Andreotti riferisce ai giudici sul golpe

Andreotti riferisce ai giudici sul golpe Andreotti riferisce ai giudici sul golpe Un'ora di colloquio - I due magistrati torinesi avrebbero sentito il ministro della Difesa circa le informazioni raccolte dal Sid da parecchio tempo su Edgardo Sogno Roma, 15 ottobre. Il ministro della Difesa, Giulio Andreotti, è stato sentito come teste per un'ora dai due giudici torinesi, Luciano Violante e Vincenzo Pochettino, che indagano sulle trame nere, con particolare riguardo all'attività di «Ordine nero» e a quella del liberale Edgardo Sogno. I due magistrati, durante la missione romana, hanno ascoltato anche il generale Andrea Viglione, capo di stato maggiore dell'esercito. L'incontro fra i giudici e Andreotti è avvenuto al ministero della Difesa. Dichiarazioni o comunicati sul contenuto del colloquio, che è stato messo a verbale, non ne sono stati fatti. Violante e Pochettino, ai giornalisti che li hanno incontrati in mattinata a palazzo di Giustizia, hanno soltanto detto: «Siamo venuti a Roma per degli atti istruttori». Un po' poco. Alla precisa domanda se avrebbero incontrato anche il ministro della Difesa, Violante ha risposto: «Non posso confermare né smentire». Non resta che rifarsi alle voci che circolano (tanto a Roma quanto a Torino) e alla logica. Violante indaga su Edgardo Sogno. Si sa che il «partigiano bianco» è stato costantemente tenuto d'occhio dal Sid negli ultimi anni, in particolare dal 1972. Quali elementi hanno potuto mettere insieme i servizi segreti? E' questo che Violante e Pochettino hanno domandato ad Andreotti. Avrebbero potuto rivolgersi al servizio segreto, ma non lo hanno fatto, preferendo andare dal ministro, che in questi ultimi tempi ha sempre cercato di tenersi aggiornato sulle iniziative del Sid, arrivando a mettere sotto inchiesta l'ex capo del servizio, Vito Miceli, per le menzogne sul caso Giannettini. Molto più misteriosi sono i motivi che hanno spinto i giudici di Torino a interrogare Andrea Viglione. Anche lo stato maggiore dell'esercito si è interessato a Edgardo Sogno? Sarebbe assurdo escluderlo e, almeno come voce, anche questa possibilità va registrata. Si parla, però, di ragioni più preoccupanti. Violante e Pochettino, durante l'inchiesta, si sono imbattuti in vari nomi di ufficiali, la cui posizione è ancora tutta da studiare. Con il generale Viglione potrebbero avere parlato proprio di questi ufficiali. Sul piano del segreto, i giudici romani non sono da meno di quelli di Torino. Claudio Vitalone e Filippo Fiore hanno interrogato altri due arrestati, il medico Salvatore Drago e il maggiore della pubblica sicurezza Enzo Capanna, ma hanno rifiutato qualsiasi dichiarazione. Si sa soltanto che durante gli interrogatori si è parlato ancora dell'occupazione del. ministero dell'Interno al palazzo del Viminale. Ormai l'episodio non dovrebbe essere più neppure discusso: è nei capi d'accusa. Ma i magistrati incon- trano non poche difficoltà nel tentativo di ricostruirlo. Pare che quella notte (7-8 dicembre 1970) nessuno si sia accorto di nulla. Cascano tutti dalle nuvole quando Vitalone e Fiore parlano di golpisti entrati nei sotterranei e pronti ad occupare l'ufficio del ministro. Il consigliere istruttore, Achille Gallucci, ha tentato di aggirare l'ostacolo. Con VitaIone, Fiore e Francesco Amato (aggregato da ieri all'inchiesta) è rimasto per metà mattinata a colloquio con l'ispettore generale del ministero dell'Interno, Michele Piccolo, dal quale dipendono tutti gli uomini di pubblica sicurezza che prestano servizio al Viminale. Con questo quadro a disposizione, Gallucci e i suoi collaboratori sperano di arrivare finalmente alla verità. Intanto, hanno chiesto i nomi di tutti gli agenti, sottufficiali e ufficiali che erano di servizio al Viminale dalla sera del 7 dicembre alle ore 3 dell'8. Ultima iniziativa della giornata romana di indagini: un nuovo avviso di reato, consegnato a Umberto Poltronieri, 51 anni, sospettato di avere organizzato l'adunata, il 7 dicembre 1970, di seicento uomini del «Fronte nazionale» in una pa lestra, in attesa che arrivasse un ordine di Valerio Borghese. Per il resto, polemiche, più dure che mai, protagonista questa volta Filippo De Jorio, difensore di quasi tutte le persone che furono arrestate nel 1971 per il golpe e. che, scarcerate dopo quasi un anno, adesso sono nuovamente in carcere. De Jorio ha cominciato con il dire che gli imputati sono stati arrestati «in at¬ tesa di prove a carico» e che in questo modo «sono stati stravolti i princìpi del processo penale». Poi ha consegnato ai giudici una dichiarazione di Remo Orlandini, il costruttore edile che, secondo il Sid, ha vuotato il sacco raccontando tutto sul golpe. Orlandini, latitante, nega: «Smentisco categoricamente di avere rila¬ sciato, sia a voce che per iscritto, qualsiasi notizia relativa al preteso golpe di Borghese». Il ministero della Difesa ha ribattuto che Orlandini parlò liberamente, ben sapendo che stava confessando a carabinieri del Sid. De Jorio, non più come avvocato, ma come collaboratore di Andreotti (o meglio, come ex collaboratore) ha poi fatto una lunga dichiarazione al settimanale missino II Borghese. Il titolo è «Il giuda è tra noi». «Il pei — dice De Jorio — prima di andare al potere ha interesse a soffocare qualsiasi voce che si levi in difesa della libertà. Ma questo non sarebbe possibile se non ci fossero dei Giuda tra nei, delle persone che tradendo la fiducia in loro riposta sono pronte a barattare la libertà 'del popolo pur di non compromettere le loro private ambizioni». Secondo De Jorio, Andreotti ha creato la psicosi del colpo di Stato, «distruggendo i nostri servizi segreti». «Mai salto della quaglia — continua — fu più cinico e clamoroso». Ben diverse erano state le promesse, dice De Jorio, che ricorda di avere avuto un ufficio a palazzo Chigi, quando Andreotti era presidente del Consiglio: «Egli affermò solennemente che mai più si sarebbe tornati a un governo coi socialisti, sottintendendo in maniera trasparente l'ipotesi di non rifiutare l'eventualità di un voto della destra nazionale». Andrea Barberi II gen. Viglione. Anche lui è stato ascoltato come teste

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