La battaglia delle Halles di Alfredo Venturi

La battaglia delle Halles Polemica tra il governo e il Consiglio di Parigi La battaglia delle Halles 'Nostro servizio particolare) Parigi, 18 ottobre. Rapporti tesi, nella migliore tradizione francese, fra il governo e la sua capitale, questa città che da sempre, a parte le due eccezioni delle Comuni rivoluzionarie a fine Settecento e nel 1871, viene direttamente amministrata dall'alto. Questa volta l'occasione della polemica è venuta da una decisione di Giscard d'Estaing: il 6 agosto scorso, il Presidente fece sapere ai parigini che il primitivo progetto di sistemazione dell'area delle Halles, liberata cinque anni fa dei vecchi mercati generali, veniva accantonato, e che invece del gigantesco centro commerciale (nove ettari di uffici), l'antico «ventre di Parigi» avrebbe accolto grandi spazi verdi. La decisione andava incontro al desiderio comune, ma per gli eletti del Consiglio di Parigi, da sempre amareggiati dal carattere simbolico della loro funzione, presentava il tradizionale inconveniente di cadere dall'alto. Per di più, un'enorme voragine era già stata scavata alle Halles, destinata ad accogliere le fondamenta del centro commerciale e altre infrastrutture sotterranee: ed era molto di più di quanto il più coscienzioso dei giardinieri richiede per piantare ippocastani e platani. Quindi, spese già fatte che il futuro giardino non potrà mai ammortizzare, e un malumore tecnico che integra il malumore politico. Ai consiglieri di Parigi sono stati ora presentati nove progetti, elaborati da architetti di grido; dal 28 ottobre il Consiglio si riunirà per dare il proprio parere. Ma, al solito, la scelta sembra già fatta: il prefetto di Parigi, Jean Verdier, ha fatto sapere che il progetto dello spagnolo Ricardo Bofili gli pare il migliore. E noi che cosa ci stiamo a fare? ha tuonato l'opposizione all'Hótel de ville: e non c'è dubbio che dal conflitto di poteri (anzi, di aspirazioni al potere) sia uscita rafforzata l'annosa esigenza di rivedere lo statuto di Parigi, questa città senza sindaco, la cui autonomia è inferiore a quella del più piccolo comune di Francia. Così, dopo le Halles, sarà il progetto del nuovo statuto ad occupare gli eletti dell'Hotel de ville: ancora una volta, una charte octroyée, qualcosa che piove dall'alto. Fra tante polemiche, non si salva nemmeno il piano Bofili. L'architetto spagnolo vuol creare nel rettangolo delle Halles una vasta piazza ellittica, circondata da una quadruplice colonnata alta dodici metri. «Una piazza all'italiana», commenta asettico Le Monde, mentre Le quotidien de Paris entra in decisa polemica: «Architettura importata dall'estero, testimonianza dell'imperialismo romano». Attorno all'ellisse, che è destinata a «reggere» il superbo sfondo della fiancata gotica di Saint-Eustache, grandi alberature e giochi d'acqua. Più a oriente, verso la preziosa Fontana degli Innocenti, che in questo momento è malinconicamente rinchiusa in un casotto sospeso sull'abisso, altro verde attorno all'imboccatura del «forum» commerciale sotterraneo, ciò che resta del primitivo progetto caro a Pompidou. Sotto la piazza «all'italiana» infine, tanto per dare un minimo di senso al lavoro in profondità delle ruspe, saranno sistemati impianti sportivi: Bofill sogna vere e proprie terme romane. Queste, dunque, le caratteristiche del «fatto compiuto» che il governo ha posto davanti ai consiglieri parigini. E' certo che ci sarà battaglia all'Hotel de ville, una prova generale del successivo dibattito sullo statuto della capitale Il potere cerca di ammansire i riottosi rappresentanti di Parigi: il prefetto Verdier li ha informati che due terzi delle spese necessarie per sistemare le Halles, cioè 160 milioni di franchi su 240 (ventidue miliardi su trentatré), saranno a carico dello Stato. Basterà questa garanzia per lenire le frustrazioni degli eletti del popolo di Parigi? Alfredo Venturi

Persone citate: Bofill, Giscard D'estaing, Jean Verdier, Pompidou, Ricardo Bofili

Luoghi citati: Francia, Parigi