Un russo a Yenan di Mario Bonini

Un russo a Yenan Prime polemiche con Mao Un russo a Yenan IMotr VI iulim irov (Sung Ping): «A Yenan con Mao - 1942-1945 », Ed. Teti, 619 pagine, lire 5000. Caraneristica comune di nuli i lesti fondamentali del marxismo-leninismo, dal Capitale agli scritti di Mao Tse-tung. è il largo ventaglio di interpretazioni dottrinali e di usi pratici che essi offrono. Nelle opere di Marx, di Lenin, di Stalin, di Mao si può trovare, a seconda della congiuntura tattica, la più ampia giustificazione e la più autorevole investitura per la politica del Fronte Popolare e per quella delle avanguardie operaie, per le vie nazionali e graduali al socialismo c per lo scontro frontale di classe sul modello della rivoluzione frontale di ottobre, per le lince « dure » e per quelle « morbide ». Come tutte le fedi scientifiche, anche il marxismo ha avuto applicazione sperimentale in condizioni oggettive, per usare il suo linuaggio, mollo diverse: ed e più che spiegabile che la grande disparità dei tentativi, delle riuscite e degli insuccessi si sia tradotta in una grande fiessibilità delle formulazioni teoriche, che poi non sono mai formulazioni teoriche in senso stretto, ma piuttosto codificazioni a posteriori di situazioni c di scelte strategiche e tattiche. Sempre parlando in gergo, il j marxismo non è dogma, ma guida per l'azione: l'azione politica, si sa. è troppo condizionala da influenze e agenti esterni per essere lineare. Nondimeno, i fedeli di questo o quel caposcuola del marxismo sono sempre in grado di rintracciare nell'opera del maestro una continuila e una coerenza che i « nemici di classe », 0 i seguaci di un'altra « linea » contestano e negano. E' facile, per esempio, accusare Mao Tselung di aver rinnegato gli innumerevoli attestali di fedeltà e di devozione all'Unione Soviclica rilasciati al tempo in cui 1 due partiti e i due Paesi non avevano ancora manifestato pubblicamente le loro divergenze: ma basta frugare con pazienza nelle opere di Mao per trovare affermazioni come questa: « Bisogna bandire i " modelli stranieri ". bisogna farla finita con le chiàcchiere vuote e astratte, bisogna spogliarsi di ogni dogmatismo e aprire le porte a quanto vi è di tresco e vivo che abbia uno stile cinese e un sapore cinese... sepurare il contenuto dell'Inter-1 nazionalismo dalle forme nazioitali è la prassi di coloro che non comprendono nulla di internazionalismo ». Sembrano slogan dei primi Anni Sessanta, o del periodo j della « Rivoluzione culturale ». e di oggi; e sono invece parole ' tratte da un rapporto tenuto da \ Mao Tse-tung alla sessione pie- ! natia del Comitaio centrale del partilo comunista cinese del novembre 1958, quando la parola d'ordine dell'Internazionale comunista era di far blocco intorno all'Unione Sovietica per difendere il Paese del socialismo contro l'imperialismo fascista e giapponese, e ben altro era 11 linguaggio dei Togliatti, dei Thorcz e dei Dimitrov. Evidentemente, in piena era staliniana, asserzioni come quella sopra riportata dovevano impensierire Mosca: ma non resta traccia di attriti e di scontro nei documenti ufficiali, sovietici e cinesi, di quel tempo. Perciò è curioso, anche se spiegabile con le esigenze della propaganda spicciola, che gli attuali dirigenti sovietici abbiano sentilo il bisogno di retrodatare il dissenso dalle tesi di Mao riesumando, a irent'anni da quando fu scrino, il diario di Piolr Vladimirov. che dal 1942 al 1945 fu a Yenan. capitale della « zona speciale » occupata dai comunisti cinesi, nella duplice veste di corrispondente della Tass e di rappresentante del Kominlern. E' un documento critico, e non lune le critiche che Vladimirov rivolge a Mao sono infondale: ma il lettore è pollaio a domandarsi se Vladimirov le abbia volontariamente censurale e tenute nascoste dopo il suo rientro nell'Urss e nel successivo periodo in cui è sialo console sovietico a Shanghai (19481951: è mono due anni dopo), e siano siate trovate fra le sue cane in lempi recenti (il libro è liscilo nell'Unione Sovietica un anno fa) o se. da bravo funzionario, le abbia debitamente messe agli aiti in vista dell'uso polemico che ne sarebbe sialo l'alto tanti anni dopo. E' corrente l'accusa di « riscrivere la storia » a seconda delle convenienze tattiche dei dirigenti sovietici, ma quello del diario di Vladimirov c piuttosto un caso di ibernamento della storia, o della cronaca. Il libro è una miniera di osservazioni inedite e spes:.o acute sulla politica e la umica del par- | ! ! j j lilo comunista cinese negli anni difficili della lolla su due fronti contro il Kuomintang c contro i giapponesi, e arricchisce, paradossalmente, il corpus di testimonianze su quel periodo e su quegli avvenimenti accumulalo da osservatori di ben diversa provenienza come i grandi inviati speciali statunitensi Edgar Snow. Anna Louise Strong. |aek Beldcn. Può muovere, se mai, a considerazioni amaramente qualunquistiche il fatto che questi ultimi abbiano potuto raccontare all'opinione pubblica dell'America di Roosevelt la grande epopea della rivoluzione cinese giorno per giorno, a caldo e con ammirata partecipazione, mentre il loro collega sovietico, investito per giunta d'una missione ufficiale di collegamento e di rappresentanza, doveva confinare le sue riserve e i suoi sdegni nelle pagine di un diario clandestino, senza sapere se un giorno questo diario avrebbe visto la luce. E' stupefacente, poi, leggere nelle note di Vladimirov, in da¬ ta 22 aprile 1945, che «durante la guerra della Germania hitleriana contro l'Unione Sovietica Mao Tse-tung ha mantenuto una posizione che rasentava il tradimento... Mentre i russi, gli ucraini, i bielorussi, i georgiani, gli armeni morivano alle porle di Mosca, di Leningrado, di Sebastopoli e di Stalingrado. Mao Tse-tung organizzava l'epurazione del partito, mettendo fuori causa i "dogmatici ". i comunisti cinesi internazionalisti ». Si potrebbe ritorcere osservando che mentre i comunisti di tulio il mondo morivano alle porte di Madrid. Stalin organizzava, con ben altra spiclatczza. l'epurazione del suo partilo, privandolo di quadri politici e 'militari che sarebbero stati preziosi nell'imminente lotta contro l'aggressione hitleriana. E' vero che con le ritorsioni polemiche non si fa e non si disfa la storia: ma non si fa, e non si disfa, nemmeno accantonando i documenti negli archivi in attesa del « dopo ». Mario Bonini Mao nella « zona speciale » di Yenan, tra il 1942 e il 1945