Sguardo agli Anni 50

Sguardo agli Anni 50 I modelli per la primavera Sguardo agli Anni 50 Nelle sfilate di Milano e Firenze si sono riviste le grandi gonne e i maglioncini sottili come li portava Joan Fontaine nei film dell'epoca - Da Ungaro a Scherrer arrivano interessanti novità Le donne che avevano ven-' Vanni alla fine della seconda guerra mondiale e si innamorarono del «new look» di Christian Dior, non solo non avevano troppi ricordi ma erano nel giusto nel non considerarlo un revival, bensì quasi un'invenzione. Anche a loro era accaduto di sfogliare l'album delle fotografie di vent'anni prima con la madre giovane vestitissima sia per la strada che per il mare: una moda da rìderci su. avevano infatti l'impressione che anche nella moda esistesse il progresso. Per le ragazze di oggi l'avvenire è meno interessante del passato, che non trovano per nulla ridicolo; anzi ne vedono la moda come una piacevole maschera per sfuggire ad un presente per tanti lati insopportabile. Sfogliano le belle riviste di oggi proprio come sfogliassero quelle dì tanti anni or sono e invece di gridare: «Ma guarda come si vestivano le nostre madri!» indossaiio camicioni degli Anni Cinquanta e altrettanto faranno la prossima primavera, se si schierano con un buon manipolo di creatori del prètà-porter. , La moda di primavera dunque tende ancora al gonfio, esagerandolo, alle tinte pallide, al bianco, ai colori del legno e del sughero, ai pastelli aciduli della frutta acerba e soprattutto alla gamma d'infinite variazioni del viola, dal lilla al glicine, dal mosto al melanzana. Il clima di ritorno agli Anni 50 è in Italia il più seguito: maniche importanti, gonne sempre lunghe, ampiezze fatte partire da piccoli sproni, enfasi nelle cinture a fascia, magari in elastico, sovrapposizioni di camiciotti espansi su pullover molli, camicette ed argentine blusanti; a Milano e a Firenze si sono riviste le grandi gonne' ed i maglioncini sottili come li portava Joan Fontaine in «Accadde a settembre», i grembiuìoni (Hermitt o Ken Scott! da cucina o da giardino, naturalmente a gonna intera e Vabito,,a trapezio è il preferito dalla moda pronta dei grandi sarti, con appena qualche eccezione. Meno spigliato del solito questo prèt-à-porter ipotizza una giovane signora abbiglia. ,i,a, che ha fliìf. ptffnfellini, o,tre quarti su abiti in seta fania. $ia, due pezzi son.ftbiscklunea o giacchetta "morbida, e meno tailleur, che restano tali spesso soltanto nella giacca da posare su gonna a pieghe in seta e relativa camicetta. C'è una fiducia nella donna-donna e insieme un'ispida, polemica (ma alla rovescia) corsa verso la restaurazione di romantiche ampiezze, gonne a pieghe e maniche a chimono e immense gonne-pantalone (Heinz Riva). La stessa che si ritrova nei creatori di Parigi, fermi alla tematica del volume (Kenzo) e nella boutique del Salóne alla Porte Versai! les, accusata, anche dalla stampa francese, di non aver osato di più nella novità reale della moda di primavera, Va bito a camicia. Una moda che manco a dirlo non è nuova al cento per cento se guarda con tanta tenerezza agli Anni Sessanta, ma ha il merito di sfrondare le ampiezze, restituendo, disegnandolo in trasparenza, un corpo alla donna della bella stagione. E' questo spartiacque dell'abito a camicia, a tubo, a sacco, che divide la moda pronta francese da quella di casa nostra. Da noi il passaggio dal camicione all'abito camicia si sostanzia di pochi nomi: gli abitini a tubo di Krìzia in maglia di seta color azzurro polvere o di Missoni in trascolorante jersey, le gonne diritte di Caumont, gli asciugati chemisier di Enrica Sanlorenzo. del resto presentati in alternativa al camiciariti. Soltanto Valentino ha disegnato un'intera collezione assottigliata, di belle proporzioni, svelta nelle gonne moderatamente svasate raggiunte da giacchini aderenti, da giacche morbide con il collo diritto, da camiciole leggere, sul corto golf etto di lana. A Parigi, al contrario, gli Anni Sessanta sono in testa: basterebbero le collezioni di Saint-Laurent. Ungaro e Givenchy a permetterci di affermare che la primavera del 1975 opporrà le ragazze in straordinarie ampiezze quasi clownesche, in sciolte imitazioni della giardiniera o della contadina sofisticata, alle pungenti, scattanti, e quanto accattivanti, ragazze in vestiti di sala appena enfiati sotto il carré esiguo, in chemisier a sacco la breve ampiezza trattenuta da inserti laterali, in altri abiti a vita lunga o con ben dosata varietà di sproni a raccoglierne il volume dominato. Poco importa se la moda di primavera, nella sua migliore accezione, non fa che ripercorrere il naturale passaggio già sperimentato dal '50 al '60; bisognerà dire che là restituisce in una rinnovata dimensione, in. stoffe di grande bellezza, spesso u■nendo stilemi del volume a qiSrnchtpmgacqtcu quelli della stringatezza, per immagini assai piacevoli. La gonna a nervature di Saint-Laurent, in cotone a fiorellini o unita in colori forti e nuovi, da unire ad una blusa che assottiglia il busto perché ha maniche gonfie e ricadenti, è inedita come i completi pantaloni con la casacca alla marinara, i blazer crociera, gli chemisier in toni freddi, agili, svasati solo oltre il fianco, con maniche enfatiche. Da Ungaro l'abito a camicia q lo chemisier con pieghe fitte nella gonna e modulato corpino, sono proposti con una facilità luminosa e sulle gonne diritte, leggere in tessuto fantasia, posano sottili giacche a uomo. Da Scherrer il ritorno al classico chemisier in gabardine, rinverdito dal colore pastello, va dì pari passo con l'abito camicia in lilla, con gli abiti diritti a fiori, le redingotes piccole come ì tailleur e i robemanteaux. In quanto a Givenchy ha dato la misura di se.stesso con l'abito a sacco, continuamente mutato nella sua struttura grazie a varietà di sproni e plastron, in un'omogenea tendenza ad un modo di vestire, graziosamente doZte. Lucia Sollazzo Un completo in maglia «La Rochclle » (Foto Marchiori)

Luoghi citati: Firenze, Italia, Milano, Parigi