"E' un micidiale tranello dei colleghi,, dice il medico del giallo della siringa di Francesco Santini

"E' un micidiale tranello dei colleghi,, dice il medico del giallo della siringa Punti oscuri nella vicenda del S. Orsola a Bologna "E' un micidiale tranello dei colleghi,, dice il medico del giallo della siringa E' in carcere accusato di tentato omicidio - Avrebbe sostituito l'anestetico per fare morire un paziente e addossare la responsabilità ad una collega - Non si spiega però perché il professionista fosse controllato - Sequestrati un flacone per fleboclisi e una bottiglietta di curaro (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 17 ottobre. Salvatore Marrone, l'anestesista in carcere a Bologna per il «giallo della siringa» nega con ostinazione. «Non so nulla — ha detto al magistrato che conduce l'inchiesta — né della dose eccessiva di cardiotonico né della macchina per la respirazione automatica che si è bloccata. Questo è un maledetto imbroglio, io ci sono in messo e la mia carriera è troncata ». Lasciato il parlatorio di «San Giovanni in Monte» il sostituto procuratore della Repubblica, Luigi Persico, s'è recato all'ospedale «Sant'Orsola». Un rapido sopralluogo nella camera operatoria contrassegnata dalla lettera B della seconda divisione chirurgica poi la decisione di un sequestro. Difatti, su ordine del sostituto procuratore, un sottufficiale dei carabinieri ha raccolto in una scatola di cartone un flacone per fleboclisi e una bottiglietta di curaro. La notizia che il veleno è entrato di prepotenza nel «giallo» si è subito diffusa in città dove il ricordo del caso Nigrisoli è ancora vivo. La boccetta di curaro è stata affidata all'istituto di farmacologia assieme al flacone di medicinale. Ai cronisti che stamane l'hanno avvicinato, il dottor Persico non ha voluto spiegare il perché del sequestro. Dalla direzione sanitaria del Sant'Orsola hanno però fatto sapere che la presenza del veleno in sala chirurgica «è del tutto normale: il curaro è utilizzato molto spesso in piccole dosi». C'è però chi aggiunge che il curaro sequestrato stamane non sia del tipo comunemente usato in anestesia: si aspetta perciò l'esito dell'analisi. Prima di entrare nella cella numero 32 del carcere di San Giovanni in Monte, il dottor Marrone ha detto al magistrato: «Si ricordi, sono innocente: non avevo alcun motivo di screditare la dottoressa Bellugi». Ma l'accusa di tentato omicìdio e di simulazione di reato è ancora in piedi mentre il magistrato tenta di capire che cosa sia veramente accaduto la mattina del 10 ottobre nella sala B della seconda clinica chirurgica. La matassa è intricata e l'inquirente tenta di dipanarla. Il giallo si sviluppa nel giro di pochi minuti nel corso di un'operazione di otto ore. Sul tavolo operatorio c'è un infermo di 71 anni, è affetto da neoplasia e da quattro ore i chirurghi in camice verde sono al lavoro sul suo stomaco. Responsabile dell'anestesia è la dottoressa Bellugi, 48 anni, che ha applicato la macchina per la respirazione automatica. Il paziente è anziano e le sue condizioni non consigliano un'anestesia pesante. Improvvisamente, non si sa perché, si blocca la macchina. Qualcuno ha insinuato al magistrato che sia stato lo stesso dottor Marrone a provocare l'interruzione, qualcuno ha dichiarato invece che il guasto fu casuale. Nella sala operatoria c'è un attimo di tensione; il paziente sembra vicino al risveglio e la dottoressa Bellugi decide di iniettare una dose di cardiotonico Prende una siringa già preparata ma un collega le si avvicina consigliandola di cambiare siringa. Che cosa era accaduto? Al magistrato lo hanno spiegato due infermieri, Franco Bruzzi e Antonio Predetti. Al giudice hanno detto che la siringa era «strana». Il segreto istruttorio non consente di sapere di più ma pare che il dottor Marrone fosse «sotto controllo». Ne dà una spiegazione esauriente il vice direttore sanitario del Sant'Orsola, il professor Stefano Damilano che stamattina è stato ascoltato dal magistrato. Ai cronisti il sanitario si è limitata* a dire: «Questo caso dimostra in costanza l'efficienza del nostro ospedale: qui il controllo reciproco tra i sanitari è la norma». Che cosa vuol dire control¬ lo reciproco? abbiamo domandato. «Non posso parlare — ha risposto il professor Damilano — per farlo avrei bisogno di un'autorizzazione scritta dei miei superiori». Poi si è rinchiuso assieme al dottor Persico nel suo ufficio. Il sanitario avrebbe voluto rinviare l'incontro con il giudice a dopodomani: «Siamo a fine mattina — ha detto — domani ho un convegno fuori Bologna, non potremmo vederci domenica?». Il dottor Persico ha preferito ascoltarlo oggi stesso e con gentilezza ha detto: « Le rubo dieci minuti ». Grande riserbo anche tra i colleghi di Marrone. C'è perfino chi nega di conoscerlo. I pochi che parlano affermano: «Un uomo perfetto, un anestesista di talento». 1,1 dottor Persico, fermato all'uscita del Sant'Orsola al termine del colloquio col professor Damilano e con altri sanitari, si è raccomandato: «Non pubblicate il nome del malato: non sa di essere tanto malato e potrebbe apprenderlo dalla lettura dei giorna¬ li: è un caso umano, lasciatelo tranquillo». Poi ha aggiunto: «Ancora ci sono molte cose da chiarire». Non ha voluto aggiungere di più e la sua frase ha scatenato una ridda di ipotesi. Un inquirente non può fare dichiarazioni avventate ma ancora nessuno ha spiegato perché per Marrone sia stato firmato un mandato di cattura, perché, il professionista era «sotto controllo», perché avrebbe dovuto far incorrere la dottoressa Bellugi in un «incidente sul lavoro». C'è chi dice per carrierismo. L'ipotesi è mostruosa e non sembra stare in piedi: in graduatoria il dottor Marrone è anticipato da altri colleghi e mai avrebbe potuto sperare di scavalcare l'anestesista più anziana. Allora, perché? In carcere al magistrato avrebbe detto: «Sono caduto in un micidiale tranello: molti colleghi mi odiano; sanno che lavoro ore ed ore e sono sempre l'ultimo a tirarsi indietro, anche alle dieci di sera». Francesco Santini

Luoghi citati: Bologna, Sant'orsola