II Sud è emarginato anche per la scuola di Felice Froio

II Sud è emarginato anche per la scuola In aumento il divario con il Nord II Sud è emarginato anche per la scuola Uno studio dell'Istruzione: soltanto il 20 % va alla scuola materna statale; i giovani in ritardo nelle scuole elementari sono il 33 % (14 al Nord); circa la metà di essi non porta a termine la media Roma, 23 ottobre. Anche nella scuola il divario tra Nord e Sud è enorme. Comincia nella scuola materna, prosegue nelle scuole successive fino ad investire l'università c la ricerca scientifica. In uno studio fatto per il Consiglio nazionale delle ricerche il prof. Saverio Avveduto, direttore generale del ministero della Pubblica Istruzione, documenta la precaria situazione dell'Italia meridionale in tutti i settori. « Il problema del Mezzogiorno — conclude — comincia a scuola ». Lo svantaggio è insostenibile a livello della scuola materna: frequentano questa scuola il 65^0 dei bimbi del Nord e il 60°o del Sud. Sarebbe un divario non eccessivo guardando alle cifre, ma i fatti parlano diversamente: solo il 20"o va alla scuola materna statale, tra l'altro costretta a funzionare in edifici improvvisati e finanche in antine, appartamenti, magazzini; gli altri vanno ad uno di quegli « asili » che in effetti sono case di custodia, non il luogo dove si educa con un minimo di razionalità. Nella scuola dell'obbligo la situazione precipita: al Nord gli alunni delle elementari in ritardo con gli studi sono il 14"i>, nel Sud salgono al 33%; nell'Italia del Nord solo l'I"« abbandona la scuola prima d'aver completato le elementari, nel Sud il 21"'u; il 47".0 dei ragazzi del Sud non finiscono la scuola media, mentre nel Nord sono appena il 18% e nel Centro li 23%. Ripetenti: nel CentroNord sono il 5,6"-ii nelle elementari, l'8% nella media, il 6,8" b nelle scuole secondarie, invece nel Sud salgono rispettivamente al 10,8%, al 10,2% e all'8,3%. Per rimediare questa grave situazione, sostiene Avveduto, bisogna ottenere una «copertura a tappeto» di tutte le fasce della scuola dell'obbligo nell'area meridionale, evitando il riformarsi continuo di un serbatoio degli esclusi; contemporaneamente bisogna intervenire nel settore dell'educazione degli adulti nel tentativo di recuperare chi è rimasto emarginato dalla scuola. Una premessa alla parte che riguarda la ricerca scientifica: nel 1965 sono emigrati dal Sud 1650 laureati e 4150 diplomati; salgono rispettivamente a 6500 e 8320 nel 1971. E' la conferma che il Sud è diventato un « caso di sottosviluppo complementare allo sviluppo ». La fuga di materiale umano è favorita oltre che dalla situazione di sottosviluppo, dalle gravi deficienze esistenti nelle università e nei centri di ricerca scientifica. In Italia si spendono 3540 mila lire per ogni studente per la ricerca scientifica universitaria, nel Sud si scende a 15-20 mila. Complessivamente i fondi per la ricerca destinati al Sud da enti pubblici, aziende, ministeri e università si aggirano sul 7% del totale delle risorse impegnate nel Paese. Alla lunga, sostiene Avveduto, una così scarsa fetta di fondi per la ricerca aggrava il sottosviluppo e ne rende quasi impossibile il superamento. La responsabilità oltre che sui privati, cade sugli enti pubblici. Enti come l'Eni e l'Enel non hanno creato un solo Jaboratorio di ricerca nel Mezzogiorno; l'impegno dell'Iri è modesto, quello del Cnr insufficiente, evanescente quello del Cnen. Solo 23 aziende associate sono state scelte dalla Confindustria nel Sud per la sua periodica indagine sulla ricerca. Su 20 istituti di ricerca del Cnr solo 4 nel Sud, 10 su 70 i laboratori, 10 su 115 i centri di ricerca che operano nell'università. I ricercatori del Cnr del Sud rappresentano ril% del totale nazionale. Più deludente l'intervento del Cnen (Consiglio Nazionale Energia Nucleare); nell'Italia meridionale ha un solo centro di ricerca (Trisaia in Basilicata). Alla ricerca educativa dedichiamo quasi nulla: una quota così modesta che ci lascia ai margini di ogni classificazione internazionale. In un recente rapporto dell'Ocse, l'Italia figura col progetto di un laboratorio di ricerca pedagogica che è sulla carta da una decina di anni e con uno stanziamento di 3 miliardi 365 milioni di lire nel bilancio del ministero della Istruzione. Questa somma viene ogni anno « stornata » per altre spese. Se su scala nazionale non c'è stata una ricerca scientifica pedagogica, al Sud sono solo simbolici finanche i corsi di aggiornamento per docenti dei vari ordini di scuola. La conclusione è che l'Italia non è una entità omogenea sul piano socio-culturale, come su quello economico. Fra il Nord ed il Sud è la base culturale che è diversa, al Nord la piramide educativa ha una linea di appoggio più estesa e quindi più solida, al Sud è più ristretta. Questa diversa situazione educativa « si porta dietro una condizione umana piena di risvolti sociali che non giovano all'unità del Paese ». Felice Froio

Persone citate: Avveduto, Saverio Avveduto

Luoghi citati: Basilicata, Italia, Roma