Gli allevatori non hanno terra e 6000 bovini muoiono di fame
Gli allevatori non hanno terra e 6000 bovini muoiono di fame A Godrano, la Regione non vuole cedere i terreni demaniali Gli allevatori non hanno terra e 6000 bovini muoiono di fame (Dal nostro corrispondente) Palermo, 2 novembre. Il braccio di ferro tra le centinaia di allevatori di Godrano (seimila bovini) e la Regione siciliana, non è ancora finito. A Palermo la Azienda forestale e l'Istituto sperimentale zootecnico si oppongono alla cessione di terreni demaniali — da loro gestiti — agli allevatori, che il mese scorso, dopo aver occupato il municipio del paesino a trenta chilometri da Palermo, non esitarono a « marciare » sui pascoli, ad essi inibiti. Intanto il bestiame rischia di morire d'inedia: dimagrisce a vista d'occhio. «Aspettaimo, di giorno in giorno, che la Regione perfezioni la cessione dei terreni — dice il sindaco di Godrano, Salvatore Bisagna, democristiane — il pro¬ blema non è stato ancora risolto ». Una settantina di ettari, gestiti finora dall'Azienda forestale, un ente che costa alla Regione quasi 3 miliardi l'anno, sono stati già cintati e saranno ceduti, quanto prima, agli allevatori godranesi. Fra questi, cinque sono stati denunciati per la manifestazione dei primi di ottobre. Le resistenze non accennano a diminuire, malgrado le assicurazioni, fornite all'assemblea siciliana, dall'assessore all'agricoltura Vincenzo Giummarra, democristiano, ex presidente della Regione; l'ultima riunione del Consiglio di amministrazione dell'Azienda forestale è « saltata » quando, all'ultimo momento, è mancato il numero legale. Una dura presa di posizione è venuta da Nicola Ravidà, presidente della cooperativa che raggruppa gli allevatori godranesi: « Non è concepibile — ha detto — che mentre il Paese ha tanto bisogno d'un effettivo rilancio degli allevamenti bovini e la carne costa sempre di più, una politica regionale miope e retriva costrìnga gli allevatori come quelli di Godrano, paese a spiccata vocazione zootecnica, a scendere in piazza per rivendicare i pascoli, tanto più che questi sono di proprietà demaniale ». « Non serve a niente — ha aggiunto Ravidà — stanziare miliardi per contributi e sussidi, per piani-carne e progetti speciali, quando il potere pubblico, in Sicilia, fa il "racket" dei pascoli». a. r.
Persone citate: Nicola Ravidà, Ravidà, Salvatore Bisagna, Vincenzo Giummarra
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