Colpirono a sangue un negro poi lo gettarono agli squali di Tito Sansa
Colpirono a sangue un negro poi lo gettarono agli squali Tre marinai tedeschi processati a Brema Colpirono a sangue un negro poi lo gettarono agli squali (Dal nostro corrispondente) Bonn, 2L) ottobre. A bordo della nave da carico tedesca «Margina», di 9900 tonnellate, battente bandiera panamense, il 12 marzo di quest'alt-, no. fu scoperto durante la navigazione nel Mar Rosso un pus-, seggero clandestino, un giovane negro, probabilmente somalo, che si era imbarcato a l'ori Sudan e intendeva sbarcare a Gibuti. Il capitano Vdlkerl Amicis gli propose di lavorare per pagare in tal 'nodo il viaggio, il giovanotto rifiutò. In rinchiuso in cambusa a pane e acqua per venire consegnato alle autorità del primo porlo nel quale la nave avrebbe fatto scalo. Ilodeida. nello Yemen. Ma il giovane somalo non giunse mai a Ilodeida. Durante la notte il primo ufficiale Klaus llariung. il battelliere Volkhard Eggers e il carpentiere Karl Adler prelevarono il clandestino, gli offersero birra e vodka, pane e carne e poi una sigaretta, dicendogli: «E' quella del condannalo a morie», l'oi lo colpirono selvaggiamente con sbarredi ferro e uno scalpello, fino a fargli perdere la conoscenza. Quindi lo gettarono Inori bordo, insanguinato, mentre la nave procedeva a l~> miglia l'ora e distava una cinquantina di miglia da Ilodeida. Nel porlo yemenita sei marinili di colore denunciarono ì'o- , micidio, I tre tedeschi furono arrestati, il procuratore di Hodeida apri un processo per omicidio che — senza dubbio — si sarebbe concluso con la decapitazione ilei responsabili. Fu l'ambasciatore di Germania a salvare le toro leste c, dopo quattro settimane di negoziali, a ottenere —■ dopo avere avuto la piena confessione dei tre responsabili — la low eslradizio■ ne. con li, garanzia Jie sarebbe¬ ro stati processali in Germania. Oggi a lìrenia è cominciato questo processo senza precedenti nella storia della giustizia tedesca. I tre imputati, tutti incensurati, furono ottimi allievi e sono intemerati cittadini, premurosi padri di jutniglia. Ciò apre il primo quesito: perche l'hanno lutto? Poi non c'è il cadavere. La dilesa sostiene che non si può imputare qualcuno di omicidio senza la certezza che vi sia un morto. La loro tesi è che il passeggero clandestino potrebbe essersi ripreso a contatto con l'acqua e avere raggiunto la costa. Ma esperti di caccia subacquea lo escludono: il Mar Rosso pullula notoriamente di pescicuni e vi è «una probabilità su un milione» che una persona possa percorrere cinquanta miglia a nuoto sfuggendo ai denti dei voracissimi squali. Nel caso del giovane negro, con le ossa spezzale e grondarne sangue, ciò viene dato per «assolutamente ' escluso». // somalo — cosi gli ittiologi — è stato sbranato dagli ; squali attraili dall'odore del san- i m\. Gli avvocati — come si è deli lo — chiederanno che si proceda per ferimento grave, in quittiI lo manca il cadavere. Se la loro 1 tesi dovesse venire accolta te lo '. si ritiene ini probabile l i ire assassini potrebbero cavarsela con cinque o sei anni di reclusione . ed evitare l'ergastolo che verrà i certamente chiesto dalla pubblica accusa. Sarà un processo breve, vi sarà una breve battaglia i di periti (esperti del Mar Rosso ' e psichiatri! e l'escussione di sei I testimoni. Uno degli imputali, il primo ufficiale Klaus llariung. ha già avuto la sua parte di condanna. Il suo figlio quindicenne ha lasciato scrino: «Mi vergogno di : mio padre assassino» e ha cerca, io di togliersi la vita. /:' sialo salvalo in extremis. Tito Sansa
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