La fine della rivoluzione

La fine della rivoluzione PRIME VISIONI SULLO SCHERMO La fine della rivoluzione "Allonsanfan" dei fratelli Taviani con Mastroianni e Mimsy Farmer; un rivoluzionario ottocentesco tradisce la causa e i compagni - "Romanzo popolare" di Mario Monicelli con Tognazzi; sindacalismo e gelosia Allonsanfan, di Paolo e Vit- i a torio Taviani. con Marcello gMastroianni, Lea Massari, !• Mimsy Farmer. Italiano, co- ■ gelore. Cinema Centrale d'Essai. \ pi evPoliticismo da una parte e allegorismo dall'altra, due costanti del cinema dei fratelli nTaviani, compenetrano questo Allonsanfan, di cui si disse ampiamente da Milano, il giorno dell'anteprima. Sortii- bsafepcelaglia questo film a un bel i spguazzo secentesco dai toni | ddvcupi; e se non è sempre limpido nell'esposizione, se anzi talvolta rivela il proposito dell'oscurità, ha però una suggestione figurativa non inferiore a quella di San Mi ppdachele aveva un gallo, e, che «è più, è uno di quei film che ; vanno oltre sé stessi e indù- ; qdcono a pensa. . Il suo tema è la religione j ddella libertà, e in particolare mquella parte integrante d'ogni | sreligione (così integrante che vi teologi l'assolvono), che è mla perdita della fede, il dub- pbio, l'apostasia. In tale con- j rashcgfrhspvtadizione si ritrova il nobile Fulvio, il domani della Restaurazione: non crede più nella causa della setta rivoluzionaria cui era ascritto (i Fratelli Sublimi), la quale giudica utopistica o immatura. In questa sua sincope ideologica, ripigliando i Fratelli le loro trame, Fulvio si pone su una linea d'inerzia, che torce a poco a poco nella duplicità, nell'inganno, nel tradimento. Hanno tanta fede quei rivoluzionari (fra i quali l'umile « Allonsanfan » rappresenta la punta di diamante) che nonostante i molti indizi in contrario, continuano a credere Fulvio uno dei loro, lo incaricano d'una tenitura d'armi e se lo trascinano appresso nel Sud, dove intendono sollevare le masse contadine, e dove invece, per dato e fatto del traditore, saranno sterminati fino all'ultimo. La parabola del rivoluzionario che ha perso la fede, non mai buttata in rettorica, è oggetto di attenzione critica e al tempo stesso di rapimento estetico, quale rifulge nell'episodio finale, investito da un soffio epico. Con Allonsanfan, notevole anche per la pittura della società lombarda del primo Ottocento, espressa con raffinate cadenze di opera lirica, gli autori hanno voluto mettere in guardia l'italiano di buona j volontà contro quel tanto o poco di « restaurazione » che gli ronzasse intorno, e per converso indurlo a credere, il più antimachiavellicamente che si può, all'utopia come « momento di verità ». Tale il « messaggio » dì questa sontuosa analisi di una crisi politica, resa anche più efficace dallo zelo degli interpreti e dalle squisite immagini dell'operatore Ruzzolini. * * Romanzo popolare di Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Michele Placidio, Pippo Starnazza. Italiano, colore. Cinema Corso. Operaio e sindacalista milanese, cinquantunenne, Giulio Basletti sposa d'amore la figlioccia Vincenzina, una ragazza del Sud molto più giovane di lui. Nella cerchia d'immigrati in cui vive e lavora, Giulio è l'uomo-guida. Sua sentenza favorita è che bisogna essere uomini del 70, superiori a viscerali pregiudizi. Ma, quando durante una sua | breve assenza, la Vincenzina concede un flirt e poi molto cU più a un giovane agente di polizia, meridionale anche lui, non basta ch'ella confessi il suo fallo e se ne mostri sinceramente pentita: Giulio dice di perdonarla ma in effetto DpspJ z, j , i„„:„ „ i tnon la perdona, la gelosia per, il rivale giovane lo consuma vdisegretamente, finché, coll'ar rhe° Irf rjroDa\attcornuto°Iessa I scoppia con violenza meridio-itnalistica | nScacciata di casa, presente i d* 1il vicinato, l'infelice Vincenzi- na col suo bambino in collo, l'innamorato marito corre a endr-Prpnria nell'aiineein dell'a I zmante cor.cui ha una scena- ! dSmentendo la miàlela don- ' ctcna si disgusta dei due conten denti e va a vivere per conto suo. Passa qualche anno: Vincenzina lavora, è sindacalista anche lei; e Giulio, andato in pensione, gusta l'amaro calice della solitudine. Gli resta il bambino da andare a prende-1 re a scuola e la speranza di | essere qualche volta invitato • desinare dalla sua ex moglie. n dramma del proletario eloso, che dalla sua illusoria preminenza di nordico e di voluto, ricade nella condizio- e di un Otello rionale, sareb- be il tema del film, e diciamoarebbe perché non vi tieneermo il piede, dovendo farposto a troppe circostanze ac-essorie, che impinguano sì a vicenda (dove sono anchepunti di satira sociale), madistraggono dal motivo fon- damentale. Al solito, per arri- vare al nòcciolo, bisogna su- perare un corridoio pieno delpolverume, degli scheletri edelle salacità, della non maibbastanza poco rimpiantacommedia all'italiana». Prendendo però il film perquello che è, un astuto prò-dotto commerciale cucito aldosso d'un Tognazzi ultra-morbido e perfettamente asuo agio, si dovrà ancora unavolta elogiare la sicurezza dimestiere, la conoscenza delpubblico, di cui dà prova ilregista Monicelli, qui ancheautore, con Age e Steno, dellaceneggiatura. Enzo Jannacciha pensato alle musiche e alleoloriture meneghine del lin-guaggio tecnologicamente in ruscato del protagonista, chehanno tanto spicco nella di-persione dei motivi, da di-ertire di per sé, quasi battu-a per battuta. 1. p. j I I I I \ j ! !\iIij!! Roma. Mimsy Farmer, in una scena di « Allonsanfan »

Luoghi citati: Milano, Roma