L'uomo che rivelò i complotti neri ora ritratta (dice "ho scherzato,,)

L'uomo che rivelò i complotti neri ora ritratta (dice "ho scherzato,,) Verso Yunificazione l'inchiesta sulle trame eversive L'uomo che rivelò i complotti neri ora ritratta (dice "ho scherzato,,) E' Remo Orlandini, il costruttore edile braccio destro di Borghese, che si trova all'estero - I suoi avvocati hanno consegnato alla stampa dichiarazioni che tenderebbero ad annullare quanto aveva già detto in precedenza - Molti dubbi sulla sua versione - Una "visita" di Tamburino negli uffici del Sid sembra alleggerire la posizione di Miceli - Una vecchia ruggine fra Andreotti e l'ex capo del controspionaggio? Roma, 25 ottobre. Remo Orlandini, 66 anni, costruttore edile, maggiore della riserva, uomo del «principe nero» Valerio Borghese a Salò e poi nel fallito golpe del dicembre 1970: è il personaggio del giorno nell'inchiesta sull'eversione. C'è gente in galera per le accuse che ha lanciato e che due ufficiali del Sid hanno registrato. Fa sapere: «Scherzavo». E' riuscito a evitare il mandato di cattura. Precisa: « Il servizio segreto mi ha avvertito in tempo e mi ha dato macchina e soldi per (Uggire. Ma adesso ho paura, vivo nel terrore: il Sid uccide, ha già ucciso. So anche come ». Due avvocati hanno consegnato alla stampa quattro fo I gli di dichiarazioni di Orlan- dini, firmate e controfirmate, i Sono Filippo De Jorio, consi-1 gliere regionale del Lazio per la de, e già collaboratore di Giulio Andreotti, che però | ora accusa di essere un «Giuda», e Mario Giraldi. A incontrarsi con Orlandini è stato Giraldi. Lo ha visto oggi, all'estero, forse in Austria, gli ha portato il testo del di- scorso che il ministro ha fat- !to ieri in commissione Difesa. Poi è rivolato in Italia, e ha chiamato i giornalisti. Esistono quattro nastri con la voce di Orlandini. Il golpe del 1970, a quanto si dice, è descritto punto per punto, fin nei particolari, è la prima domanda. • « Orlandini non ne poteva più. Aveva sempre fra i piedi il capitano Antonio La Bruna, del Sid. Un giorno ha pensato di fargli tino schei- zo. Gli ha raccontato, come se fosse davvero avvenuto, tutto quello che avevano scritto i giornali di sinistra sul presunto golpe del 1970». Fino a pochi giorni fa Orlandini assicurava di non avere mai parlato. Adesso che il particolare dei nastri non è più discutibile, ripiega, inventa la storia, ovvia, dello scherzo. - « Non è così. Orlandini ha avuto paura appena ha rivisto il proprio nome sui giornali. Non si è messo in contatto neppure con noi. suoi difensori ». Ma di chi ha paura? « Del Servizio segreto. Ha detto che il Sid ha ucciso. Sa anche in quali circostanze, in quale modo. Vive nel terrore. Ad agosto due uomini alla guida di una Lancia Beta, lo hanno mandato fuori strada dalle parti di Pistoia. Giura che ha visto la Lancia sollevarsi dal suolo, forse con qualche sistema idropneumatico, e dirigersi contro la sua macchina. Sembra un film di James Bond. « Può darsi. Ma intanto Orlandini ha firmato la dichiarazione "a futura memoria": la sua scomparsa farebbe comodo a molti ». In questa dichiarazione, Orlandini ha scritto che La Bruna, che conosceva, non si sa come e perché, da tre anni, gli si presentò all'estero, dove era andato per stare tranquillo, in compagnia di un « presunto colonnello Angelo ». La Bruna, che spesso parlava « della necessità di intervento I dei militari per mettere or- pncbqudMg«dtctEBrnhats dine nella cosa pubblica », in i sistette per sapere tutto sui i 1 golpe del 1970. Orlandini capì che La Bril na e il « colonnello » voleva | no tendergli una trappola. « Fu così », scrive adesso, « che decisi dì farmi beffa di loro due, raccontando tutta una storia, tirando fuori nomi dì persone che sapevo perfettamente innocenti. Ci misi ! dentro un po' di tutto: Cia, Vaticano, alte