Il giudice Violante a Vercelli ed a Milano per indagare sul finanziamento del golpe

Il giudice Violante a Vercelli ed a Milano per indagare sul finanziamento del golpe I collegamenti fra Sam-Fumagalli e i gruppi eversivi piemontesi Il giudice Violante a Vercelli ed a Milano per indagare sul finanziamento del golpe Una delle fonti sarebbe il commercio clandestino di opere d'arte - Dichiarazione del ministro Siviero sul trafugamento dei quadri: "E' inverosimile" - Soltanto a giorni gli interrogatori di "Mauri" e Mautino La prima traccia di un finanziamento delle trame eversive attraverso traffici clandestini e trafugamenti di opere d'arte si trova nella motivazione dell'ordine di arresto di Carlo Fumagalli, il comandante dei Gufi della Valtellina una banda autonoma di partigiani bianchi finito a capeggiare le Squadre d'azione Mussolini nel quadro dei preparativi per il golpe di giugno. In esso è accusato di aver «acquistato da Rossi Giovanni .e da altre persone non identificate opere d'arte tra le quali un quadro del Tiziano vendute per HO milioni di lire...». Adesso il giudice Violante, non si sa in possesso di quali indizi precisi ma certamente robusti, stamane parte per Vercelli da dove poi, dopo alcuni accertamenti sul «Bagno con Sangue», una tela attribuita (non pacificamente) al Raffaello, si recherà a Milano. Nel viaggio è la conferma che molto probabilmente il commercio clandestino di quadri aveva un denominatore comune in Piemonte e in Lombardia. A Milano Fumagalli. Ed a Torino? L'attuale proprietario del «Bagno con Sangue» è Silvio Fasciola, titolare di una società di costruzioni di Crescentino (che avrebbe assicurato il quadro per mezzo miliardo). Lo avrebbe acquistato, attraverso un intermediario, dai fratelli Luigi Riccardo ed Italo Piovano (83 ed 86 anni) rispettivamente abi-1 tanti uno in via Montebello 21 e l'altro ad Andora. Silvio Fasciola non è rintracciabile e non risulta politicamente impegnato. L'intermediario invece è stato identificato. E' il torinese Alberto Cantamutto che vive attualmente in Francia, a Mentone. Segretario di un gerarca durante il fascismo, nel 1972 aveva presentato domanda al msi-dn dichiarando di essere un ex partigiano dei gruppi autonomi che facevano capo ad Enrico Martini (Mauri) attualmente indiziato di reato per cospirazione politica me- ] diante associazione. Per qual che tempo era stato anche se- zione sarebbe stata quella dell'intermediario ed Alberto gretario di una piccola sezio ne cittadina, quella di Sassi della «destra nazionale», poi il suo impegno sarebbe diminuito via via e quest'anno non avrebbe più rinnovato la tessera. li suo nome è stato fatto dallo stesso Italo Piovano. E' risultato però che la sua fun-1 Cantamutto è diventato un personaggio «interessante» per il dottor Violante che si ripromette di interrogarlo non appena possibile. Nonostante il riserbo degli inquirenti, è trapelato che le perquisizioni ed i sequestri in casa dei fratelli Piovano sono stati ordinati dal magistrato perché ritiene Luigi Riccardo «implicato» con i torinesi Domenico Dogasso, Elio Veziani e Silvio Fasciola di Crescentino (Vercelli) in un «traffico concernente l'esportazione di quadri sottratti al patrimonio artistico nazionale». Le perquisizioni sono state compiute «attesa la necessità di recuperare i quadri e di acquisire ogni documento sul traffico anche in merito alla destinazione del ricavato di vendita». I Piovano hanno venduto il «Raffaello», per circa cento milioni, al Cantamutto, che avrebbe operato per conto del Fasciola. Ora il quadro è custodito in una cassetta all'Istituto Bancario San Paolo a Vercelli. L'ipotesi è che parte delle opere con le quali venivano finanziate le trame eversive provenissero da un episodio del 1943-44: un gruppo di fascisti avrebbe assalito un camion carico di opere d'arte che i tedeschi trasferivano in Germania. Il professor Rodolfo Siviero, ministro plenipotenziario per il recupero delle opere d'arte, ha dichiarato: «Non appare verosimile che 'uVcarìcodTop7r7d:ar7etmA fugate verso la fine della1 guerra dai tedeschi sia stato preso d'assalto da un gruppo di elementi fascisti, né sembra verosimile che tali opere d'arte, in ogni caso, siano state offerte sul mercato negli ultimi anni». Il professor Siviero ha proseguito affermando che «nessun organismo dello Stato ha informato me e questo ufficio di cose del genere. Io stento a ritenere vero quanto ho letto perché all'epoca in cui venivano compiute le razzie delle opere d'arte italiane, nostri agenti e ufficiali del servizio segreto seguivano, senza mai perderli di vista, tutti i cari- chi fatti dai tedeschi e inviati in Germania. Inoltre, noi abbiamo tutti i verbali scritti dai comandanti di quelle autocolonne per i rispettivi comandi, ed in quei documenti non si fa mai riferimento ad un assalto che sarebbe stato fatto da militi fascisti». Enrico Martini (Mauri) e Felice Mautino (Monti), i «partigiani bianchi» indiziati di reato per le trame eversive, è stato annunciato che saran no interrogati in settimana. Il giudice Violante aveva lasciato intendere che non aveva fretta di sentirli perché aveva prima altre cose da fare. Alla luce dei nuovi avvenimenti, ci si chiede se le «cose da fare» non fossero proprio questi accertamenti e perché? Enrico Martini Mauri con il suo legale, avv. Gabri - Il giudice Luciano Violante