Porla il bimbo che si offrì in ostaggio ai banditi che volevano rapire la sorella
Porla il bimbo che si offrì in ostaggio ai banditi che volevano rapire la sorella Liberato dopo 15 giorni il ragazzo di Cosenza Porla il bimbo che si offrì in ostaggio ai banditi che volevano rapire la sorella Il padre, facoltoso possidente, avrebbe pagato un riscatto di 300 milioni - Alcuni fermi (Dal nostro corrispondente) Cosenza, 6 ottobre. Francesco Cribari, 10 anni, che la sera del 20 settembre si offrì come ostaggio ai banditi che volevano rapire la sua sorella, è tornato a casa all'una e mezzo di stanotte. E' stato liberato a 25 chilometri da Cosenza, sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria. I rapitori verso mezzanotte hanno telefonato allo zio, l'avvocato Luigi Cribari: «Venire a prendervi Francesco, è vicino allo svincolo di Artilia». L'avvocato Cribari si è recato nel luogo indicato, con la madre del ragazzo ed un amico di famiglia: Francesco era lì in attesa, infreddolito, dietro un cespuglio. La mamma ha subito chiesto a Francesco: « Come ti hanno trattato? ». «Benissimo — ha risposto il ragazzo —, anzi, appena parlo con i giornalisti voglio mandare un saluto ai rapitori, me lo hanno chiesto, e poi sono stati molto gentili con me». Il bimbo non era scosso dalla brutta avventura, durata 15 giorni. «Mi hanno tenuto sempre chiuso in una stanza — ha raccontato appena arrivato nella sua abitazione cosentina di via Roma, dove il padre Leonardo Cribari, presidente dell'Ente di sviluppo agricolo calabrese, e gli amici lo hanno a lungo festeggiato —. Ho avuto sempre da mangiare, tonno, carne in scatola e succhi di frutta; ho anche giocato a carte con uno di loro, vincendolo spesso a scopa». Qualcuno gli ha fatto notare che era anche ingrassato. «Sono proprio stato bene — ha detto —, ho dormito a lungo e non ho mai avuto paura, l'altro ieri mi hanno avvertito che sarei stato liberato ». Francesco ha detto anche di aver visto i banditi col viso scoperto. Uno degli amici di famiglia, l'avvocato Ernesto D'Ippolito, che assieme allo zio del ragazzo ha probabilmente condotto la trattativa con i malviventi, ha cercato di sottrarlo alle domande dei giornalisti. «I bambini ad una certa ora vanno a letto». Il rilascio di Francesco Cribari era atteso da un momento all'altro. N3i giorni scorsi i genitori avevano chiesto il silenzio dei giornali in quanto le trattative con i banditi si erano bruscamente bloccate. Successivamente, i malviventi ^tonno telefonato a casa Cri!. ' ,,„,,„ „,,„ bari, hanno detto che non avrebbero rinunciato ad ìina lira del miliardo preteso. La liberazione del ragazzo però è costata a quanto sembra 300 milioni di lire. Il padre sarebbe riuscito a dimostrare ai banditi di non possedere l'ingente somma che avevano richiesto e alta fine essi si sono accontentati. Naturalmente, i Cribari negano di aver pagato il riscatto. Sembra che il dottor Leo- nardo Cribari abbia mandato ai banditi 200 milioni in un primo momento, poi ha dato il resto. Stamane il questore di Cosenza, dottor Eugenio Puma, ha annunciato ai giornalisti che all'alba sono stati fermati due pregiudicati che si trovavano come soggiornanti obbligati a S. Giovanni in Fiore, il paese Silano a quìndici chilometri dalla villa dei Cribari, dove il ragazzo fu rapito. Sono: Giuseppe Malora e Giorgio Caridà, entrambi di Reggio Calabria. Il dottor Puma ha detto che a loro carico ci sono «gravi indizi e responsabilità nella consumazione del sequestro». Elio Fata Cosenza. Franco Cribari con il nonno (Telefoto)
Luoghi citati: Cosenza, Reggio Calabria, Salerno
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