sfere politiche, maggiori gradi militari. Poi, tranquillo, tornai in Italia ». Scoppiò l'affare Giannettini, vennero le dichiarazioni di Andreotti, arrivò il rilancio dell'affare Borghese. Il 28 settembre, Orlandini era a Roma, a casa della figlia. Cosi ha raccontato la scena all'avvocato Giraldi: « Squillò il telefono. Una voce maschile mi disse: "Va a comprare subito della cioccola I ta". Era un segnale del ca¬ pitano La Bruna. Risposi: "Proprio subito?". La voce ribatté: "Sì. subito. E devi comprarne tanta". Significava che dovevo mettermi al sicuro, e di corsa. Un quarto i d'ora dopo arrivarono due nomini del capitano La Bruna. Mi dissero: "Ecco i soldi. Al portone c'è una macchina veloce. Sparisci". Ecco perché me ne andai di nuovo dall'Italia. Ma se mi fanno il 7)rocesso in un mese, torno ». Prove? Tre persone sarebbero pronte a testimoniare sullo « scherzo ». In più c'è il numero di telefono privato (335.323) di La Bruna. Poco per smontare tutta i'inehiesta, che ormai non si regge soltanto sui nastri-Orlandini. E poi l'ex maggiore ha parlato troppo. Sono suoi i ri o o a ferimenti a un mitra che uno j dei golpisti si portò via per : ricordo dell'occupazione dal ; ministero dell'Interno la not- j te fra il 7 e l'8 dicembre e che è stato rimpiazzato con un'altra arma fatta costruire con identico numero di ma- tricola. E questa storia Or-1 landini non può averla letta j sui giornali. i Ora si aspetta la risposta | e a i del Sid. Perché Orlandini ave-1 - va il telefono di La Bruna? I eJE perché (lo scrive Panora-1 ma) in Svizzera, a Camigno- j lo, dove Orlandini si era na-; scosto, è stata notata tante j volte la macchina del gene-1 rale Vito Miceli, capo del Sid j fino al luglio scorso? Sono I l o e i e . ancora tanti i punti da chiarire: sul golpe, sul Sid, su certi incredibili legami. L'inchiesta. Due fronti, al solito: Roma e Padova. Giovanni Tamburino, Luigi Nun¬ ziante e Aldo Fais, i giudici 1 padovani ormai da tre gior-1 ni a Roma, hanno cercato di capire di chi sia la responsabilità dei rapporti falsi, in quanto troppo rassicuranti, usciti dal Sid sulla « Rosa dei venti », la cellula fascista. Miceli, interrogato per due giorni di seguito, ha detto « Maletti ». che era ed è capo dell'ufficio « D », sicurezza interna. Maletti ha in parte confermato, ma ha anche puntato il dito sui collaboratori. E' risaltato fuori il solito La Bruna, interrogato nel pomeriggio. E dopo La Bruna sono arrivati gli altri. Tamburino ha ascoltato, ha verbalizzato. Ma non si accontenta dell'« ultima ruota del carro ». Punta proprio su Miceli, già indiziato per falso e cospirazione contro lo Stato. E Miceli non è tranquillo. Voci allarmanti sono arrivate anche alle sue orecchie. Ma resta a casa, aspetta. Questa sera la sua posizione sembra essersi alleggerita: Tamburino è andato al Servizio segreto e ha fatto tirar fuori una serie di appunti che Miceli inviò ai collaboratori quando era ancora al Sid, con l'ordine di indagare sulle trame neofasciste. L'avvocato dell'ex capo del Sid, Franco Coppi, intanto, chiede di poter combattere su un fronte solo: Miceli non può difendersi dai giudici di Padova e anche da quelli di Roma. La materia è la stessa, bisogna unire i processi. Il capo dell'ufficio istruzione di Roma, Achille Gallucci, ha cominciato con il chiedere ai colleghi di Padova copia di molti verbali e dei capi di accusa. Il conflitto, in aria da settimane, sta per scatenarsi. La giornata si chiude" polemicamente. Panorama scrive di una vecchia ruggine fra Miceli e Andreotti: « Miceli, come capo del Sid. presentò un rapporto, in cui si sconsigliava, per motivi di sicurezza nazionale, di affidare ad Andreotti la guida del governo ». Smentite a valanga, dalla presidenza della Repubblica e da Miceli, mentre il settimanale insiste: « Confermiamoti. 3 Andrea Barberi