Il vascello - fantasma del garibaldino Nievo di Stanislao Nievo

Il vascello - fantasma del garibaldino Nievo Il vascello - fantasma del garibaldino Nievo Stanislao Nicvo: « Il prato in fondo al mare », Ed. Mondadori, pag. 220, lire 3000. E' difficile immaginare libro più sviante e insieme coinvolgente di quello scritto da Stanislao Nievo. Il nome non inganna, egli è davvero un discendente, il pronipote, di Ippolito Nievo, l'autore delle Confessiotii di un italiano, passato attraverso la vita e la letteratura in una luce di giovinezza. E quando sprofondò in mare al largo della costa sorrentina, nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1861, la sua leggenda s'incise su tavole d'oro. Si era imbarcato a Palermo sull'Ercole, un fradicio legno vicino al disarmo, stipato di merci, con 60-80 persone a bordo. Ippolito Nievo era stato vice intendente generale dei Mille e portava con sé ! casse di documenti: erano j le prove di una corretta ge, stione amministrativa, che j tutto si era svolto pulitamenj te, mentre a Torino infuriai vano le polemiche e le manovre della destra per screditare la spedizione siciliana. Il naufragio, dovuto probabilmente allo scoppio delle caldaie, non restituì testimoni o relitti; le ricerche, avviate troppo tardi, non diedero apprezzabili risultati: il Paese era distratto dalla caduta delle ultime roccaforti borbo-1 niche, dalla nascita travaglio- j sa del regno d'Italia. Stanislao Nievo, a più dij cento anni di distanza, ha deciso di intraprendere la ri-1 cerca del vascello-fantasma, mosso da un'ossessione che è stata famigliare prima che i personal -, da un richiamo di' ! natura quasi medianica. Ali l'inizio sembrano riemergere i in lui, sedimentate nella psi-1 che e nel sangue, l'acerbo stu-1 ; pore, la non rassegnata atte-1 sa: la stessa della madre di j ! Ippolito che, tra sogno e sme-| ! moratezza, credette di veder j l riappari-e la camicia rossa del figlio nelle piume sontuo-1 se di un pappagallo domesti-1 co. Forse agisce ancora, non ; I sopita, la ribellione contro i I ! sospetti di malversazione, una I j resa dei conti, appunto, fa- ] ' migliare. Ma c'è anche un possibile "giallo", dietro quella j scomparsa, un enigma chej può smuovere il risentimen-1 to civile. Non fu impreviden- j za affidare le carte preziose ! a una vecchia carretta? Ci j fu un sabotaggio all'origine del disastro? Solo il caso ha distrutto le importanti tracce ii dirette? L'autore s'impegna in una rigorosa inchiesta giornalistica, raccoglie le testimonianze e le voci contraddittorie registrate dai fogli lei tempo, esplora gli archivi, immergendosi in un mare di carte polverose, nelle viscere cartacee della storia: relazioni ufficiali, libri mastri, cataloghi di relitti pescati nel Tirreno. Ma, quando la soluzione può sembrare vicina, c'è una lacuna provocata dai falò delle truppe marocchine I durante la guerra, c'è un fa-1 scicolo misteriosamente per-j duto o trafugato, oppure tutto s'involve in un intrico irridente di storie parallele, di analogie, di nomi sovrapposti. A tratti, sotto la trama asciutta e lineare dell'istruttoria, affiorano più segreti richiami. Ippolito Nievo aveva scritto il suo capolavoro in uno stanzone del castello di Colloredo, sotto un cornicione affrescato con otto fatiche di Ercole. Il mito dell'eroe che distrugge i mostri e bonifica la terra dei suoi misteri, sembra affiorare come araldica impresa, come segno di oscure equivalenze nelle gesta del maggior Nievo e in quelle del nipote. Stanislao Nievo, che pure ha una formazione scientifica, positiva, piuttosto che arrendersi davanti alla sordità delle cose e degli uomini, ricorre alla parapsicologia, a Croiset e altri «veggenti», Riesce così a fissare una mappa approssimativa che gli permette di scendere sul fondo marino, in un paesaggio di aride crete e scafi decomposti, che soltanto il flusso di fredde correnti rianima di vita breve e illusiva. Là egli trova una cassetta, già segnalata da Piccard, che potrebbe essere appartenuta a un militare del secolo scorso. Ma solo a toccarla con la pinza del batiscafo « si disfaceva come un tessuto troppo vecchio per essere ancora una testimonianza razionale di una lontana tragedia. Dentro, attaccata alla pinza, stava un grumo di materia umiliata dal tempo e dall'acqua, un ectoplasma di carte su cui erano passati antichi conti militari ». La fedeltà a una tradizione famigliare di coraggio e purezza si è trasformata per via nella ricerca di una sfuggente metafora, che coinvolge il destino dell'uno e dell'altro Nievo: perché qui il naufragio risponde al naufragio, l'annosa inchiesta si esaurisce nel muto sfasciume del mare. Al di là delle capziose, geometriche equivalenze, è un libro strano, avvincente, non misurabile con i riferimenti della letteratura, ma di una incombusta, cerebrale passione. Lorenzo Mondo

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