Molte ombre su Cuneo

Molte ombre su Cuneo Città del Piemonte e la crisi che tocca Torino Molte ombre su Cuneo Una decina di aziende sono già ricorse alla cassa integrazione, ma la situazione, secondo l'Unione industriale, forse peggiorerà - I settori più colpiti sono quelli del legno, dell'edilizia e delle materie plastiche - Negative anche le previsioni per i tessuti e l'abbigliamento, solo nelle aziende meccaniche c'è un relativo ottimismo (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 14 ottobre. Senza previsioni catastrofiche ma con una certa dose di pessimismo la Provincia si prepara ad affrontare questa crisi autunnale ricca di incognite. Se per il momento solo una decina di aziende hanno fatto ricorso alla Cassa integrazione, un'indagine condotta dall'Unione Industriale in 327 aziende associate rivela che ben 68 (il 22,22 per cento, oltre seimila lavoratori in totale) ritengono probabile l'adozione delle stesse misure entro breve termine. Tra le industrie interpellate una buona maggioranza prevede la diminuzione di nuovi ordini e della produzione, circa il 31 per cento di conseguenza una riduzione del personale. Sono dati che secondo l'Unione Industriale sottolineano la gravità della situazione. «Le cose non vanno bene oggi — si afferma in un documento —, e sono destinate a peggiorare in un prossimo avvenire in tutti i settori». Nell'eventualità di una crisi profonda potrà la Provincia intervenire con attività promozionali che creino nuovi posti di lavoro? «Assolutamente no, dichiara il presidente, professor Martini. La crisi finanziaria ha investito anche le pubbliche amministrazioni, da mesi gli appalti per lavori stradali vanno regolarmente deserti. Ci sono richieste di aumenti, da parte delle imprese, che vanno dal 60 al 130 per cento, e con il blocco delle anticipazioni bancarie non possiamo certo omologarle. Per ora ci si limita all'ordinaria amministrazione, speriamo di poter continuare a farvi fronte». Al sondaggio condotto dall'Unione Industriale hanno risposto, come si è detto, 327 aziende, che occupano il 78 per cento delle maestranze industriali della provincia. Una partecipazione sufficiente per offrire un quadro attendibile di previsioni sull'evolversi della congiuntura a breve termine. I settori che formulano le ipotesi più pessimistiche sono quelli del legno, dell'edilizia e affini, delle materie plastiche. Sostanzialmente negative anche le previsioni per i tessili e l'abbigliamento; in peggioramento la situazione dei cartai mentre, nel complesso, sembra stazionario il settore delle industrie alimentari. C'è un relativo ottimismo, invece, per una parte almeno delle aziende meccaniche. «I risultati del sondaggio, si sottolinea, sembrerebbero dimostrare che l'industria meccanica della provincia è probabilmente più diversificata e meno legata al settore dell'automobile (notoriamente in crisi) di quanto si potesse pensare». Un'opinione condivisa in parte anche dai sindacati. «Ci siamo sempre battuti per impedire che la crisi di un settore coinvolgesse aziende di un'intera zona — dice Trosso della Federazione Lavoratori Metalmeccanici — e forse per questo il Cuneese può guardare all'immediato futuro con più ottimismo di altre province. Unica eccezio- ne negativa, Mondovì. dove sono concentrate la Valeo (seicento operai, da qualche giorno a trentadue ore lavorative settimanali), la Ferodo e la Payen: la crisi dell'automobile rischia di coinvolgere così, in una zona ristretta, oltre mille lavoratori su un totale di duemila». Il questionario sottoposto alle aziende dall'Unione Industriale riguardava le previsioni sull'andamento degli ordini, delle esportazioni, della produzione, dell'occupazione e del magazzino, nonché sul possibile ricorso alla Cassa integrazione guadagni e sugli eventuali investimenti. Questi, in sintesi, i risultati: per nuovi ordini venticinque aziende soltanto (8,50 per cento) prevedono un aumento, mentre 101 (34,35 per cento) indicano stazionarietà e 168 (57,15 per cento) diminuzione. Per l'esportazione dati leggermente più confortanti: venticinque aziende (19,23 per cento) prevedono un aumento, 58 (44,61 per cento) stazionarietà e 47 (36,16 per cento) diminuzione. La domanda sul prevedibile andamento della produzione trova la metà cir ca delle aziende (51,63 per cento) ferma