Stamane gl'interrogatori dei neofascisti arrestati di Fabrizio Carbone

Stamane gl'interrogatori dei neofascisti arrestati Roma - Ancora nell'ombra il vertice delle trame nere Stamane gl'interrogatori dei neofascisti arrestati I magistrati sperano di poter risalire a personaggi di maggior spicco - Un traditore in alto Torino - Le indagini per un attentato radioattiva (Nostro servizio particolare) Roma, 13 ottobre. Domani cominciano gli interrogatori degli otto arrestati per il tentativo di «golpe» ideato da Junio Valerio Borghese. Sono quasi tutti in carceri diverse, dislocati tra Roma, Viterbo, Rieti, Frosinone. Uno di loro, Giacomo Micalizio, è a Torino, arrestato su ordine del giudice Luciano Violante. L'inchiesta sul tentativo fascista di insorgere contro lo Stato democratico (notte tra il 7 e l'8 dicembre '70) si inizia ora, con quasi quattro anni di ritardo: gli ideatori rischiano l'ergastolo; i partecipanti una pena massima di 15 anni. Dodici persone sono sfuggite all'arresto. A parte Stefano Delle Chiaie, di «Avanguardia nazionale», già latitante dai primi mesi del '70 (ricercato anche dai giudici milanesi), le personalità di spicco che sono riuscite a eclissarsi sono il generale a riposo Giuseppe Casero, già sottocapo di stato maggiore dell'Aeronautica, Dante Ciabatti (di cui si parla come «l'erede spirituale» di Borghese) e Bruno Stefano, riparato in Spagna quando si sospettava che fosse uno dei killers del commissario Luigi Calabresi. Manca anche Remo Orlandini, il costruttore romano presidente del «Fronte nazionale», uno degli uominichiave dell'inchiesta. C'è un nastro con una sua confessione. Due ufficiali del Sid dicono di averlo avuto personalmente dall'Orlandini. Ma ora che il nastro è finito sul tavolo dei giudici il suo difensore, Rinaldo Taddei, ha fatto sapere che Orlandini (fino a ieri al sicuro in Svizzera e dopo l'espulsione decretata dalle autorità elvetiche riparato in qualche altra località) smentisce tutto. E dal momento che non c'è conferma da parte dell'interessato il nastro, per legge, perde gran parte del suo valore: potrà essere esaminato solo come una dichiarazione «extragiudiziale». Ed è questo il primo intoppo dell'inchiesta. Orlandini, sentito dal pubblico ministero Vitalone negli anni passati, aveva già negato tutto: «Io non ho nulla a che vedere con questa storia del complotto —- aveva detto —. Conoscevo il principe Borghese, ma non si può parlare di un'amicizia vera e propria». Negò anche che il «fronte nazionale» avesse organizzato, la notte del 7 dicembre, una manifestazione e disse di non ricordarsi che cosa avesse fatto quella famosa sera. Come mai allora il costrut- Fabrizio Carbone (Continua a pagina 2 in prima colonna)

Luoghi citati: Frosinone, Rieti, Roma, Spagna, Svizzera, Torino, Viterbo