Francia inquieta teme la recessione di Alberto Cavallari

Francia inquieta teme la recessione Francia inquieta teme la recessione (Dal nostro corrispondente) it disoccupazione Parigi, 26 ottobre. Si hanno i primi disordini provocati dal «raffreddamento» economico. Il primo ministro Chirac ha personalmente diretto ieri le operazioni di polizia contro trecento negozianti che cercavano di occu pare il ministero del Commercio, recandosi sul posto con la sua macchina. Migliaia di manifestanti hanno bloccato la sede del padronato fran cese, protestando per l'ondata di licenziamenti che si registra da settembre. Lo sciopero delle poste porta i giornali a chiedersi se la Francia non stia cominciando a «vivere all'italiana», dato che tonnellate di lettere sono bloccate da tempo, La situazione si fa più tesa, incentrata sul problema della (e dei falli- menti commerciali), diventato ormai «lo spettro della vita francese». L'annuncio che in settembre vi è stato un rallentamento dell'aumento dei prezzi (passato all'I,1 per cen- asmipvvcmlmcFmmslnmnerz«igRlcFv to dall'I,3 del luglio) è stato accolto dalla stampa con una serie di considerazioni polemiche, dato che la deflazione impercettibile viene pagata al prezzo di una disoccupazione vistosa. Ciò che si discute è la visione «liberale» del governo che chiaramente ha scelto la manovra classica di ridurre l'inflazione con un certo numero di disoccupati. Molti si chiedono se il prezzo che la Francia paga per una lievissima deflazione (lo 0,2 in due mesi) non sia troppo alto. Gli esperti economici più seri, analizzando preoccupati I la situazione francese metto no in rilievo che il «raffredda-1 mento» opera sulla produzione e sull'occupazione, senza espandersi sui prezzi e i salari, e che quindi il piano deflazionista giscardiano appare «schizofrenico», poiché agisce in un settore solo, senza raggiungere il suo vero scopo. Roger Priouret scrive (sull'Express che uscirà lunedì) che ormai l'essenziale per la Francia è di sapere se la curva dell'espansione vada scendendo verso zero, e quale sia «la soglia di disoccupazione» oltre la quale il quadro sociale entrerà in vibrazione pericolosa. Due fatti sono preoccupanti. Il primo è che la prevista riduzione di una crescita fissata al 4,7 per cento è stata portata al 4,2 mentre i tecnici ministeriali stessi consigliano il governo di prevedere un declino al 3,5 e meno ancora. Il secondo fatto è che i pronostici di accrescere le esportazioni (con un 10 per cento in più) si è rivelata compie- | tamente errata, e si profila I un «raffreddamento» più brusco e brutale di quello fissato come sopportabile. La paura della disoccupazione rende ancora i sindacati violenti a parole ma prudenti nell'azione. Il dissenso politico (che la politica giscardiana provoca nella stessa maggioranza) non passa certi limiti, dato che i deputati difendono volentieri l'impiego degli altri, ma non vogliono rischiare il proprio con elezioni anticipate. Se però le esportazioni non aumentano (ed è facile che ciò avvenga), la manovra deflazionista può aprire una recessione capace di capovolgere le cose. Se la disoccupazione passa certi limiti, scrive Priouret, «c'è il rischio di un nuovo maggio '68 da cui non usciremo facilmente». Alberto Cavallari

Persone citate: Chirac, Roger Priouret

Luoghi citati: Francia, Parigi