Come politici, industriali, sindacati possono contribuire ad una ripresa

Come politici, industriali, sindacati possono contribuire ad una ripresa Discorso a Biella del presidente della Confindustria Come politici, industriali, sindacati possono contribuire ad una ripresa Giovanni Agnelli ha detto che lottando per una "maggiore efficienza produttiva si combatte anche contro le avventure totalitarie - Urgenza di ristrutturare le aziende (Dal nostro inviato speciale) Biella, 14 ottobre. Qual è il ruolo che le autorità politiche, gli imprenditori e i sindacati devono svolgere «per contribuire ad uscire da questa, che è la più grave crisi del dopoguerra? »? Agli interrogativi ha risposto il presidente della Confindustria, Giovanni Agnelli, intervenuto oggi — con il direttore generale Mattei — all'assemblea annuale degli industriali biellesi. Nel suo discorso, egli si è anche soffermato sulle trattative in corso tra Confindustria e sindacati per la contingenza e il salario garantito. (Il secondo incontro è previsto per mercoledì e i sindacati hanno già proclamato, per giovedì, un primo sciopero nazionale di quattro ore). Agnelli ha sottolineato energicamente l'esigenza ur- i gente di procedere « alla mo- j dernizzazione delle strutture del Paese ». perché la competizione internazionale si fa sempre più dura « e le imprese hanno il vincolo del mercato aperto ». Egli ha avvertito che, se non ci si pone in grado di fronteggiare questa concorrenza, « non potremo, in futuro, neppure essere in grado di difendere realisticamente i livelli di occupazione ». Ma non è tutto. Una caduta del sistema industriale può mettere in pericolo « lo stesso aspetto democratico e pluralistico del Paese». «La parte imprenditoriale — ha affermato Agnelli — ha questa consapevolezza e non può quindi rispondere che con la richiesta di una maggiore ef- ficienza produttiva all'insidiache la crisi porta all'assetto democratico e all'autonomia del Paese » In altre parole, lottando per una maggiore efficienza del sistema produttivo, si lotta anche per evitare che la democrazia sia colpita da avventure totalitarie. Il presidente della Confindustria ha lanciato un appello pressante: « Dobbiamo chiedere — ha detto — ai nostri partnere, e ricercare con essi, una volontà comune per procedere insieme alla modernizzazione delle strutture del Paese ». « Mi rendo conto ha aggiunto — che ciò non sarà né facile né senza prezzo, ma, francamente, non vedo alternative ». Tutto il Paese deve essere coinvolto « nella modernizzazione del sistema e delle relative ristrutturazioni di aziende e di settori, compresi quelli relativi alla domanda pubblica e agli investimenti sociali e alla pubblica amministrazione ». Per fare ciò, Agnelli ha indicato alcune condizioni di carattere generale. Gli imprenditori devono avere « la capacità di accettare il nuovo » e di sviluppare al massimo le loro caratteristiche professionali, « talvolta offuscate da un rapporto con le forze politiche non improntato al rispetto dei reciproci ruoli ». Tia l'altro, il presidente della Confindustria ha respinto con energia i! timore dei sindacati che, attraverso le proposte di ristrutturazioni, « si vogliano restaurare nel- l'impresa e nella società equi- libri vecchi e caratteristici di altri tempi, che a noi imprenditori non interessano più ». Pensando ciò, « si dimostra — a giudizio di Agnelli — scarsa considerazione non solo nell'intelligenza degli imprenditori, ma anche nella maturazione della coscienza civile del Paese ». La seconda condizione (do-] po quelle degli imprenditori) per la modernizzazione del sistema riguarda la responsabilità politica: « Essa — ha affermato Agnelli — deve garantire un'efficiente politica di programmazione ». Quindi, una direttrice di questa politica « dovrà essere costituita da uno spostamento delle risorse dai settori che non trovano più nel mercato interno e in quello estero sufficienti impulsi espansivi, verso settori ai quali si schiudono favorevoli prospettive di svi- l*PP° ?er il carattere innova tivo dei prodotti o per il loro collegamento con gli investimenti sociali ». Non sono mancate critiche e sollecitazioni ai politici, affinché « i generici impegni si trasformino in precisi programmi » e perché sia svolta «un'azione concreta diretta