Bonn: «nessun contatto» con i neofascisti italiani di Tito Sansa

Bonn: «nessun contatto» con i neofascisti italiani Lo dice il ministero della Difesa tedesco Bonn: «nessun contatto» con i neofascisti italiani (Dal nostro corrispondente) Bonn, 31 ottobre. Il ministero della Difesa di Bonn ha smentito seccamente quelle che definisce « fantasie giornalistiche » secondo le quali i fascisti italiani Guido Giannettini e Pino Rauti avrebbero frequentato nel settembre 1969 un corso speciale presso la scuola di difesa psicologica dell'esercito tedesco a Euskirchen, nei pressi di Bonn. « A Euskirchen — mi ha detto il portavoce militare del ministero, colonnello Peter Kommer — i due non hanno mai messo piede ». La verità è che nell'autunno del 1969, per il tramite dell'addetto militare dell'ambasciata di Germania a Roma, il ministero della Difesa di Bonn organizzò un « viaggio d'informazione» per un gruppo di giornalisti italiani di diversi giornali o riviste: « uno dei tanti viaggi di giornalisti stranieri che avvengono regolarmente, proprio in quei giorni c'era anche un gruppo danese e uno norvegese — dice il portavoce — noi li riceviamo a scatola chiusa ». Del gruppo facevano parte, come « promotore » del viaggio, Gino Ragno, redattore del settimanale Lo Specchio e della Nuova Sardegna (poi eletto deputato del msi), Guido Giannettini, redattore della pubblicazione del ministero della Difesa italiano Rivista Militare, il fascista Pino Rauti, inviato del quotidiano romano II Tempo, l'esperto militare del Corriere della Sera Armando Silvestri, il direttore della Gazzetta di Parma Baldassarre Molossi, Massimo Zamorani del Secolo XIX di Genova, Gianfranco Zanfrognini del Resto del Carlino, Benedetto Papi della rivista Interarma, Carlo Fortunato della rivista Alata. Prelevati a Roma dal tenente colonnello Wolff, il 20 ottobre i nove giornalisti italiani volarono ad Amburgo, dove visitarono la scuola ufficiali dell'esercito, il 21 passarono a Lubecca, ospiti delle guardie di frontiera, il 22 visitarono a Munster (presso Hannover) la scuola di combattimento, il 23 erano a Bonn e con un autobus furono portati a Coblenza per visitare la scuola militare (tra le 10 e le 15, con un'interruzione di circa due ore per una colazione), in serata a Bonn parteciparono a una discussione sulla situazione mi¬ litare della Germania Federale, il 24 volarono a Monaco, dove visitarono la fabbrica Krauss-Maffei, dove fu mostrato loro il carro armato Leopard, al quale l'esercito italiano era interessato, e che non era per nulla « segreto ». Assistettero a una dimostrazione delle qualità tecniche del panzer (passaggi di corsi d'acqua, salite e discese da ripidi pendii, prove di velocità e di maneggevolezza). Qui, su iniziativa della fabbrica, fu scattata la foto-ricordo di Giannettini e altri due giornalisti sul Leopard, sulla base della quale i neofascisti asseriscono ora di avere partecipato a un corso militare in Germania. « A dimostrare che la foto è stata scattata nella fabbrica sta l'uomo a sinistra, il quale indossa un casco di sicurezza — dice il colonnello Kommer —; i militari indossano un berretto da carrista ». « Questa è la pura verità — dice il portavoce del ministero —, noi non abbiamo nulla da nascondere. Contatti tra l'esercito tedesco e i neofascisti italiani non ne sono mai esistiti ». Il portavoce dice d'ignorare se sia vero — come ha scrìtto stamane la « Frankfurter Rundschau » — che l'esponente più importante della associazione presieduta da Ragno sarebbe il capo dei cristiano sociali bavaresi Franz Josef Strauss. Il portavoce personale dell'uomo politico di Monaco non ha confermato la notizia, ma non l'ha neppure smentita. Per cui il sospetto rimane. Tito Sansa