Donizetti giovane di Massimo Mila

Donizetti giovane "Lucia di Lammermoor,, al Palasport Donizetti giovane Successo dei protagonisti Rosetta Pizzo, Prior, Boyadjian e De Bortoli; ha diretto il M" Fulvio Vernizzi L'Ente Regio ha aperto con una buona partenza la quarta stagione lirica d'autunno, a prezzi popolari, nell'amplissimo anfiteatro del Palazzo dello Sport. Opera d'apertura la Lucia di Lammermoor. Non essendoci nulla da scoprire intorno al capolavoro serio di Donizetti. l'interesse si appuntava tutto sull'esecuzione, affidata coraggiosamente a un quartetto di cantanti giovani. Poteva essere un rischio privarsi dell'esperienza e del prestigio di qualche artista di cartello per un classico del melodramma che non tollera esecuzioni approssimative, ma va detto subilo che la prova è riuscita e i quattro interpreti principali hanno corrisposto alla fiducia accordatagli. Il soprano Rosetta Pizzo era già stata apprezzata a Torino, ma in parti generalmente leggere, comunque mai di assoluta protagonista. Si poteva dubitare che avesse le spalle per reggere il dramma di Lucia: era parsa un po' futile, ancorché brava di gola, come paggio Oscar nel Ballo in maschera. Invece è un piacere riconoscere che con molto impegno, e certamente con molto serio studio, ce l'ha fatta. Giù dal modo pulito, nitido con cui ha sgranato i primi gorgheggi nel prologo, si è capito che la terribile scena della pazzia non sarebbe stala un problema insolubile per lei. Giovane e bellina com'è, qui nel prologo ha dato un rilievo inusitato a quella figura di Lucia giovinetta felice, che spesso va sommersa nell'opulenza matronale o imperiosa di artiste più mature. E poi ha trovato gli accenti commoventi c il canto filato, lirico, dell'infelicità di Lucia. E' forse un po' meno adatta pelle sferzate di canto drammatico, che del resto sono poche nella sua parte, mentre abbondano in quella di Edgardo. E hanno avuto nel tenore Beniamino Prior un interprete efficace, di voce gradevole e omogenea in ogni registro, di chiara pronuncia, di recitazione sobria. Una coppietta di giovani proprio simpatica: speriamo che non si montino la testa e non si mettano a strafare. La tendenza a strafare ce l'ha, ma appena larvata, il baritono Garbis Boyadjian, giovane anche lui e vincitore di qualche concorso radiofonico o televisivo. Nella chiusa d'ogni pezzo tende un poco ad imporsi e a strappare l'applauso; per il resto, è ben dotato vocalmente e, come i suoi colleghi, sa stare in scena e fare il personaggio. E' libanese, o armeno, insomma levantino. Ora, sarà un caso, ma la scena in cui imbonisce il sussiegoso Lord Arturo, e, spalancandogli in faccia un sorriso di denti bianchissimi, Io assicura che no, che tra Lucia e Edgardo è tutto finito, è stala un pezzo di teatro tutto da godere. Quarto tra cotanto senno gio¬ vanile il nostro Carlo De Bortoli, sempre più maturo vocalmente e scenicamente: è stato un Raimondo autorevole, paterno e affettuoso. Da ricordare la voce espostissima, di testa, del tenore Giampaolo Corradi nella piccola ma importante parte di Lord Arturo, l'altro tenore Walter Brighi come Normanno e il mezzosoprano Maria Vinciguerra come Alisa. 11 coro è da pochi giorni sotto la direzione, che si spera stabile c definitiva, di Adolfo FanFani, il maestro che aveva porlato a grande altezza il coro del Comunale di Firenze. Troppo presto, naturalmente, per pretendere di scorgere già i risultati. Fulvio Vernizzi ha direno l'orchestra e ha guidalo i bravi artisti di palcoscenico con golosità melodrammatica da autentico bussciano qual è, e ha dato dell'opera una versione convincente, assai credibile, do¬ ve si stentava a riconoscere le rughe del tempo. Nella regìa dell'americano Rexford Harrower non siamo riusciti a ritrovare nulla dell'originalità con cui aveva messo in scena al Regio / racconti di Hoffmann. Scena fissa, con alcuni clementi mobili, su bozzetti di Enzo Delio, realizzati da E. Sorniani. Direttore tecnico e dell'allestimento scenico Aulo Brasaola. Successo vivissimo con acclamazioni insistenti, in scena e a fine allo. Con spartana severità, alla line dell'opera sono apparsi soltanto i due ultimi personaggi. Edgardo e Raimondo, e i maestri. Forse stanca, la Pizzo, che giustamente dopo la scena della follìa aveva fat- I to partecipe degli applausi il primo flauto, non è più appar- j sa, e il grido Brava Rosella!, destinato forse a diventar popolare a Torino, è risuonato invano, misto alle invocazioni di Lucia! I Massimo Mila

Luoghi citati: Firenze, Quarto, Torino