finalmente ad impedire lo smisurato spreco di risorse o a diminuire i parassitismi, che in tutti i settori, ma particolarmente iti quelli pubblici, sottopongono il nostro sistema a lenta asfissia ». Sul tema essenziale della ristrutturazione delle aziende, Agnelli ha ricordato che « fra vent'anni un terzo degli attuali prodotti sarà sostituito da altri del tutto nuovi ». ! £ ^ ' neranno il loro ciclo produttivo, e altre sorgeranno. Tutto ciò comporta una mobilità della mano d'opera, che non danneggi però i lavoratori, anzi, studiata in modo « da garantire la difesa di un certo potere d'acquisto alle famiglie fuori dal circuito del lavoro ». Questa mobilità de ve pero anche consentire alle imprese « la possibilità di tra- rare nuovi equilibri, coerenti all'elasticità del mercato in-temo ed internazionale ». Agnelli ha dichiarato che occorre raggiungere accordi su questo punto, invece cheaddossare gli oneri alle sin- gole aziende: «Preferiamo — ha affermato — lo studio e la creazione, con impegno comune, di nuovi istituti capaci di risolvere in modo funzionale e globale il problema della mobilità del lavoro, piuttosto che l'occasionale media¬ zione politica dì interessi »; specie se questa mediazione « sacrifica agli interessi di una parte sociale l'autonomia gestionale delle imprese, soprattutto quando i loro margini di elasticità sono particolarmente ristretti ». In queste ultime frasi c'era, evidente, la spiegazione del perché la Fiat non ha accettato la recente mediazione del ministro Bertoldi. Rivolgendosi ai sindacati, Agnelli ha detto: « Non intendiamo disconoscere il ruolo del sindacato. Esso si è con- quistato un posto importan- te come centro di decisioni | sociali e come nostra contro- parte nella gestione del fat- \tore lavoro». Però, « uno dei re» massimi errori compiuti dal- i le nostre controparti — ha proseguito Agnelli — nei confronti delle imprese è stato quello di togliere loro ogni elasticità ». A questo proposito, Agnelli ha ancora sottolineato che « ciò non avviene in alcuna parte del mondo in cui ci troviamo a compete- Il tema dell'elasticità del lavoro è collegato alla tratta- tiva in corso a Roma tra Confindustria e sindacati, Agnelli ha definito questa trattativa «drammatica», per- jche, se è vero che l'inflazio- jne colpisce prevalentemente i redditi fissi, è vero che col- pisce anche le imprese, le quali oggi, « prive di elasti- cita e già provate da costi talvolta superiori a quelli in- ternazionalì, anche a causa delle inefficienze politiche, non hanno praticamente più margini su cui operare-, in specie dopo che la stretta creditizia ha annullato quel- te risorse aggiuntive su cui in passato potevano contare». Dopo aver ripetuto che in queste condizioni la trattativa di Roma è « drammatica », il presidente della Confindustria ha proseguito: « Non è tempo di irrigidimenti, da qualsiasi parte essi si pre- sentino. Dovrebbe, purtroppo, essere a tutti chiaro che da questo negoziato si può usci- re tutti vinti. Credo che nes- i suno voglia questo ». Egli ha osservato che « l'inflazione ha cause strutturali, che non si combattono con l'aumento indiscriminato, anche se talvolta giustificato, della base monetaria, ma favorendo la correzione di quelle rigidità che hanno contribuito a portarci a questa situazione ». Agnelli ha soggiunto che gli imprenditori « sono pron ti ad ogni collaborazione », ma avvertono che « l'indù stria italiana non può sop portare ancora a lungo, ed j in un momento in cui si indi j stribuiscono ì ruoli nell'ara bito mondiale, l'handicap del l'assenza di mobilità e di fles sìone del fattore lavoro ». Oc corrono quindi « garanzie eco nomiche per i lavoratori », | ed è necessario predisporre « strutture formative che con sentano di riqualificare pro fessionalmente le forze di la voro liberate dalle ristruttu razioni aziendali e settoriali ». j L'assemblea degli industria • li biellesi era stata aperta ] dal presidente dell'Associa ' zione, Giorgio Frignani, con una relazione dalla quale si rileva, tra l'altro, che oggi il 50 per cento delle aziende biellesi lavorano ad orario ridotto, e che questi orari j ridotti coinvolgono un quarto ! dei 47 mila lavoratori, « di j cui 36 mila. appartengono al j settore tessile^ ». 1 Sergio Devecchi

Luoghi citati: Biella, Roma