ospedali di città) sono occupati dai «cronici» per i quali occorrerebbero invece ben più idonee strutture di assistenza sociale. La riforma sanitaria, che ha fra i suoi obiettivi quello d'un riordinamento dei servizi che consenta maggiori razionalità e economie, farà forse funzionare ciò che oggi non funziona più, ma intanto i problemi finanziari che affliggono le amministrazioni ospedaliere liguri (il discorso può essere allargato a tutte le altre regioni) diventano di giorno in giorno più angosciosi. «Fino ad oggi — dice l'ingegner Alberto Pongiglione — siamo riusciti a non far mancare stipendi e salari al nostro personale. Se continueremo a non pagare ì fornitori, potremo forse tirare avanti n e i o , o a a i o i e i e o i o i o e i — , i anche nei due prossimi mesi». La crisi ospedaliera ligure è provocata soprattutto dall'insolvenza degli enti mutualistici (i 115 miliardi di crediti sono quasi tutti verso di loro) che costringe gli amministratori a ricorrere alle banche; dice l'ingegner Alberto Pongiglione: «E' proprio questo ricorso massiccio alle banche che ci ha mandato sott'acqua. A fine giugno avevamo uno scoperto di 65 miliardi: sono centinaia e centinaia di milioni che se ne vanno, tutti gli anni, in interessi passivi ». Con i tempi grami che corrono, il denaro costa sempre di più e non è più a portata di mano. Adesso le tesorerie degli ospedali- liguri hanno detto chiaro e tondo agli amministratori di non essere più in grado di esaudire le loro richieste. «Non hanno tutti i torti — commenta il presidente dell'associazione — se si considera che c'era l'impegno di restituire alle loro casse un po' di soldi entro il mese di settembre». L'impegno era state preso dopo l'approvazione d'una legge (la numero 264 dell'8 luglio 1974) che autorizzava il ministero del Tesoro ad effettuare «operazioni di ricorso al mercato finanziario fino alla concorrenza d'un ricavo netto di 2700 miliardi di lire da utilizzare per l'estinzione dei crediti vantati dagli enti ospedalieri nei confronti degli enti mutualistici». Una prima «tranche» di 500 miliardi doveva appunto essere accreditata in settembre, invece l'operazione s'è risolta con un insuccesso. Le obbligazioni al 15 per cento emesse dalla Banca d'Italia sono state sottoscritte soltanto in piccola misura: chi dice per l'ammontare di 14 miliardi, chi di 28. Fatto è ch'è venuta a mancare la boccata d'ossigeno che avrebbe consentito agli enti ospedalieri di non agonizzare. Filiberto Dani
Persone citate: Alberto Pongiglione, Fatto, Fernanda Pedemonte
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