Nixon sta meglio Ford gli fa visita di Vittorio Zucconi

Nixon sta meglio Ford gli fa visita Torna la "volontà di vivere,,? Nixon sta meglio Ford gli fa visita iDal nostro corrispondente) ■ Washington, 1 novembre. Nixon migliora e Ford gli ha fatto visita: la vittima e il ■benéficiario di Watergate si sono ritrovati per pochi minuti nella stanza numero 108 del Memorial Hospital di Long Beach, Los Angeles. Non si vedevano da tre mesi, da quel 9 agosto quando si diedero il cambio al vertice del potere americano. Gesto di cortesia, di pietà, questo di Ford, °. insieme importante fatto terapeutico: mentre i segni biologici appaiono ora più confortanti (pressione, temperatura, polso, funzioni renali e intestinali) resta per Nixon l'incognita psicologica, il dubbio sulla sua volontà profonda di vivere. L'incontro con Ford può essere stato «la miglicr medicina che potessimo immaginare», ha detto il medico dell'ex presidente, confermando così la presenza di un profondo stato depressivo in Nixon. La visita di Ford (il Presidente era a Los Angeles per la campagna elettorale e solo 10 minuti di elicottero lo separavano dall'ospedale) è stata decisa dopo un lungo consulto fra i medici di Nixon e un altrettanto lungo consulto fra i consiglieri politici del Presidente in carica. I primi hanno valutato le condizioni del malato giudicandole ormai «stabili», ritenendo bloccata l'emorragia interna post-peritoneale e hanno concluso raccomandando l'incontro. Nel frattempo, gli assistenti di Ford hanno soppesato le possibili incognite politiche della visita, le reazioni del pubblico alla vigilia delle elezioni per il rinnovo delle Camere (5 novembre) e hanno concluso che un atto di carità cristiana non avrebbe potuto che giovare. Medicina, amicizia, cinismo politico: molti elementi sono entrati in questo incontro nella stanza 108, fra cui una misteriosa telefonata a Ford della moglie di Nixon, Pat. Dal punto di vista clinico, al quarto giorno dopo l'operazione (banalissima, se non vi fossero state" le complicazioni post-operatorie), il quadro delle condizioni di Nixon appare lievemente più confortante: il blocco intestinale, conseguenza dell'emorragia, è stato superato, l'emoglobina (il fattore che nel sangue assicura il ricambio dell'ossigeno) è tornata a livelli più vicini alla normalità dopo una brusca caduta ieri, la temperatura è intorno ai 37 gradi e mezzo, la pressione normale a circa 140. La scorsa notte, Nixon è stato sottoposto a una nuova trasfusione, mezzo li- tro di sangue, ciò che porta a due litri il totale trasfuso dal- ] la crisi di martedì e dà una misura della gravità dell'e- ' morragia. Ma, con tutto ciò, l'ex Presidente resta tra i ma¬ lati nella «criticai list», cioè in pericolo di vita. Egli è fra l'incudine di nuove emorragie e il martello di nuovi emboli, dal momento che la terapia anti-coagulante per la sua tromboflebite non è stata ancora ripresa. Ma, forse, il segno più positivo è la ripresa deila volontà di vivere, innescata dalla visita di Ford. L'ipotesi del «suicidio inconscio» era stata respinta con veemenza da Ronald Ziegler, l'ex capo dei servizi di stampa della Casa Bianca rimasto al fianco di colui che egli ancora chiama «il presidente Nixon». «Egli dimostra una ferma volontà di vivere», ha detto Ziegler ai giornalisti, gli occhi arrossati dalla stanchezza e dalla commozione, rivelando finalmente una carica umana che la stampa di Washington non gli conosceva. Ma i medici sono assai più cauti: il timore che 10 scandalo Watergate, la sconfitta, abbiano rimosso qualche cosa di insostituibile nel profondo della personalità di Nixon resta elevato e non pochi ammettono che il paziente può essere, a soli 62 anni, un uomo finito. Questa, al di là delle considerazioni (e delle strumentalizzazioni) politiche, è la ragione di fondo che ha indotto Ford a muovere dal suo albergo, in elicottero, per il Memoria! Hospital, nella tarda mattinata californiana. Le ultime perplessità del Presidente sono state cancellate da una telefonata personale fra lui e Pat Nixon, che lo ha chiamato da una saletta riservata dell'ospedale. Ford non ha rivelato neppure ai suoi collaboratori più stretti il motivo della telefonata, ma, subito dopo averla ricevuta, egli ha comunicato la sua decisione di visitare Nixon. L'incontro è stato brevissimo, più breve del previsto: solo 8 minuti. «Mi pare si stia riprendendo — ha detto il Presidente alla folla di curiosi che lo attendeva all'uscita — e si è mostrato molto attento. Abbiamo avuto anche una breve conversazione». Poco prima che il Presidente entrasse nella stanza di Nixon, da Washington aveva chiamato Betty Ford, la first lady, chiedendo al marito di informare Nixon che «tutta la fa miglia Ford prega per la sua salute». «Certo — ha aggiunto 11 Presidente — si vede che è proprio un uomo molto, molto malato». Commento tanto ovvio da apparire quasi so- spetto: forse che egli doveva vederlo di persona per creder lo? Quando a Ford è stato chiesto di che avesse parlato con Nixon, il Presidente ha rispo sto di aver discusso dei suoi programmi di politica estera, dei prossimi viaggi in Giappone, Corea e Unione Sovietica, per il vertice con Breznev. «Nixon ha voluto sapere anche come sta andando il viaggio di Kissinger e l'ho brevemente messo al corrente». Così, tra la vita e la morte, l'ex Presidente sembra rimanere aggrappato a problemi che furono la sua ragion d'essere e di far politica, ma che si direbbero lontanissimi dalla psicologia di un malato grave. Questa è la misura della sua ossessione, dunque dell'incapacità di adattarsi alla nuova realtà provocata dalle dimissioni. E forse qui sta proprio il meccanismo che ha mosso e muove i processi morbosi. Vittorio Zucconi

Luoghi citati: Corea, Giappone, Los Angeles, Unione Sovietica, Washington