Si è aperto il "summit,, di Rabat ardua ricerca d'un compromesso di Igor Man
Si è aperto il "summit,, di Rabat ardua ricerca d'un compromesso II problema palestinese ancora al centro del dibattito Si è aperto il "summit,, di Rabat ardua ricerca d'un compromesso (Dal nostro inviato speciale! Rabat, 26 ottobre. Il settimo «vertice» dei capi di Stato arabi (il «vertice del destino»; si è aperto nel se¬ gno dell'incertezza, dominato \ com'è dal profondo contrasto che divide i palestinesi dai | giordani. j La conferenza ha incomin- i ciato i suoi lavori ufficiai-1 mente stasera, con i discorsi, del segretario generale della \ Lega araba, Mahmoud Riad, e di re Hassan II., In pratica, il «vertice» si era aperto starna ne. Una mattinata fitta di colloqui. Il re del Marocco ha visto Hussein e Arafat, Sadat e re Feisal, Bumedien, il presidente siriano Assad. A sua volta. Sadat si è incontrato con Feisal e, successivamente, con Hussein e Arafat. Le riunioni si sono susseguite durante tutto l'arco della giornata; poco prima dell'inizio formale della conferenza, Sadat si è incontrato di nuovo con Hussein e con Arafat. Nel suo discorso, re Hassan ha rivolto un appello a Hussein e ad Arafat, perché gettino un ponte al di sopra delle loro divergenze, affinché si possa arrivare ad una « soluzione unitaria araba ». Il segretario della Lega araba, Riad. ha invece attaccato duramente gli Stati Uniti accusaridoli di fare il gioco di Israele. Si è disperatamente alla ricerca di un compromesso per salvare il «vertice», dopo il colpo di scena di ieri. I palestinesi sono riusciti a far approvare un progetto di risoluzione che in effetto mette fuo- ri causa re Hussein. Nonostante la dura opposizione della Giordania, 19 dei 20 Paesi partecipanti al «vertice» (più l'Olp) hanno sancito il diritto dell'Organizzazione per la liberazione della: Palestina di costituire wn'«autorità na zionale indipendente» nei ter- ritori palestinesi che saranno liberati, per via politica o con la guerra. Ciò significa, in pa role povere, che a Hussein non viene più riconosciuto il diritto sulla Cisgiordania. Per conseguenza, almeno in teorìa, a trattare lo sgombero | dei territori dovrebbe essere l'Olp. non la Giordania. Ma con chi, dal momento che Israele rifhita qualsiasi possibilità di negoziato con i «terroristi»? Senza contare che ì palestinesi rifiutano, da parte loro, di partecipare ad una conferenza della pace che ■ s'incentri sulla risoluzione 242 dell'Onu, nella quale si parla di «rifugiati» e non di palestinesi aventi pieno diritto al ritorno in patria. Se la risoluzione approvata ieri dai ministri degli Esteri, a chiusura dei lavori preliminari della conferenza, venisse approvata dai capi di Stato nel suo testo integrale, si bloccherebbe ogni possibilità di riprendere il negoziato con Israele sotto gli auspici di Kissinger. Si finirebbe in una situazione di stallo, quella oltremodo pericolosa di «né guerra né pace». Hussein è deciso a parlar chiaro. Egli è pronto ad inchinarsi alla volontà dei «fratelli», ma se il «vertice» riconoscerà l'Olp l'unico e solo rappresentante del popolo palestinese, il re si disinteresserà completamente della Cisgiori dania. Il sovrano hascemita ha subito ieri una sconfitta, ma non una disfatta. Ha ancora molte carte in mano. Fra l'altro, la scoperta in Giordania di importanti giacimenti di fosfati e di rame apre al suo povero regno solide prospettive di sviluppo economico. Nel 1974 la produzione di fosfati sarà di un milione di tonnellate; nel 1976, di cinque i milioni, aumentando a setteI otto milioni a partire dal 1980. La prodazione del rame comincerà nel 1977, i depositi scoperti sono all'altezza di quelli del Cile. Hussein può, dunque, fare a meno della Cisgiordania, lasciando che il «frutto» maturi nelle mani di Israele. In questo momento, dunque, sono i Paesi arabi, se non vogliono bloccare il negoziato con Israele, ad avere bisogno di Hussein. Ma chi vuol continuare a qualsiasi costo la trattativa? L'Egitto, con l'appoggio dei «moderati» (per esempio, l'Arabia Saudita e il Marocco). Sadat sostiene che «le soluzioni parziali, a un dato momento, s'integreranno con quella globale», di qui la necessità di proseguire, tappa per tappa, secondo il modulo kissingeriano. Perché la trattativa non si arresti, occorre trovare un «compromesso» che dia soddisfazione ai palestinesi salvando la faccia a re Hussein. In -questo momento, gridano un po' tutti e sarà diffìcile conciliare le opposte tendenze. Si tratta di trovare un accordo nel generale disaccordo; di salvare l'unità araba nel momento in cui appare seriamente compromessa. Ma si tratta, in definitiva, di scegliere tra la via della ragione e quella che condurrebbe, prima o poi, a un nuovo conflitto. Igor Man i Mahmoud Riad
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