Gravi accuse agli agrari
Gravi accuse agli agrari Gravi accuse agli agrari «La Comunità Economica Europea si è accorta in questi giorni di essere stata truffata per 12 miliardi dai "re della semola" italiani e ha aperto un'inchiesta. L'ha affidata al dottor Grupe, altissimo funzionario di Bruxelles per il settore agricolo. La truffa sarebbe stata possibile anche grazie ai dati forniti dall'Irvam, un ente statale italiano che ha per compito la "ricerca e l'informazione di mercato e la valorizzazione della produzione agricola". Intanto, sempre grazie ad oscure complicità, i pastai italiani hanno posto le premesse per portare a mille lire entro l'inverno un chilo di spaghetti. Vittime della truffa e della speculazione non sono soltanto la Cee e i consumatori italiani, ma anche i commercianti ai quali è stato imposto un margine di guadagno del 9,80 per cento su tutti i tipi di pasta, mentre le tasse per loro sono calcolate sull'ipotesi di guadagno del 20 per cento». Le gravissime accuse sono mosse da Sergio Fresia, segretario della Confesercenti di Torino. L'ufficio studi di questa organizzazione afferma di essere finalmente in possesso dei documenti che proverebbero, cifre alla mano, una «truffa» colossale per la quale sinora si avevano solo sospetti. Questo, secondo la Confesercenti, il meccanismo della frode: al momento delle semine i grossi agrari del Sud (dove si produce il grano duro) avrebbero denunciato superfici molto superiori a quelle effettive. Al momento della vendita del raccolto, poi, avrebbero ottenuto dai molitori ricevute di acquisto di grano in proporzione al dato fasullo iniziale relativo alla semina. Dopo di che, dice Fresia, «i grossi produttori sono passati alla cassa con quelle recevute in mano e hanno intascato le 2500 lire al quintale che la Cee paga come integrazione comunitatia per il grano duro». Continua la Confesercenti: «Lo Stato prende poi per buoni i dati truffaldini sulla produzione e. non solo avalla presso la Comunità Europea il raggiro, ma prende anche una serie di misure inficiale dal vizio d'origine: l'inattendibilità assoluta, cioè, delle statistiche sulla produzione». E' la stessa Confesercenti che al-1 lega le stime ufficiali dello Stato italiano sul grano duro, stime riportate dal bollettino dell'Irvam. Per quest'anno, si prevedeva una produzione di 30 milioni e 200 mila quintali di grano duro sull'intero territorio nazionale. E' questa la cifra sulla quale, sempre secondo la Confesercenti, si baserebbe la truffa: «Sono dati gonfiati al massimo in modo da ottenere l'integrazione comunitaria. La fetta più grossa del guadagno va a tre re della semola, tutti della provincia di Foggia, dove si produce un quarto del grano duro italiano: sono i signori Tamma, Casillo e Sacco che hanno rastrellato il prodotto che ora è nei loro magazzini, pronto per una speculazione al rialzo». II Sacco, oltretutto, sarebbe ! contemporaneamente uno dei più grossi molitori italiani, presidente della Camera di Commercio di Foggia e membro, in virtù della sua carica, del Comitato Provinciale Prezzi. Così, sarebbero gli stessi «incettatori» di grano che, come componenti del Comitato Prezzi, stabilirebbero le quotazioni da dare al prodotto stivato nei loro magazzini. Inoltre, la speculazione si scatanerebbe anche attraverso le Borse Merci: agrario e proprietario di molini dichia- rerebbero, di comune accor- do, di avere scambiato grano a un prezzo molto superiore a quello effettivamente praticato. La Borsa stessa prende per buone queste dichiarazioni, le rende ufficiali e i pastai possono così dire di avere costi insostenibili e spuntare l'aumento dei loro prezzi. v. mess.
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