L'altro volto dello sport russo di Paolo Garimberti

L'altro volto dello sport russo L'Olimpiade assegnata a Mosca ci fa conoscere un mondo nuovo L'altro volto dello sport russo L'interpretazione dei meriti olimpici della capitale sovietica - Praticano lo sport 50 milioni di giovani - Come il sistema politico si serve anche dello sport - I risultati possono assicurare tutta una vita - Successi che si trasformano in affermazioni di prestigio all'estero - Paesi del Terzo Mondo ad una "università sportiva" (Dal nostro corrispondente) Mosca, 24 ottobre. Con titoli a caratteri cubitali, assolutamente inconsueti in giornali tradizionalmente moderati e grigi nell'espressione grafica, e con toni di trionfo i quotidiani moscoviti salutano oggi l'assegnazione delle Olimpiadi del 1980 a Mosca. Sebbene la concorrenza fosse limitata (Los Angeles ha sostenuto fiaccamente la propria candidatura), i sovietici sono convinti di aver vinto una durissima battaglia sul campo, dopo averla preparata per mesi a tavolino. « Sapevamo che avremmo dovuto combattere una duri lotta — scrive Sovetskij sport — per ottenere il riconoscimento dei meriti olimpici della capitale della patria socialista davanti al mondo. Gli antisovietici, gli avversari della coesistenza tra i popoli, annidati in alcuni organi della stampa occidentale e tra i più conservatori tra i membri del comitato olimpico, si sono sforzati fino all'ultimo di mettere i bastoni tra le ruote della storia olimpica e impedire che Mosca venisse designata quale sede delle Olimpiadi del 1980 ». Per comprendere l'accanimento con II quale l'Urss si è battuta per avere le Olimpiadi, occorro analizzare il significato e l'organizzazione dello sport in un regime come quello sovietico, ricordando quanto affermava un anno fa lo scrittore Jurij Talaev nella rivista « Teoria e pratica della cultura fisica •: • Il crescente impatto dello sport socialista nel movimento sportivo internazionale è uno dei migliori e più comprensibili metodi per spiegare alle masse i vantaggi del socialismo sul capitalismo -. We//o Stato sovietico lo sport risponde innanzitutto ad una finalità politico-ideologica di carattere interno, essendo uno strumento ideale di controllo e indirizzo delle masse. Già nella prima risoluzione dedicata allo sport dal. neonato Stato sovietico (luglio 1925) si leggeva che - la cultura fisica è un mezzo per inquadrare grandi masse di operai e contadini nelle organizzazioni dei soviet e dei sindacati, attraverso le quali esse possono essere indirizzate verso attività politico-sociali ». Ancora due settimane la, echeggiando quel documento, il segretario del partito comunista estone indicava nella » scarsa efficienza delle organizzazioni sportive », e quindi nella « limitata pratica della cultura fisica ». una delle ragioni della rinascita di sentimenti nazionalistici. Oggi, secondo le statistiche ufficiali, vi sono 50 milioni di sportivi praticanti nell'Urss (un quinto dell'intera popolazione), inquadrati in 36 società, tutte, per statuto, di carattere dopolavoristico (il « Lokomotiv » rappresenta I ferrovieri, il * Burevestnik » gli studenti, lo * Cska » le lorze armate, la • Dinamo » la polizia e gli organismi di sicurezza, e cosi via). Per estrarre da questa enorme massa di praticanti un'elite di atleti di livello Internazionale l'organizzazione dello sport sovietico (un comitato statale con rango di ministero, diretto dall'ex primo segretario del ' Komsomol » Sergej Pavlov) ha creato una struttura capillare di « fabbriche di campioni ». Esistono oggi nell'Unione Sovietica, secondo statistiche non ufficiali, oltre sessanta scuole sportive, nelle quali l'insegnamento teorico-pratico di una disciplina sportiva è materia fondamentale, insieme con le materie tradizionali delle scuole secondarie. I diplomati di queste scuole sono destinati ad essere sportivi a vita. Presto o tardi, a seconda dei loro successi in campo nazionale o internazionale, essi finiranno per ottenere uno di quei tre titoli ('maestro dello sport ». » maestro dello sport di classe internazionale » e, massimo riconoscimento. » maestro emerito dello sport '). che garantiscono loro un lavoro anche alla fine della carriera attiva, come allenatori o dirigenti di circoli sportivi, un salario tra i più alti e tutta una serie di privilegi. Duella degli atleti di livello nazionale o internazionale è la categoria che possiede il più alto numero di automobili private — un bene raro ancora, che rappresenta il più ambito • status symbol » nella Russia d'oggi — e che ha diritto ad un trattamento preferenziale nell'assegnazione degli alloggi uniiamiliarl. SI tratta di un professionismo ullicialmente negato, ma di latto ammesso nel momento stesso in , cui I giornali ne denunciano le degenerazioni come casi di « violazione della disciplina socialista». Tre anni fa. un calciatore della nazionale. Kolotov. venne squalificato per un anno (e poi graziato perché troppo utile alla squadra) per aver firmato tre contratti con altrettante società, allettato dagli ingaggi che gli venivano offerti. Due anni fa, i giornali denunciarono la dolce vita dei calciatori della squadra di Odessa, il cui asso era stato addirittura assolto dai giudici, in seguito alle pressioni del dirigenti della squadra, dopo che aveva ucciso un passante mentre guidava ubriaco la « Volga » regalatagli dalla società. Domenica scorsa, la stessa Pravda. in un articolo intitolato » La tribuna dei mecenati », ha rivelato che i giocatori del » Metallurg » di LIpeck (serie B) si sono divisi in sei mesi premi-partita per 19.500 rubli, una somma pari a 144 volte il salario medio di un impiegato russo. D'altra parte, il professionismo è inevitabile nella misura in cui a questi atleti si richiede la massima concentrazione e preparazione per realizzare la seconda funzione che lo Stato sovietico assegna allo sport: quella di propagandare nel mondo l'ideologia socialista e il sistema socio-politico sovietico. « Ogni nuova vittoria è una vittoria per il sistema sovietico e l'organizzazione sportiva socialista — si legge in un libro sulla scuola scacchistica russa —. Essa fornisce la prova inconfutabile della supremazia della cultura socialista sulla decadente cultura degli Stati capitalisti ». In un'era in cui i mezzi di co municazione di massa dedicano tanta attenzione allo sport, gli atleti sovietici diventano nell'ottica dei dirigenti politici I migliori ambasciatori di un'ideologia e di un sistema di vita. Il successo della loro missione dipende non soltanto dal numero di medaglie conquistate, ma anche, e soprattutto, dalla capillarità della loro partecipazione alle competizioni internazionali. Proprio come agli ambasciatori, vengono loro concesse immunità negate ai comuni cittadini. Il biologo Zhores Medvedev, che ottenne il visto per emigrare a Londra dopo molte peripezie culminate in un breve internamento in manicomio (sorte riservata a molti ' dissidenti •), racconta nel suo libro come un calciatore sovietico venne prete vato con un aereo speciale da una località di vacanze, fornito di passaporto e visto d'espatrio e messo su un aereo diretto a Londra: - Il tutto in meno di ventiquattr'ore. perché doveva giuocare nel "Resto del Mondo" contro la Nazionale inglese ». Al ten- nista Aleksej Metreveli è stato l concesso un visto plurimo d'usci- i ta dall'Urss. esteso anche alla I moglie, affinché possa partecipa re ai principali tornei internazio nati. Chi sa quanto sia difficile per un sovietico ottenere il visto, tanto più insieme con la mo¬ glie (normalmente un familiare i viene tenuto quale • ostaggio • \ per garantire il ritorno del beneficiato), sì rende conto dell'enorme privilegio concesso a Metreveli. Ma, dopo che per anni l'Urss è stata un Paese tennisticamente , sottosviluppato, egli, che è con- siderato tra i dieci migliori tennisti del mondo, rappresenta l'im- magine vivente dei progressi del tennis socialista. Perciò ha avuto il visto e. per giunta, gli è stato anche riconosciuto il diritto d'intascare la metà dei dollari eventualmente guadagnati nei tornei per professionisti. Indubbiamente, questo allevamento intensivo di - supermen » dello sport ha dato all'Urss molti successi nelle competizioni internazionali (l'Unione Sovietica ha vinto il maggior numero di medaglie in tutte le Olimpiadi del , dopoguerra, salvo che nel 1968. quando venne superata dagli StaI (/' Uniti), che vengono abilmente ! sfruttati sul piano propagandisti! co. soprattutto nei conlronti del ' • Terzo Mondo ». Lo sport, inlatti, è uno dei principali veicoli della penetrazione sovietica nei Paesi in via di sviluppo (e anche un canale nel quale l'Urss può vantare una netta superiorità sul principale rivale, la Cina). L'esempio di Cuba è illuminante: tra il 1969 e il 1972. più di cinquanta allenatori sovietici hanno preparato gli atleti cubani in vista delle Olimpiadi e dei Giochi Panamericani. guidandoli anche sul campo di gara e contribuendo in modo decisivo ai loro successi in queste competizioni (Cuba vinse tre medaglie d'oro, una d'argento e quattro di bronzo alle Olimpiadi del 1972). Fino al 1971. oltre cento allenatori sovietici hanno lavorato in ì 37 Stati dell'Asia e dell'Africa, l dall'Algeria all'Egitto, dal Congo i alla Guinea, dall'India alla Male I sia. L'Unione Sovietica ha costruì- to, gratuitamente, centri spoitivì nell'Afganistan. in Algeria, in Cambogia, nel Congo, nel Senegal e nel Togo. Secondo l'annuario statistico, studenti di 25 Paesi i in via di sviluppo hanno ricevuto \ a Mosca il diploma di allenatori sportivi. oltre cento persone di Paesi afroasiatici si sono diplomate in istituti sovietici di cultura fisica, mentre altre cinquanta hanno completato le loro tesi di laurea in discipline sportive a Mosca. Paolo Garimberti , I ! ! '

Persone citate: Jurij Talaev, Medvedev, Sergej Pavlov