L'umorismo di Zavattini di Renato Barilli

L'umorismo di Zavattini L'umorismo di Zavattini Cesare Zavattini: «Romanzi, diari, poesie», a cura di Renato Barilli, Ed. Bom-1 piani, pag. 1040, lire 10.000 Cesare Zavattini: «Stricarm' I in d na parola » (« Strin • germi in una parola»), 50 poesie in dialetto. Ed. Scheiwiller, pag. 148, lire 2500. Cesare Zavattini ha riunito in un grosso volume la sua opera letteraria, dal giovanile Parliamo tanto di me (1931) a Straparole (1967), alle recenti poesie nel nativo dialetto reggiano - luzzarese, pubblicate anche a parte. E' una buona occasione, fra l'al- \T0' Per fai"e 0 «fare il pun- to su questo scrittore notis- simo> eppur rimasto per mol. ti (critici compresi) di incer- ta o frammentata fisionomia. L'unità è data da quel suo umorismo che, sotto appa¬ «g^F-S ^™ J nonssnse, e per non avere alUro fine che se stesso, è in effetti sollecitato da un inti mo dissidio non pur psicolo gico ma, direi, gnoseologico. Nella sua intensa e quasi os- sessiva osservazione della vi- ta quotidiana, degli accadi- m iiuuLiuiauu, uegu aeuaui- menti comuni, l'interesse più profondo di Zavattini è per i poveri, per gli umiliati ed offesi, visti non con il distac affettuoso di ap- c>, seppure aneiuioso, ai ap partenente ad altro ceto, ma con la partecipazione di un loro pari| anzi con l'invidia di un emulo, in quanto, per l'assenza di complicazioni o remore intellettualistiche, es¬ si sono in condizione di ade- nre alla vita nel suo fluire, mentre ciò è a lui impedito daI]a tracotanza della prò. pria individualità, da quella, come egli dice, «sonagliera di io io io» che squilla di continuo nelle sue pagine (forse anche per vincere ilsilenzio che lo conduce al pensiero della morte). «Confondersi con le cose»: è un'aspirazione che Zavatti- ni persegue da sempre, e che cinema, quale mezzo per co- spiega il suo amore per il ! spiega il suo amore pei u I »iie"re "àuella" realtà" nei" suo | farsi, la sua idolatria per la , , larsi, la sua ìuoiauia pei la macchina da presa (fino a ! ; volerla in certi casi sostituì-1 ; re alla penna) data la sua | capacità di sorprendere e fis- ! sare i momenti "li attimi di , » r n™.' i li quel farsi. Come spiega il suo | ideale di una scrittura breve, ; franta, essenziale asindeti, onomatopee iole monosillabiche: ideale che tiene conto di certi mo di dell'ermetismo, nella cui | temperie Zavattini si è for- 1 mato, ma ancor più di quel ' i dosi, metafisicizzandosi. ricca" di, B di pi "' ..L?, \la dinamicità di visione, per cui la realtà finisce col perdere le connotazioni originarie, contraendosi, scorporan- ! Entra così in campo l'altro i polo dell'umorismo zavatti- I niano, l'intimista ed egocen- ! i trico, che si giova dei motivi 1 ' dell'irrazionalismo contempo ' I raneo, quali l'oniricità, l'an- I I I gelismo, il demonismo, per | calarsi da quella realtà mi, nuta nelle zone segrete della I coscienza, fra memorie quasi d'avanti nascita, sogni, inibìi zioni, e riportarne alla super\ ficie arcani messaggi e richia; mi. Un umorismo larvale che, j congiunto al neorealistico, dà { un favoloso controluce agli jepisodi, ritrattini, storielle,.| oltre che del citato e fortu- natissimo libro d'esordio, dei |dile che seguirono, I poveri Isono matti (1937), Io sono il diavolo (1945). e del quarto, Tota il buono (1945, tradotto anche in film), che un po' tutti li compendia e « volgarizza », rivolgendosi ad un pubblico giovanile: con e£-fetti un po' facili, ma anche con riuscite fra le più poe- tiche di Zavattini. Totò sembra così segnare,nella continuità della sua o- pera, la conclusione di un ciclo estrosamente inventivo Da allora — ma i primi ac cenni erano già in Io sono il diavolo - la componente cntica, riflessiva e saggistica del suo umorismo ha infatti il sopravvento, per cui l'au- tobiografismo viene più che mai allo scoperto, mentre la spressiva prende la via dello sperimentalismo, incontran-dosi per taluni aspetti con la neoavanguardia. Dal Diario di cinema e di vita (1940-67) e da Ipocrita 1943 (1955) si ! giunge pertanto alla Lettera k fa» à ^ donm ^ /q l'a tradito (1967), dove quel , senso della vita come conti- «w.« ! mia scoperta e spettacolo 1 nuovo viene tradotto in ter- | mini di un parossismo em- ! blematico. Ed ecco l'ultimo, e in certo amen imenpHitn 7nvntHni- | senso inaspettato Zavattini. ; Quello delle 50 poesie nel suo . a e a , dialetto, Stricarm' in d'na ^a- rote (Stringermi in una pa- \min\ rti rni hn sito-Vip forni. dita. Quanto alla scelta del dialetto, è evidente che Za- rola), di cui ha anche fornito una traduzione in versi, che, se perde in più tratti l'aggressività fonetica dell'originale, quel « cigolamento I da carro dei buoi quando ternano a casa sottosera», ha però una sua autonoma vali- vattini, oltre a ragioni affet- «ve (la nostalgia della sua ! terra contadina), oltre al di- 1 chiarata bisogno di « buttar ' fuori... / certe cose tenute I dentro in italiano ». ha obbe- I dito al demone della brevità ie rapidità: che, anche da un i sommario confronto, risulta i che esso è più icastico e sin- tetico della lingua, un « par- ! lato » che, per così dire, sem-| bra evocare la presenza del\ parlante e la sua gesticola- zione. Come accade nei dialetti,-1 ^ * "£_u . ' -, fnc" L?" ita sta di casa ma J ! fea'^Sffi.Sr'S.^^- à pe con tutta l'esuberanza del nostro autore; mentre piùsuggestivi appaiono, nell'ariapaesana, certi « pianissimo »cile ci riportano all'umbrati-le lirismo del migliore Za-vattini, alla sua poeticità piùsorgiva. Arnaldo Bocelli 1 I • j{ |

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