"Addì 23 ottobre... consegno questo bimbo. Firma prego,, di Remo Lugli
"Addì 23 ottobre... consegno questo bimbo. Firma prego,, Il bambino conteso trattato come un pacco "Addì 23 ottobre... consegno questo bimbo. Firma prego,, Un matrimonio finito ed il dramma dei figli - Nove anni, il piccolo vive presso la nonna paterna, mentre il padre si è fatto una nuova famiglia - Il fratellino sta invece con la mamma - Il giudice stabilisce che venga, anche lui, assegnato alla madre (Dal ?iostro inviato speciale) Genova, 23 ottobre. Storia triste di un bambino di nove anni, che i genitori si contendono. Oggi si è giunti ad una tappa drammatica: come un oggetto pignorabile, il bimbo è stato verbalizzato dall'ufficiale giudiziario, prelevato, con la scorta dei carabinieri, dall'abitazione della nonna paterna con la quale viveva, e portato alla madre, che egli non voleva nemmeno vedere. Carta bollata e frasi, scritte, di rito: «Addì 23 ottobre '74, alle ore 17...» e lacrime grosse, un pianto disperato, invocazioni di un aiuto che non poteva venire da nessuna parte. Una scena che faceva male al cuore di tutti. Il matrimonio sbagliato è quello di Alberto Ferrari, mediatore di immobili, e Piera De Lucchi, telefonista dello Stato, entrambi di 36 anni. Si sono sposati nel '64 e separati, per colpa di lui, nel '71. Hanno avuto due bambini, Carlo, di 9 anni e Paolo, di 8, entrambi assegnati alla madre. Lei però doveva lavorare, ne ha affidato uno, Carlo, alla nonna paterna. Santa Mistretta, 64 anni, abitante a Bogliasco. Nel '72 la separazione è divent ita consensuale, con l'affidamento di Carlo, al padre. Il giudice aveva stabilito delle regole, perché i bambini potessero rimanere un po' con l'uno, un po' con l'altro genitore ed anche insieme. Non sono state rispettate. Si è fossilizzata una situazione anomala: Carlo, sempre con il padre e Paolo con la madre. Quando la madre cercava di parlare al telefono con il figlio maggiore, si sentiva respingere: « Non ti voglio vedere, non ti voglio bene». La madre dice: «Per forza, era plagiato, gli avevano inculcato l'idea che io gli volessi male». In realtà, Carlo stava non con il padre, ma con la nonna. Il padre vive ora con un'altra donna, Pierangela Rossi, 44 anni, che ha abbati donato, per lui.il marito, Duilio Ghiara, funzionario del Banco di Novara a Genova. Il Ferrari e la Rossi abitano a Recco, con una bambina che è nata dalla loro unione e con un figlio, quindicenne, della donna. Gli avvocati, frattanto, hanno portato avanti la causa per Carlo. Il giudice istruttore di Genova Fiorino ha fatto intervenire uno psicologo, il quale ha auspicato l'affidamento, di entrambi i bambini, alla madre e il giudice ha emesso un'ordinanza in questo senso. Il padre s'è opposto, ma oggi era l'ultima scadenza: alle 17, il bimbo doveva essere, assolutamente, consegnato alla madre. E' salito per primo nell'alloggio di Bogliasco, l'ufficiale giudiziario Morgante, della pretura di Recco. Giù in strada, in attesa, c'erano il giudice Fiorino, un medico, un maresciallo dei carabinieri. Morgante, sedendosi al tavolo davanti alla carta bollata, s'è scusato: «Per me è obbligo farlo». E ha incominciato a scrivere. Il piccolo Carlo, anche lui seduto, si teneva il visino tra le mani. L'ufficiale giudiziario gli ha rivolto la domanda d'obbligo, dandogli del lei: «Vuole venire da sua madre?». «No, no, non voglio venire», ha gridato Carlo e poi s'è messo a piangere. Il pianto si è subito contagiato alla nonna, in piedi, vicino alla finestra, e al padre. L'ufficiale giudiziario ha ancora preso nota che il padre non si opponeva, ma che il bambino proprio non voleva andare. Si è alzato, si è scusato con un certo imbarazzo. «Scendo a riferire». Due minuti dopo, nuovo colpo di campanello. Questa volta c'è il gruppo al completo, guidato dal giudice istruttore che ha firmato l'ordinanza. Cerca di dire frasi di convincimento, ma il bambino strilla e piange, il padre alza la voce, dice qualche parola grossa, la sua convivente e la nonna cercano di calmarlo. Anche il giudice lo invita a non andare oltre, se non vuole farsi arrestare. Non ci si può opporre alla legge. Dieci minuti di strada e si arriva a Nervi, dove abita la madre. Il gruppo sale. La ma dre aspetta sul pianerottolo, è I uscita, richiamata dal pianto j del figlio. L'incontro è dram| matico; lei che gli si protende i chiamandolo «gioia», lui che I la respinge. C'è ancora una ! formalità: la donna deve firmare il verbale dell'avvenuta j consegna, come se avesse rii cevuto un pacco. Il compito I dell'ufficiale giudiziario, del i giudice, del maresciallo dei j carabinieri, del medico è fiI nito: si ritirano, la porta si I chiude alle loro spalle. Dentro, resta il dramma. Il I bambino che continua a pian' gere, che vuole tornare dalla nonna e dice: «Non ti voglio bene, tu non vie ne hai mai voluto, non voglio stare con te». Poco più tardi torna da j scuola Paolo, cerca di abbrac1 ciare il fratello, ma anche lui è respinto. Nel pianto di Carlo c'è una disperazione sconfinata, i suoi singhiozzi sono mozzati, a tratti, dal respiro che i groppi soffocano nella gola. Certo, Carlo Ferrari non dimenticherà questo «addì 23 ottobre '74, ore 17». E chissà quanto sarà profondo il solco che lascerà nel suo animo. Remo Lugli Genova. Carlo Ferrari vicino all'ufficiale giudiziario, mentre il padre discute col giudice
Persone citate: Alberto Ferrari, Carlo Ferrari, Duilio Ghiara, Fiorino, Morgante, Piera De Lucchi, Rossi
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