SETTORE: I COSMETICI

SETTORE: I COSMETICI SETTORE: I COSMETICI La bellezza rende Se c'è un'industria fortunata è certamente quella dei cosmetici. Una crescila che s'aggira, per l'Europa del Mercato Comune, intorno al 10 per cento l'anno (anche con la fluttuazione delle monete), può soddisfare i più esigenti. E non c'è alcuna ragione obiettiva — salvo un cataclisma d'origine militare o economico — per pensare che il ritmo accenni a rallentare: l'igiene ha fallo, fortunatamente, enormi progressi, anche se con mezzi più costosi dell'acqua pura, del sapone e della spazzola: e lutto, nell'evoluzione della nostra società, incila a fare della giovinezza e della bellezza le prime condizioni della felicità. Che cosa imporla se l'urta o l'altra sono più apparènti che reali e se sono ottenute artificialmente? La clientela potenziale dei fabbricanti di prodotti igienici e di bellezza è dunque vasta quanto la popolazione, poiché si creano lince di prodotti per ogni età, dal lattante all'adulto (non esistono più vecchi per la cosmetologia!). Anche gli uomini hanno scoperto, con entusiasmo, prodotti di bellezza « virili », e i dopobarba, i deodoranti, le lacche e creme dai nomi « muscolosi » si sono aggiunti, negli armadietti delle toilettes familiari, all'arsenale tradizionale e sofisticato del fascino femminile. La « novità » vi regna incontrastata, anche se spesso le sue caratteristiche essenziali sono l'imballaggio e il prezzo rincarato. Industria tanto più fortunata, in quanto finora nessuna legislazione costrittiva, come ne esistono dovunque per i prodotti alimentari o farmaceutici, viene a complicare il lavoro dei produttori. Questo cielo sereno sta tuttavia rannuvolandosi, almeno per quanto riguarda la legislazione. Le esigenze dei consumatori divengono sempre più numerose e precise. Un'inchiesta svolta di recente in Italia, ha rivelato che le dive del cinema e le donne ricche ed eleganti hanno perduto molto della loro efficacia quali argomenti pubblicitari e che le italiane sempre più si rivolgono al medico o al farmacista per verificare la qualità d'un prodotto. L'inquietudine latente che ispirano centinaia di prodotti chimici misteriosi (conservanti, coloranti...) entrati furtivamente negli articoli di grande consumo, è fondamentale in questa evoluzione. In Francia la morte di oltre quaranta bambini nel 72 a causa d'un talco (il talco Morhangc), cui era stato aggiunto accidentalmente esaclorofene — potente battericida, ma dannoso veleno molto utilizzato nei prodotti d'igiene — fece, sugli specialisti e sull'opinione pubblica, l'effetto d'un fulmine a ciel sereno. Quest'episodio non provocò in Francia, e neppure nei Paesi vicini, l'adozione di legislazioni specifiche. Tuttavia, sono ora in corso di elaborazione, cosa che durerà senza dubbio assai a lungo. I problemi sollevati dai cosmetici sono Josée Doyére Le Monde dunque molti e spinosi. Nella fabbricazione, innanzitutto. In campo alimentare, nessun fabbricante può aggiungere a un preparato una sostanza qualunque, se essa non figura in una lista di prodotti autorizzati: è una lista « positiva » che conviene rispettare. I consumatori europei reclamano l'adozione d'una procedura simile per i prodotti d'igiene c di bellezza. Questo perché per l'iscrizione d'una nuova sostanza nella lista sono necessarie serie e prolungate inchieste sulla sua innocuità. Gl'industriali restano per l'istituzione di liste « negative »: in questo caso, è autorizzato l'impiego d'ogni sostanza che non figuri nell'elenco. E' quest'ultima soluzione che ha adottato in un primo tempo tanto la Commissione della Cce nel suo progetto di regolamento, quanto il governo italiano nel suo progetto di legge. Il ministero francese della Sanità spera che il progetto di legge in preparazione instauri il sistema delle liste « positive » almeno per i « conser¬ redditizi. Al consumatore, il cui reddito medio oscilla intorno ai duecento dollari mensili, un chi'ogrammo di carne costa oggi un paio di dollari. Non è poco, anche se assai meno di quanto lo paga il consumatore europeo. Si riducono i fuochi dell'abbondanza. Coperta da un'opaca nebulosa, la costellazione dcll'« asado » appare confusa nei contorni e rende difficile la navigazione al nocchiere pcronisla che regge la barra dell'economia argentina. II ministro dell'Economia, José Gelbard, accusa: « // problema dei rifornimenti si è affrontato recentemente, quando minuscoli settori impresari hanno perduto coscienza degli impegni assunti con il governo. Siamo convinti che buona parte dei problemi di mercato sono cominciati come congiure e provocazioni di questi pigmei ». Tuttavia, l'inllazione è stata ridotta dall'80 al 25 per cento, la disoccupazione dal 6,1 al 4,2. Le riserve monetarie hanno superato i 2 mila milioni di dollari. Nei primi sei mesi dell'anno in corso il prodotto lordo interno è cresciuto del 6,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La diversificazione dei mercati di esportazione, con l'apertura verso i Paesi dell'Est europeo, dovrebbe risolvere i problemi delle vendite all'estero. Se il nodo gordiano dello sviluppo totale lega all'agricoltura le sorti ultime del Paese, è l'industria che oggi ne rappresenta il fattore più dinamico. Come accade ininterrottamente da molti anni, la produzione in questo settore cresce, dopo l'irrequieto andamento degli indici di consumo sul mercato interno. Fenomeno funesto per numerose piccole imprese. Il collocamento della produzione per quanti sono esclusi dai grandi circuiti commerciali è un ostacolo insuperabile. 11 moto di fiducia generalo dal ritorno peronista, la relativa stabilità monetaria, hanno però favorito negli ultimi dodici mesi l'incremento dei consumi. Una parentesi rosa su un orizzonte denso di nubi. Le fabbriche non riescono ad assorbire i nuovi immigrati, che premono sui centri industriali dalle frontiere interne ed esterne della povertà. Il bracciante boliviano, l'artigiano italiano della provincia, il commerciante siriolibanese senza fortuna, la babele della urbanizzazione ininterrotta, rendono asfissianti le infrastrutture delle città già in crisi. L'Argentina è un animale macrocefalo, il corpo enorme semivuoto e la testa ipertrofica. Oltre un terzo degli abitanti vivono nella capitale, quasi altrettanti sono distribuiti in una mezza dozzina di centri dell'interno. Come un occhio che ingrandisce, deforma, adunghia certi aspetti della società argentina giungendo a renderli ossessivi, Buenos Aires osserva i propri mali avvolta in una fredda estraneità che è uno dei caratteri del suo cosmopolitismo piccolo borghese. Centocinquantamila vani vuoti in tutta la città sono il fronte di guerra dei proprietari immobiliari, schierali contro il blocco dei filli. 1 nuovi locatari, non protetti dalla legge, sono costretti a pagare cifre mensili pari o maggiori di quelle che verrebbero loro chieste a New York o a Parigi. Resistono e prolificano, quindi, gli agglomerati di baracche che penetrano nella capitale fino ai quartieri centrali. Nel 1955 ospitavano 80 mila persone. Oggi gli abitanti sono oltre un milione. Sono le « villas miserias ». il triste folclore della miseria « portena ». Qui l'eco della conflittualità sociale suona più cupo. Qui i falò dell'» asado » sono languidi lucignoli.

Persone citate: José Gelbard

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Europa, Francia, Italia, New York, Parigi