Quindici minuti con Gogol

Quindici minuti con Gogol LA CRONACA DELLA TELEVISIONE Quindici minuti con Gogol Cos'è Ottopagine? Niente, è stata niente, una rubrichet ta di un quarto d'ora, più o meno, a cura di Corrado Augias, con regìa di Giacomo Battiato, e una struttura semplicissima, un accenno appena di ambientazione e poi, solo, Franco Parenti che leggeva qualche pagina essenziale di famose opere letterarie. A volte sull'altro canale c'era giallo o addirittura l'alto consessso di « Tribuna politica » o, come ieri, una trasmissione indubbiamente di richiamo come Di fronte alla legge. E allora? Allora non ci sembra giusto lasciare che Ottopagine si chiuda senza sottolineare la piccola ma importante funzione che ha avuto: quella di far risuonare dal video cosi pieno di strepiti a vuoto, di chiacchiere avulse, di robetta da due soldi e in quell'ora ancora rimbombante, si può dire, degli schiamazzi della pubblicità, le voci solenni e accorate dei grandi scrittori che hanno impresso un segno nella storia della cultura e dello spirito umano, da Kafka a Verga, da Dostoevskij a Thomas Mann per giungere, ieri sera, all'indimenticabile prosa del Gogol di « Anime morte ». Quindici o venti minuti nel gigantesco flusso dei programmi sono ben poco; ma noi ci illudiamo che il barbuto Parenti, interpretando I ogni volta con penetrante partecipazione le « otto pagine » abbia dato, non dalla cattedra, un consiglio agli spettatori che lo ascoltavano: io mi interrompo quasi subito, ma voi continuate, andate a cercarvi il libro, leggete, il mio è stato soltanto un avvio, un incitamento, un suggerimento. Augurando alla rubrica di ritornare, registriamo il debutto della quarta serie di Di fronte alla legge, coordinata da Guido Guidi. La serie ha sempre avuto una buona accoglienza da parte del pubblico, però diremmo che il successo è stato via via maggiore quando si è capito che non bastava proporre un problema giuridico o giudiziario ma che bisognava realizzare un racconto drammaticamente decente con una storia e dei personaggi che stessero in piedi al di là della necessità della tesi e degli intermezzi che chiameremo didascalico-esplicativi; e che bisognava inoltre servirsi di registi che non ignorassero il loro mestiere e di attori che sapessero minimamente recitare. Se no, la gente sentiva puzza di lezione e di indottrinamento, e scappava. Ci sembra che anche questa quarta serie si sia iniziata molto dignitosamente con Quartetto di Paolo Levi e Guidi, il caso assurdo di un musicista che viene condan¬ nato senza essere mai stato avvertito del processo e del-1 la sentenza. Stasera sul « secondo » un raccomandabile spettacolo di prosa: Processo per magìa di Francesco Della Corte; che è poi l'autodifesa di Apuleio, autore, in età imperiale romana, di quello straordinario romanzo che è « L'asino d'oro », tratto in giudizio perché accusato di arti magiche nei confronti della moglie, ricca vedova. Testo ironico, amaro e divertente di cui è protagonista lo stesso Renzo Giovampietro che lo portò al successo in teatro, a Torino, ne! 1961. u. bz.

Luoghi citati: Torino