Liu Sciao-ci sarebbe morto (non più solo politicamente)
Liu Sciao-ci sarebbe morto (non più solo politicamente) Lo afferma un giornale comunista di Hong Kong Liu Sciao-ci sarebbe morto (non più solo politicamente) Hong Kong, 1 novembre. Il giornale comunista di Hong Kong, «Ta Kung Pao», afferma oggi che l'ex presidente della Repubblica popolare cinese, Liu Sciao-ci, dimesso dalle sue funzioni durante la rivoluzione culturale, è deceduto. Questa è la prima volta che una fonte comunista conferma la morte di Liu Sciao-ci. Negli ultimi tre anni, era circolata con insistenza la voce che l'ex presidente era morto di cancro, ma tutti i tentativi dei corrispondenti stranieri a Pechino per ottenere conferma della notizia avevano avuto come risultato la stessa risposta ambigua, e cioè che Liu Sciao-ci era « politicamente morto ». (Ansa-Afp) Liu Sciao-ci è ancora, in Cina, un personaggio di cui si parla quasi in ogni istante della giornata. L'acredine, l'amarezza con cui i cinesi lo definiscono (« Kruscev cinese», «rinnegato », « traditore », « restauratore del capitalismo ») è pari soltanto alla violenza con cui è condannato un altro ex grande della Cina, il defunto maresciallo Lin Piao. Eppure, prima di assurgere al poco invidiabile rango di « simbolo negativo ». l'esponente di un'ipotesi di sviluppo che i cinesi identificano ora con i pericoli che insidiano la rivo- luzionc del loro Paese, Liu Sciao-ci era diventato uno degli uomini più potenti della Repubblica popolare cinese, dopo urta lunga carriera che si era identificata con le stesse origini del parlilo comunista cinese. Nato nel 1899 nella provincia dell'Hunan, Liu era entrato nel '21 nel partito comunista fondato in quell'anno. Dopo un breve periodo di formazione idcologico-organizzativa a Mosca, egli era rientrato in Cina occupandosi di organizzazione sindacale fra i minatori del nativo Hunan e fra i lavoratori di Shanghai. Nel '27, dopo che Ciang Kai-scek aveva rotto l'accordo con i comunisti, Liu era stato costretto ad entrare nella clandestinità. Mentre Mao Tse-tung dava vita in quel periodo alla guerriglia conladina, egli aveva continuato ad operare fra i lavoratori urbani, per poi rifugiarsi, nel '32, nella base rossa del Kiang-Si. dove Mao aveva crealo una Repubblica sovietica. Durante la resistenza antigiapponese C57-'45), Liu si era segnalato per la particolare abilità con cui era riuscito ad organizzare il partito sia nelle zone occupate dai giapppnesi sia al quartier generale a Ycnan, dove Mao lo aveva incaricato di guidare un « movimento di 1 rettifica » delle « tendenze erro- nee » nel partito. Liu, alla fine della guerra contro il Giappone, era già uno degli uomini più vicini a Mao Tse-tung. Dopo la fondazione della Rpe, Lin Sciao-ci era asceso rapidamente al secondo posto nella gerarchia del partito e nel '59 aveva sostituito Mao come presidente della Repubblica. In quel periodo nessuno sospettava che vi fossero attriti fra Mao c Liu, che era considerato l'erede apparente di Mao Tsetung e il suo più « vicino compagno d'armi ». Quando Mao aveva indicalo la necessità di lanciare il grande balzo in avanti e aveva creato le comuni popolari, Liu lo aveva sostenuto. Fra i due leaders (e fra le correnti da loro rappresentate) si andavano delineando però profondi contrasti. Consideralo a suo tempo « realista », Liu Sciao-ci invitava a prendere l'uomo così come è per sviluppare la produzione, la quale, soltanto, avrebbe permesso di trasformare a sua volta questo uomo. Bisognava quindi evilare la lotta di classe, le industrie dovevano essere dirette da un esperto e non da politici; in agricoltura Liu consigliava di accettare numerosi compromessi e di garantire alcune libertà « private ». In breve: egli riteneva necessario concludere una serie di compromessi, di accettare la realtà così come era, a quello stadio della rivoluzione, per salvare le sorti del socialismo. La rivoluzione culturale ('66'69) doveva segnare il fallimento di Liu in ciò che costituisce la principale qualità di un leader politico rivoluzionario: il mantenimento del potere. Nel '66 egli veniva retrocesso al settimo posto nel pcc, nel '67 diventava il « Kruscev della Cina », e nell'ottobre del '68 egli era espulso dal partito e da qualsiasi incarico. Da allora nulla si è saputo di Liu, della sua vita di ogni giorno. Dopo la caduta di Lin Piao numerosi suoi alleati, che la rivoluzione culturale aveva emarginato, sono ricomparsi sulla scena politica in posti di comando. Per un breve momento quest'anno si è pensalo che un'opera teatrale, rappresentata a Pechino, rivelasse una spinta verso la sua sia pur parziale riabilitazione; l'iniziativa e stata apparentemente stroncata, tuttavia il « liuismo », anche senza Liu Sciao-ci, è una corrente politica, una linea di tendenza con cui la Cina dovrà fare ancora i conti in avvenire. Giovanni Bressi
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