Gli altri bambini rapiti

Gli altri bambini rapiti Il primo sequestro avvenne a Monza nel 1963 Gli altri bambini rapiti Un nuovo rapimento.. Un nuovo dramma per una famiglia. Quanti giorni durerà? Quanto chiederà, stavolta, la banda? La vittima di oggi è uno scolaretto di sei anni e mezzo, Daniele Alemagna, figlio di Alberto presidente e amministratore delegato dell'industria dolciaria milanese. La delinquenza organizzata, negli ultimi tempi, sembra essersi orientata per i suoi crimini sui bambini. Le famiglie facoltose sono selezionate e spiate. Questo tipo di infame delitto rende più di una rapina in banca. E' l'antica legge del brigantaggio: « O la borsa o la vita ». Nessuno può dire di no quando è in gioco la vita d'un essere umano, figurarsi di un bimbo! E i banditi questo lo sanno bene e sanno di avere maggior possibilità di successo. La « storia » del sequestro, in Italia, s'inizia a Catania, nel giugno '60, con Giuseppe Zangini, un adulto, per il quale la famiglia pagò 40 milioni; tre anni e sei mesi dopo venne rapito il primo bambino, nel Settentrione, a Monza. Il piccolo fu liberato il giorno stesso. La mattina del 10 dicembre 1963, Paolo Ratti, 8 anni, figMo dell'industriale Giorgio Ratti, Monza, via Permuda 1, esce, poco prima delle 8 per andare a scuola. Incontra, come sempre, l'amico Alfonso Palermo e, assieme si avviano per strada. I due bimbi hanno percorso appena alcune centinaia di metri quando tre persone si fanno loro incontro. Uno, un giovane, è gentilissimo. Dimostra di conoscere bene Paolo e gli dice sorridendo: «Tuo padre ti aspetta. Oggi non andrai a scuola». Il bimbo è perplesso. Quasi quasi non si fida, poi segue il giovane, che lo fa salire su una vettura dove c. sono altri due. La famiglia ignora il rapimento fino a mezzogiorno (credevano che Paolo fosse a scuola). Squilla il telefono: «Se volete rivedere vivo vostro figlio dovete pagare 30 milioni ». Il bandito indica un luogo alla periferia della città dove dovrà essere pagate il riscatto L'industriale Giorgio Ratti non si lascia cogliere dalla paura: telefona in commissariato. Viene organizzata una trappola. All'appuntamento con i banditi vanno anche gli agenti. Lo stesso giorno del crimine due dei rapitori finiscono in carcere. lì secondo rapimento di un bambino avviene il 6 aprile 1971 nelle campagne di Arzachena (Olbia). I banditi prendono il piccino insieme con il padre. Sono il possidente Giovanni Maria Ghilardi ed il figlio Agostino, 9 anni. La vicenda segue i canali tradizionali della Sardegna: lunga spasmodica attesa di un «contatto», mentre polizia e carabinieri «rastrellano» inutilmente boschi e montagne. La famiglia vive giornate dì angoscia. La madre di Agostino è colta da malore. Il padre del possidente, Giovanni Ghilardi, 83 anni, per giorni e giorni non tocca cibo. «Voglio morire, se non ritornano — dice —. Siamo disposti a pagare tutto, a vendere tutto, a costo di ridurci in miseria, ma ridateci i nostri cari». Gli investigatori non riescono a trovare una traccia. Vengono fermate sei persone che poi risulteranno estranee. Finalmente giunge la «voce» attesa. Attraverso misteriosi canali i banditi si sono fatti vivi. Chiedono duecento milioni. Si tratta tramite un amico di famiglia. Giovanni Ghilardi è costretto a vendetp. parte delle sue proprietà, si indebita ma paga 100 milioni. Due giorni dopo riabbraccerà figlio e jtipotino. La vicenda di Mirko Panattoni è storia di ieri. Il caso del bimbo di Bergamo, prigioniero dei banditi per quasi un mese, suscita commozione in tutto il paese. Anche Mirko ha otto anni. La mattina del 21 maggio il piccolo si reca a scuola. Sul piazzale lo aspettano due-tre persone. Lo afferrano sotto gli occhi dei presenti lo caricano su una macchina e le portano via. Gli autori del sequestro sono tipici esponenti della «mala del Nord», quella che opera a Milano ed in Brianza. Gente fredda, senza scrupoli: appena al sicuro nel loro covo, i banditi fanno sentire, per telefono, la voce di Mirko alla madre che grida «E' lui, è lui», poi è colta da choc. Il padre di Mirko, Enrico, 45 anni, è proprietario di tre ristoranti. I contatti con i rapitori si susseguono ma la cifra chiesta è enorme. Si parla di 600 milioni.' Enrico Panattoni si impegna come può e finalmente paga. La somma consegnata ai banditi non si conosce. C'è chi dice trecento milioni. Ancora qualche giorno di attesa poi la liberazione: il piccino viene trovato nascosto fra i cespugli lungo una strada di campagna, a Pontida. Franco Cribari, 10 anni, figlio del dottor Leonardo Cribari di Cosenza, viene rapito il 20 settembre scorso. Passerà alla cronaca come «il bimbo coraggioso». I banditi infatti vorrebbero rapire sua sorella, Costanza, 12 anni, ma lui si fa avanti e dice: «Prendete me». Sarà liberato dopo 15 giorni. Si ignora l'entità del riscatto pagato. Il sequestro avviene a San Giovanni in Fiore, dove il dottor Cribari, ricco possidente ed esponente della de calabra è presidente dell'Ente Sila, ha una villa. La famiglia, marito, moglie e tre figli, ha passato la giornata fuori casa. Rientrano a tarda sera e trovano i banditi in casa, quattro giovani mascherati. I malviventi hanno già razziato quanto hanno potuto trovare nella villa, denaro e gioielli. Quando i Cribari entrano si trovano i mitra spianati in faccia. Gli adulti vengono legati e imbavagliati. Uno dei rapitori indica Costanza ai complici: «Portiamola via». Franco lancia un grido: «Lei no, lei no, lasciate stare la mia sorellina. Verrò io con voi». / banditi senza esitare lo afferrano per un braccio e lo trascinano in un'auto dove aspettava un complice. Fabrizio Mosna, 10 anni, figlio di un ricco commer' iante di Trento è la vittima «più recente» dei banditi. E' stato rapito giovedì scorso ma è riuscito subito a liberarsi. Gli autori del sequestro (un uomo ed una donna, «parlavano austriaco», dirà il ragazzo) lo legano ad un palo, nella cantina di una casa di campagna, Fabrizio riesce a sciogliere i nodi della fune e fugge. Fabrizio frequenta la quarta elementare. E' appena uscito di casa. Lo avvicina un uomo che finge di chiedergli alcune informazioni. Il bimbo risponde, con cortesia. D'un tratto il bandito lo afferra per un braccio e lo spinge verso una vettura che sosta nelle vicinanze con una donna al volante. Fabrizio viene ficcato dentro a forza. L'auto parte veloce e si dirige verso la periferia della città. Due ore dopo il padre del ragazzo, il ragionier Roberto Mosna trova una lettera nella cassetta della posta. I rapitori chiedono 100 milioni. Ma evidentemente hanno fretta di concludere: una voce di donna chiede della madre del ragazzo, dice che per 20 milioni Fabrizio sarà libero Omero Marraccini Paolo Ratti Agostino Ghilardi Mirko Panattoni Franco Cribari Fabrizio Mosna