Mercanti abusivi, aste irregolari di Emio Donaggio

Mercanti abusivi, aste irregolari Mercanti abusivi, aste irregolari La situazione dà l'idea di un grande disordine. Bertasso: « Esatto. Noi abbiamo creato' l'Apgam per dare un minimo di dignità al mercato dell'arte. In/atti qualsiasi categoria, lui una specie di albo o di associazione che controlla e tutela i proprii consociati. E' difficilissimo vendere stoffe, giornali, pomodori, se uno non ha lu licenza commerciale. Invece chi commercia in cose di grande valore, non ha bisogno di nulla. E' pura follia, perché noi non siamo qui a tutelare solo i miliardari o i grandi collezionisti, ma soprattutto il pubblico dei piccoli risparmiatori, quelli che si comprano una litografia, un'acquaforte da 100 mila lire, e che devono avere la certezza di impiegare bene i loro soldi. I truffatori « Ebbene, noi che abbiamo una funzione così delicata, non abbiamo nessune! tutela contro gli abusivi. Chiunque esca dalle patrie galere, dopo essere slato magari condannato per truffa continuata, e chieda una licenza di pubblica sicurezza, la ottiene e si mette a fare il mercante. Anche se quel foglio non serve a nullu, e abbiamo già vinto Ire cause clic lo dimostrano. Impunemente costui incile su una galleria, imbroglia, vende quadri lalsi, quadri rubati, danneggia il mercato, poi chiude e se ne va a riaprire in un'altra città ». A questo punto però, può intervenire la vostra associazione. Russo: « Potrebbe, ma in renila le autorità ci ignorano. Il 5 dicembre del '72 abbiamo lutto una specie di censimento delle gallerie, o sedicenti gallerie, in Piemonte. Abbiamo scrino alle camere di commercio dì Torino, Alessandria. Asti, Vercelli. Cuneo e Aosta per sapere (inaliti esercenti risultavano. Hanno ri¬ sposto solo Asti e Vercelli. Cuneo ha risposto speciosamente, chiedendo a noi dati anagrafici e indirizzi dei presunti mercanti in modo che poi loro avrebbero controllato. La camera di commercio di l'orino non ha risposto. «Sempre nell'ambito di questa operazione, il 7 febbraio del 73 abbiamo inviato una lettera a tulle le Questure del Piemonte, quusi diffidandole dui „concedere la licenza e spiegando il perché. Ci ha risposto solo la Questura di Novara che non solo ci ha assicuralo che in avvenire non avrebbe più rilasciato le licenze, ma ci ha ringraziato mollo per la segnalazione. Gli altri sono rimasti zitti ». Bertasso: ■■< Un alto funzionario, al telefono, ini disse come se scherzasse: guardi che la legge u Torino la laccio io ». Russo: « L'unica autorità clic può concedere licenze, è il sindaco. Ha potere sovrano e può anche revocarle o dare midle fino a venti milioni. Ma è difficile che se ne occupi. Succede così che, a Torino, siano in attività almeno 125 gallerie: gli iscritti allu nostra associazione sono unii trentine, almeno cinquanta sono galleristi abusivi ». Bertasso: « Poi ci sono ovviamente i mercanti d'arie regolarmente autorizzali che però non lamio parte dell'associazione. Secessionisti perché vedono il nostro problema da altri punti di visiti. « Oltre agli abusivi, abbiamo poi la piaga dei venditori ambulami che sono una decina. Vendono di tutto, senza scrupoli. Nella migliore delle ipotesi, vanno in giro dicendo: il nostro prezzo ti minore, perchè noi r.on abbiamo le spese di galleria. Poi ci sono i professionisti: medici, dentisti, avvocati, commercialisti, che vendono quadri come seconda professione. Spesso hanno un giro d'affari superiore a lineilo di qualsiasi galleria. Lo scerso anno ne abbiamo tenuto d'occhio uno: in due mesi ha guadagnato poco meno di 550 milioni. « E ancora la piaga delle aste. Sono quasi lune irregolari, nessuna e mai munita dell'autorizzazione della camera di commercio che è espressamente richiesta. E battono lalsi acquisii. E' successo Ire giorni la: un Campigli e sialo falsamente venduto per 12 milioni, solo per dimostrare die i prezzi erano bassi. Valeva 25 milioni. Che figura ci fa il mercante, quando si sente rinfacciare un simile divario di prezzo che. ripelo, è sobillilo uno specchietto per le allodole? ». Ma l'associazione non può intervenire? Bertasso: « No. non abbiamo nessuna veste giuridica. Possiamo cacciare uno dall'associazione e tinello si mene a rìdere. Ecco perché, in sede nazionale, ci battiamo per l'albo professionale. Ce t'hanno i camionisti, possiamo averlo noi. Però, stranamente, non situilo riusciti ad ottenere un colloquio con il ministro del Commercio. Quando vado ad una riunione della Cee. a Bruxelles, sento il collegi! francese che dice: ne ho parlato col ministro: quello tedesco che si tippeliti continuamente al suo deputato e io sto zitto: non mi dà rena neppure un assessore. L'Eldorado « Noi non abbiamo le strutture per creare un mercato, una fonie di vallila pregiala. Purtroppo per cini/ue o sei operatori suiti, ce ite sono cinquanta disonesti che come la gramigna, soffocano il grano. E le poche iniziative vengono osteggiate ». La salute dell'arie, segnatamente quella torinese, è dunque pessima. Bertasso: «Senz'altro. Pino a tre unni fa si parlava all'estero di Torino come di un centro vivis¬ simo. Inglesi, francesi e belgi consideravano la città come l'Eldorado dell'arie. E questo perché da catalizzatore fungeva la Galleria civica d'arte moderna che funzionava bene e luceva mostre straordinarie. Sotto questa spìnta, lineile molle gallerie si impegnarono a lare delle mostre importanti. Rendevano nulla rispetto a quelle commerciali, ma davano un lustro che alla lunga sarebbe risullalo rimunerativo. Eni uno s/orzo enorme, ma comune. Poi la Galleria civica si è inaridita e i gallerisli non hanno più potuto tenere il passo ». Si dice che ci furono proposte per mantenere quella fama conquistala, ma che finirono frustrale nella lolla politica o dall'incompetenza. E' vero che una mostra della collezione di Peggy Gùggcnhcim proposta dalla commissione, fu respinta in giunta? Bertasso: « Sì, mi pare che un assessore esclamò scandalizzato che uno sconcio simile, chissà perché poi. non poteva essere tolleralo. « Cerio non si può continuare così, anche perché i rimedi sono a portata di mano. Possiamo ancora aspettare che sia varata una legge che ci tuteli, e c'è già un progetto, rifà si può subito nominare un direttore della Galleria civica d'arte moderna che sia dinamico, giovane, aperto, non influenzabile da fattori politici. Un tecnico onesto e conipetente, insomma. E poi nominiamo pure tutte le commissioni politiche necessarie, ma affianchiamo loro un organo consultivo che evili gli sprechi, i congelamenti di fondi, i ristagni. Amministrando bene i soldi a disposizione, si può lare molto. L'arte è un bene comune troppo prezioso. Una città culturalmente viva, è viva: una eiltà culturalmenle morta, è una città moria in tutti i sensi ». Emio Donaggio

Persone citate: Campigli, Mercanti, Peggy Gùggcnhcim