Buche piene di dollari di Giorgio Viglino

Buche piene di dollari Milioni facili per Miller, campionissimo di golf Buche piene di dollari L'asso americano a Venezia suscita curiosità e antipatia - Quest'anno ha già guadagnato 250 milioni ma è avarissimo; si rifiuta di pagare le palline per allenarsi - Non piace al pubblico, né alle donne (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 17 ottobre. Trovar del verde a Venezia non è facile poiché la poca terra se la contendono case e campagna ormai da seicent'anni. Ci son campi, orti e qualche vigna sulle isole, ma per metterci dentro diciotto buche da golf si è dovuti venire lino in bordo alla Laguna, alla punta estrema del Lido. Così in faccia al mare, che le partenze si allineano sull'alto del Forte dogale, la sabbia fila a volo radente spinta dalla bora a disturbare « swing " e concentrazione, e i servizi di gioco sono raggruppati in una caserma antica che ospitò nei secoli i primi difensori di Venezia. In questo campo da golf romantico, popolato al solito dalla quieta borghesia veneziana — personaggi austeri, signore nel ricordo di un fascino passato, giovani un po' spocchiosi — è piombato /'open d'Italia, un torneo anzi il torneo internazionale per eccellenza, e con esso Johnny Miller. Un metro e novanta di statura, spalle larghe e fianchi stretti, capelli biondi a caschetto. Miller è il prodotto perfetto di una società quanto mai consumistica anche nel golf. Prima per incanalare gli acquisti di dodici milioni di praticanti gollisti nei soli States, erano riusciti modelli come Arnold Palmer, o Jack Nicklaus, ma erano ancora dilettosi. Pensavano, erano quindi umani e magari sbagliavano o avevano il colpo d'estro. Con Miller questo pericolo non c'è: ti parla assieme e guarda un punto lontano all'infinito, dice "yes», «no», «I think so» al massimo, facendoti comunque intendere che non esprime opinioni ma si limita a registrare dati di fatto. In Italia è venuto soltanto in lorza di un ingaggio che avrebbe mosso presumibilmente un'intera squadra di basket. Lui forse non sa nemmeno per quanto, ma il suo manager Ed Barner sì, ed è perfettamente conscio che la Ferrari Daytona vale assai più dei dodici milioni che è costata alla Federazione italiana grazie ad amicizie influenti. In più ci sono i premi garantiti per almeno quattro milioni, il biglietto aereo per quattro persone dalla California all'Europa, e i risparmi sul posto. Ieri è accaduto che « lui » arrivasse al campo-pratica per battere cinquanta palle. Nel gioco si va dietro a una sola pallina per tutto il campo, in allenamento si sta fermi e si spediscono lontane tante palle. Le palle si affittano e si pagano, ma Johnny dice di no, ritira personalmente il biglietto da 500 lire consegnato dal suo « Caddie » dicendo duro: « lo in Italia non pago niente ». Avaro quindi, ma anche borioso. Gli avversari sono « quelli del giro europeo » detto come se nascere al di fuori dell'America fosse una gran colpa, il campo è « troppo stretto, troppo corto, troppo freddo, troppo ventoso, per niente moderno, affatto divertente »; in compenso non c'è da preoccuparsi perché « il golf di classe verrà fuori egualmente » e manco a dirlo la classe è tutta sua. Miller è nato a Salt Lake City, vive a San Francisco, è mormone ma tutt'altro che mistico. Lo protegge Billy Casper, grande stella del golf americano degli Anni 60 e recente protagonista a Torino della Lancia d'oro. I programmi sono accuratamente diversificati in modo che un campione non oscuri l'altro e il business rimanga. Miller ha già vinto in questo momento — due terzi dell'anno — oltre 325 mila dollari, qualcosa come 250 milioni, di soli premi, triplicando poi la cifra con ingaggi sul tipo di questo italiano e contratti pubblicitari su attrezzi, abbigliamento, calzature. Come giocatore è bravo anche se non impressionante. Il golf è matematica e il suo "giro» In 63 (nove colpi sotto il numero previsto nel corso dell'open degli Stati Uniti) mise in discussione la legge dei grandi numeri che regge la statistica — e quindi il golf in quanto sommatoria di tanti colpi diversi — ma nessun teorema poiché fu la precisione non la potenza a propiziare l'exploit. Ha vinto otto tornei del tour americano, si è imposto in coppia con Nicklaus nell'Eisenhower Trophy che è il vero campionato del mondo del golf serio, quello dei professionisti. Come uomo non è simpatico. Non piace ai rivali, e nemmeno al pubblico, che non lo applaude, ma nemmeno lo fischia perché sa che è un giocattolo costoso e lo considera quasi con rispetto. Non piace nemmeno alle donne. Lo liquida con un linusiano « bleah » Waua Lazzari, che pure è anima e figura apprezzabile della Federazione, e al più sente un po' di tenerezza materna Carla Tonialini che completa lo organico federale. « Asessuato » c//ce di lui una prestante Paola. « bifolco » un'anziana Milena, - inutilizzabile » con rammarico una tanto contesa Maria. Di lui si parla molto e comunque, anche se dopo la prima giornata non è il primo In classifica. Ad essere contenti senza riserve rimangono i suoi sponsors italiani, gli inventori di Is Molas. che non è un dentifricio ma un campo di golf in Sar- degna' Giorgio Viglino