Brescia: trovate armi fasciste di Giuliano Marchesini

Brescia: trovate armi fasciste Operazione per sventare le azioni terroristiche Brescia: trovate armi fasciste Erano state nascoste in un'officina • Arrestato un ex appartenente ad Avanguardia nazionale (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 15 ottobre. Si trovano ancora arsenali «neri» a Brescia. Un'operazione antiterrorismo ha condotto alla scoperta di un deposito di armi in perfetta efficienza e di una quantità di munizioni. Un fascista è stato arre¬ stato: Adalberto Fadini, 23 anni, ex appartenente al gruppo bresciano di «Avanguardia nazionale». Vecchia conoscenza, questo Fadini. Era sul banco degli imputati al processo per la bomba che nel febbraio dello scorso anno sconvolse la sede del partito socialista, in largo Torrelunga. E accanto a lui v'erano altri personaggi finiti poi nel mezzo delle trame del «Movimento di azione rivoluzionaria»; Kim Borromeo, il «corriere nero» sorpreso in Val Camonica su un'auto carica di tritolo; Alessandro D'Intino, il fascista milanese che fu tra i protagonisti della tragica sparatoria ai Piani del Rascino, Roberto Agnellini, teorico del manipolo bresciano di «Avanguardia nazionale». Nell'inchiesta sulle famigerate «squadre d'azione Mussolini», Borromeo e D'Intino risultano accusati con un gruppo di camerati di «aver commesso fatti diretti a suscitare la guerra civile nel territorio italiano». E questo, secondo quanto hanno stabilito gli inquirenti, era il loro programma: fare eseguire agli appartenenti all'associazione esercitazioni con armi da guerra ed esplosivi; creare depositi di armi, munizioni ed esplosivi in diverse località; allestire equipaggiamenti militari, con automezzi idonei, con viveri di lunga conservazione, divise, pugnali e baionette, usando le armi per operazioni terroristiche rapide in Valtellina ed in altre regioni d'Italia. Questa è la lista presentata dagli inquirenti che si occupano delle trame nere lombarde. Lo scorso anno, a conclusione del processo per l'assalto terroristico alla sede del psi, Kim Borromeo, Alessandro D'Intino e Adalberto Fadini furono condannati. Ma dopo l'appello vennero scarcerati. E questi erano i motivi della decisione presa dai magistrati: «La concessione della libertà provvisoria è consigliabile per essere tutti i pre¬ venuti in giovane età, e per-, che gli stessi hanno dimostrato il loro pentimento ed il loro ravvedimento circa gli atti di violenza con i quali era stata sostenuta un'ideologia politica». Il documento che apriva le porte del carcere al gruppetto di avanguardisti bresciani si concludeva così: «E' da ritenere che i prevenuti non ricadranno nell'errore da essi deprecato». La concessione della libertà provvisoria venne firmata il 20 dicembre. Nemmeno tre mesi dopo, Kim Borromeo trasportava chili di tritolo lungo la Val Camonica, e circa quattro mesi più tardi Alessandro D'Intino era attendato con un drappello di «arditi» in un campo paramilitare nei pressi di Rieti. Adesso, eccolo qui un altro dei «ravveduti». Adalberto Fadini ha attirato l'attenzione degli agenti del nucleo antiterrorismo, che ieri operavano in tutto il Bresciano alla ricerca di depositi di materiale bellico. Gli inquirenti hanno compiuto una minuziosa perquisizione in casa del giovane fascista, ma non hanno trovato niente. L'operazione, comunque, non era ancora finita. Adalberto Fadini è stato condotto in un'officina di San Zeno del Naviglio, alla periferia della città, dove il giovanotto lavorava da qualche tempo. Risulta che il titolare di questa officina è Ezio Tartaglia, un altro dei personaggi finiti in carcere per l'inchiesta sulle trame nere. E qui è avvenuta l'inquietante scoperta: un mitra di fabbricazione tedesca, due pistole, un grosso quantitativo di munizioni di quattro calibri diversi. Giuliano Marchesini

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