sulla stazionarietà, il 40 per cento incline alla diminuzione e l'8 per cento che prevede un aumento. Le differenze tra queste indicazioni e quelle relative agli ordini — nota una circolare — stanno ad indicare che una parte delle aziende ha ancora un certo «carnet di vecchi ordini da evadere o prevede di lavorare per il magazzino». Le ipotesi sull'andamento dell'occupazione ricalcano solo parzialmente, per fortuna quelle riguardanti ordini e produzione: 20 aziende (6,26 per cento) indicano un probabile aumento, 200 (62,69 per cento) stazionarietà, mentre 99 (31,05) prevedono la diminuzione. «In ogni caso — è il commento — appare fortemente preoccupante che poco meno di un terzo delle aziende preveda di doversi alleggerire di personale». Vivo allarme destano anche le risposte sul probabile ricorso alla Cassa integrazione; 238 no (77,78 per cento) contro 68 sì (22,22 per cento), co¬ sì suddivisi: 34 aziende del settore edile, 12 dei tessili e abbigliamento, 7 del legno, 6 del settore meccanico, 3 alimentari, una ciascuna per le materie plastiche e la ceramica-vetro-chimica, 4 varie. Particolarmente grave la situazione di edili e tessili per cui le aziende che rischiano la Cassa integrazione rappresentano rispettivamente il 40,96 per cento e il 57,14 per cento. Scontati, ma non per questo meno gravi, appaiono infine i dati sugli investimenti previsti: solo il 26,39 per cento ha in programma di effettuare ampliamenti o sostituzioni di attrezzature, mentre il 73,61 per cento prevede di lasciare gli impianti come sono. Le previsioni pessimistiche di alcuni settori cominciano frattanto a tramutarsi in realtà. Per quello edile, ad esempio, che occupa nella provincia oltre sedicimila lavoratori, si avvertono già secondo i sindacati le prime avvisaglie della crisi. «Nel Cuneese — dice Berardo, della Cisl — normalmente i periodi difficili ritardano di sei mesi o un anno rispetto a Torino. Comunque nel settore del legno abbiamo già due aziende n ventiquattro ore settimanali: la Insit di Monta d'Alba e la Cead di Dronero. Per l'edilizia privata si può prevedere una flessione del 30 per cento appena i lavori in corso saranno terminati, a meno che i Comuni non concedano nuove licenze. Quella pubblica, invece, è già in crisi da un pezzo per la mancata applicazione della "167" e della "865" oltre alla mancanza di finanziamenti pubblici e alla stretta creditizia». «Una particolare attenzione — prosegue Berardo — stiamo portando in questo periodo al caso della ditta Torno, che costruisce nella Valle delle Rovine di Entracque alcune dighe per impianti idroelettrici dell'Enel. Le maestranze (400 italiani e 87 turchi) dovranno tra poco sospendere i lavori per il gelo, come avviene ogni anno, e riprendere in \ aprile. Nell'edilizia il massimo di Cassa integrazione previsto in caso di intemperie stagionali è di tre mesi, mentre per l'industria in genere si è avvertita la necessità, per casi particolari, di prolungare il limite a nove mesi. Orti una proposta di legge presentata ad agosto da parlamentari della provincia chiede che il trattamento venga esteso a determinati lavori nel campo dell'edilizia, ma per gli operai della Torno il problema è immediato: aspettavamo un decreto che però è rimasto bloccato con la caduta del governo e ora la situazione diventa difficile». Negli altri settori dell'industria, in provincia, le aziende che hanno fatto ricorso alla Cassa integrazione sono relativamente poche: l'Arpa di Bia in quello chimico, la Filanda Costa di Cuneo e il maglificio Letorio di Garessio fra i tessili, le multinazionali Valeo ed Eaton nel settore meccanico. «Ma a breve termine — ammoniscono i sindacati —, potrebbero piovere richieste a grappoli». Molti operai che dividono il lavoro fra fabbrica e campi si dedicheranno dunque maggiormente, almeno per qualche tempo, all'agricoltura? «Il fenomeno del "part-time" è stato spesso criticato perché, secondo alcuni. Uffievoliva la volontà di lotta sindacale nell'azienda — commenta il presidente della Provincia —. Ma in questi tempi mi domando se non sarebbe meglio esportarlo anche a Torino». Roberto Reale Cuneo. Vicoli e portici di un vecchio quartiere (f. Stampa)

Persone citate: Eaton, Trosso

Luoghi citati: Cuneo, Dronero, Entracque, Garessio, Mondovì, Monta D'alba, Piemonte, Torino