Nell'inedito quotidiano di Enzo Forcella

Nell'inedito quotidiano Nell'inedito quotidiano Enzo Forcella: « Celebrazione di un trentennio », Ed. Mondadori, pag. 198, lire 2800. Articolato in tre parti distinte, il libro di Forcella potrebbe sembrare una raccolta di saggi brevi di varia ispirazione, generalmente autobiografica e memorialistica, o rielaborativa di giudizi politici e culturali, frutto di ripensamenti e approfondimenti. E' invece un unicum di perfetta struttura, tenuto con rigore sul filo di una logica ineccepibile: è il libro di un osservatore che per motivi indipendenti dalla sua volontà si è trovato in questi ultimissimi anni ad essere « esonerato » dal compito di redigere articoli giorno per giorno, quale era stato il suo mestiere per un trentennio. Egli quindi ripensa, non solamente sul mestiere interrotto come farebbe chi si volesse reimmergere nelle attività di ieri, ma essenzialmente sul modo di vedere le cose della propria vita e del mon¬ do esterno a seconda che la professione giornalistica co """ ~ stringa ad esprimersi quotidianamente entro scadenze orarie — e psicologiche — determinate; ovvero che la libertà del distacco permetta un tipo di meditazione differente e la possibilità di creare e crearsi immagini geniali. Per un giornalista che sia temporaneamente in quiescenza, è questa una condizione fortunata. Un giornalista che sia tale — è appunto il caso di Forcella — ha la possibilità di osservare, pesare e commentare i casi della vita di tutti gli uomini; non c'è un mestiere così completo, fuori del nostro. Ma gli strumenti che adope- riamo sono peraltro costrittivi e riduttivi: non tanto per il fatto della maggiore o minore libertà di stampa, un eventuale ostacolo che Forcella ha egregiamente saputo ignorare o superare durante tutto il corso della sua carriera, quanto piuttosto per la condizione del nostro lavoro la quale è deformante in se stessa. Una volta libero, una volta a casa, è proprio allora che il giornalista è in grado di fornire il meglio di sé. Ne dà la prova Forcella, che i classificatori superficiali hanno troppo spesso considerato un semplice analista politico, o nel più pretestuoso dei casi un politologo. Forcella è invece, innanzitutto, uno scrittore vero,, ad un tempo capace di emozioni e di ironie, che si esprime in un'elegantissima prosa dalla quale appena traluce la cultura di cui pure è infarcito: ma che appunto appena traluce, senza insidiare l'efficacia della comunicazione diretta. Pagine di stampo fitzgeraldiano che sembrano di mera cronaca — come il ricordo infantile della mostra della rivoluzione fascista, o come la matura osservazione critica dell'inaugurazione del monumento di De Gasperi a Trento — sono in realtà indicative di fenomeni culturali profondi, quelli che solo uno scrittore può denunciare e rappresentare. Lo stesso è per i ricordi della sua guerra in Balcania, delle sue esperienze nel giornalismo universitario di allora, dei suoi approcci con la Resistenza. La regola di Forcella è una assoluta sincerità, che giornalisticamente è una condizione morale di gran lunga superiore alla tanto invocata cosiddetta obbiettività di giudizio o completezza di informazione. Gliene deriva una tranquillità di coscienza, ed essa ingenera nel lettore una altrettanto piena fiducia in un autore nel quale infine si può credere, tanto il suo libro appare disinteressato. Sono preziosi, anche da un punto di vista storiografico, i contributi alla conoscenza della personalità di Gramsci; e possono apparire severissime le sue valutazioni sul De Gasperi degli anni bui della collusione clerico - fascista: ma gli uni e le altre sono magistrali, sì da farci rimpiangere che non sia stato un Forcella a dare, per esempio, un ritratto-giudizio di Togliatti. E' questo il primo libro che Forcella ha scritto, ciò che è un altro motivo di rimpianto per quanto delle sue esperienze e conoscenze egli aveva fino ad ora mancato di fornire: ma nella sua candida onestà Forcella spiega che senza il distacco dal mestiere quotidiano, pur nobilmente esercitato nel corso di trent'anni, mai avrebbe potuto ripensare con tanta serenità critica alle possibili testimonianze della sua generazione, né ad alcuni esemplari del comportamento politico. Gli ci voleva la condizione che adesso sta sperimentando suo malgrado: quella dell'« Inedito quotidiano » che non gli consente di scrivere ma che lo induce a meditare e a ripensare. Vittorio Gorresio