"Un referendum dopo l'altro per tenerci sul filo del rasoio, di Luciano Curino

"Un referendum dopo l'altro per tenerci sul filo del rasoio, Svizzeri alle urne per la legge anti-stranieri "Un referendum dopo l'altro per tenerci sul filo del rasoio, I sondaggi dicono che l'iniziativa xenofoba di Oehen sarà respinta, ma Schwarzenbach ne ha già approntata e depositata un'altra presso la Cancelleria federale (Dal nostro inviato speciale) Zurigo. 19 ottobre. Si vota in tutte le città, nei grandi e piccoli comuni della Confederazione per il referendum voluto dall'Azione nazionale. Schede con segnato un sì o un no all'espulsione di oltre mezzo milione di stranieri. I seggi si chiuderanno domani a mezzogiorno. Nella tarda serata, il risultato. «Il weekend più lungo della storia svizzera del dopoguerra» è il titolo di un giornale. Ecco altri titoli. «In una valanga di piccole schede il futuro morale ed economico della nazione». «Il mondo ci guarda e ci giudica». «Domani sapremo se il popolo svizzero ha difeso la sua immagine umanitaria». La Tribune de Genève ha su tutta la prima pagina questo beffardo titolo: «Il generale Amin saluta l'iniziativa dell'Azione nazionale. Il capo dell'Uganda ha espulso SO mila indiani rovinando di colpo l'economia del suo Paese». Ovunque il numero dei votanti è superiore alle previsioni. Alle 17 aveva già votato (media nazionale) il 70 per cento degli elettori che sono 3 milioni e mez^o. In Svizzera vota in genere il 60-65 per cento, perfino meno. Una delle punte più alte (74 per cento) era stata toccata quattro anni fa per il referendum antistraniero di Schwarzenbach. Il 74 per cento potrà essere superalo oggi stesso. I commentatori di tutti i giornali ritengono che l'eccezionale numero di votanti fa prevedere la sconfitta di Oehen e della sua Azione nazionale. L'ultimo sondaggio curato dalla «Isopublic» attribuisce ai promotori dell'iniziativa il favore del 33% dell'elettorato, mentre il 46 per cento degli svizzeri respingerebbe la proposta antistranie-, ri. Il 21 per cento gli incerti. Si vota nella calma. Davanti alle scuole e alle caserme dove sono i seggi, code lunghe anche cinquanta metri. Nessuna tensione, nessuna emozione tradita. Nota II Corriere del Ticino: «Si direbbe che i cittadini siano chiamati in questo lungo weekend a pronunciarsi su Un ennesimo aumento del prezzo dello zucchero e non sul destino di centinaia di migliaia di uomini». Pioviggina, la gente aspetta paziente sotto gli ombrelli Ancora poche ore e tutto sarà finito. Proprio finito? No, scrive il giornale ginevrino. «Non illudiamoci. Ci saranno dolorose ripercussioni. E' tragico che, qualunque sia l'esito dello scrutinio, la campagna che l'ha preceduto avrà cambiato l'immagine che il resto del mondo si faceva del nostro Paese». Quali saranno, anche dopo la probabile sconfitta di Oehen e compagni, i rapporti tra svizzeri e stranieri? Gruppetti di stranieri passano silenziosi, quasi in punta di piedi, davanti ai seggi, vi danno un'occhiata inquieta Oggi alla cooperativa in Werdplatz c'è un'atmosfera insolita. E' luogo di ritrovo di italiani, c'è un busto di Dante c'è la fotografia di Giacomo Matteotti. Oggi il salone è più affollato e rumoroso e frenetico degli altri giorni, perfino più allegro. Ma presto scopri che è un'allegria forzata, nevrotica si direbbe. Sotto sotto c'è inquietudine, paura. Si ostenta indifferenza, si tace come per una scaramanzia su quello che sta accadendo. Ma appena entra qualcuno e dice: «A Berna vi è già una percen tuale di votanti da capogiro» subito tutti si fanno attenti, ognuno si chiede quale può essere il voto di Berna, se amico o avverso. «Comunque, se non sarà questa volta, sarà la prossima», mi dicono con cupo pes simismo. Perché non si conosce ancora l'esito di questo referendum, ma si sa che Schwarzenbach, padre della prima iniziativa contro l'«inforestieramento», ci riprova. Ha già depositato presso la cancelleria federale un'altra ini¬ ziativa antistraniera: si voterà tra due o tre anni. Il piano prevede di ridurre la popolazione forestiera al 12,5 per cento della popolazione svizzera, colpendo unicamente i domiciliati e gli annuali, ammettendo gli stagionali, cioè i lavoratori più discriminati e socialmente indifesi. «Un referendum dopo l'altro, ci tengono sul filo del rasoio », mi dicono. Spiegano che ogni referendum è un giro di vite. Tiene sottomessi, mette paura. Oehen chiede che la percentuale degli stranieri non superi il 12 per cento della popolazione dei Cantoni, e per cercare di restare in questa quota sono avvenuti episodi che si raccontano con amarezza. C'è l'operaio che si offre volontario, e gratuitamente, di lavare la macchina del suo direttore, c'è il commesso che tutte le domeniche va a mettere ordine sulla barca che il padrone del negozio tiene sul lago. Ci sono quelli che vanno al lavoro mezz'ora prima e cercano di essere gli ultimi ad uscire. Mi dicono: «Quando piove, non si lavora nelle strade. Ma l'altro ieri, qui vicino, a Oerlikon, manovali cambiavano rotaie nel nevischio ». Mi dicono: «Immaginati se Oehen vincesse. Ci metteremmo gli uni contro gli altri, mezzo milione di stranieri contro un altro mezzo milione di stranieri, per restare nel 12 per cento. Pensaci: un burocrate qualsiasi dirà: questo resta e questo lo cacciamo. Ci pensi?». Loro, gli «stranieri», sono settimane che ci stanno pensando, ed è un pensiero che prende la gola, non lascia dormire, avvelena. Luciano Curino

Persone citate: Giacomo Matteotti, Schwarzenbach

Luoghi citati: Berna