Da 30 anni bucano la Penisola alla ricerca di gas e di petrolio di Bruno Ghibaudi

Da 30 anni bucano la Penisola alla ricerca di gas e di petrolio Come e dove si sono scoperti i giacimenti in Italia Da 30 anni bucano la Penisola alla ricerca di gas e di petrolio L'interesse che fin dall'inizio degli Anni Quaranta i tecnici dell'Agip hanno riservato alla Pianura Padana come terra di giacimenti d'idrocarburi scaturiva da un convincimento che i geologi stavano maturando proprio in quegli anni. Si accertava cioè con sempre maggiore certezza che la formazione del metano e del petrolio greggio era avvenuta, attraverso i millenni, per lenta decomposizione chimica di organismi marini racchiusi negli strati sedimentari. Un processo iniziato nell'era paleozoica (da 400 a 320 milioni di anni fa) e completatosi nell'era quaternaria (da un milione di anni fa ad oggi), quando il greggio formato nelle rocce-madri ha incominciato a filtrare nelle rocce-serbatoio dando origine a quasi tutti i giacimenti petroliferi. La Pianura Padana è il grande fondale di un mare delimitato a Nord dalle Alpi e a Sud dagli Appennini e che si è ritirato molti secoli fa. I primi giacimenti di metano, modesti come entità e situati a quote poco profonde, sono stati scoperti nel 1944. Poi gli eventi bellici e il disorientamento dell'immediato dopoguerra hanno rallentato i lavori. Dopo alcuni tentativi effettuati negli anni successivi da varie società, il maggior slancio nelle ricsrche si è espresso a partire dal 1953, quando cioè il Parlamento ha approvato la legge che istituiva l'Ente nazionale idrocarburi. Da allora i risultati sono stati numerosi. Nel 1954 veniva localizzato un grande giacimento di gas naturale a Porto Corsini e altre strutture minerarie a gas venivano scoperte nella Pianura Padana e in Abruzzo (zone di Piadena, Serenano, Soresina, Desana, Cisina, Pandino, Orzivecchi e Ardizzone). L'anno successivo altre strut¬ ture dello stesso tipo venivano individuate a Bagnolo Meila, Budrio, Spilamberto, Modena e Monestirolo. Per vedere sgorgare il primo petrolio italiano bisogna invece attendere le perforazioni nella zona di Gela in Sicilia. Il primo fiotto di oro nero sprizza nel 1956. Il pozzo di Gela 1 produce ancora oggi più di 180 tonnellate di petrolio al giorno, nel 1957 altri giacimenti di gas naturali vengono scoperti in provincia di Bologna (Casale, Selva e Minerbio). L'anno successivo un altro grande giacimento di gas viene individuato nel sottosuolo di Spilamberto (Modena) e in pochi mesi intorno al primo pozzo ne vengono scavati altri nove, ancora oggi tutti produttivi. Altri importanti ritrovamenti gassiferi sono segnalati in quello stesso periodo a Brugherio e Cernusco sul Naviglio, Casteggio e Minerbio. Nel 1959 inizia al largo di Gela, per la prima volta in Europa, la prima perforazione sottomarina. L'impianto, costituito dalla piattaforma autosollevabile «Scarabeo» e dalla nave appoggio Saipem, completa con esito positivo due pozzi a mare. Giacimenti di gas sono scoperti a S. Salvo in Abruzzo, a Grottole e Ferrandina in Basilicata. Quello di Ferrandina costituisce ancora oggi il più ragguardevole successo A ritmo serrato Da questo momento incominciano a definirsi meglio le zone in cui, con le attrezzature di sondaggio e di perforazione di cui si dispone, è possibile raggiungere giacimenti di idrocarburi. Le scoperte si susseguono a ritmo piuttosto serrato. All'inizio del 1960 le trivellazioni in mare, al largo della costa di Ravenna, consentono di individuare un gia¬ cimento di notevole importanza. Altre scoperte sono segnalate nel 1961 in Abruzzo, in Basilicata (Pisticci) e in Sicilia (Gela e Gagliano) e nel 1962 ad Alfonsine e a Rotondella. Le trivellazioni «off shore» al largo della costa romagnola consentono di raggiungere numerosi giacimenti di gas naturale. Nel 1971 è la volta di un grande giacimento al largo di Crotone (Calabria), che nei mesi successivi si rivelerà assai più imponente del previsto. Nella Pianura Padana le ricerche hanno avuto esiti assai soddisfacenti anche nelle valli di Cornacchie Nell'alto Adriatico i pozzi si sono rapidamente moltiplicati. Soltanto nei giacimenti di Cervia-Arianna e di Dosso degli Angeli (Comacchio) si scoprono riserve per 11,6 miliardi di metri cubi. Nel 1971 nuovi giacimenti vengono raggiunti al largo di S. Benedetto del Tronto e di Pescara e dell'off-shore Calabro. Alla fine del 1973 l'Agip aveva scoperto in Italia complessivamente 311 miliardi di metri cubi di gas, che dal punto di vista energetico equivalgono a più di 250 milioni di tonnellate di petrolio. L'importanza dei pozzi di Casirate trascende però le cifre che ne rappresentano la produttività e le riserve. Aver trovato idrocarburi a oltre 5 mila metri di profondità vuol dire avere iniziato una nuova fase d'esplorazioni vantaggiose. I sondaggi in strati vecchi da uno a cinque milioni d'anni, compiuti negli Anni Cinquanta, hanno permesso di scoprire nella Valle Padana più di 120 miliardi di metri cubi di metano. Anche se nessun calcolo e nessun metodo di rilevamento consentono — almeno per oggi — di prevedere se e quanti altri giacimenti di idrocarburi potranno essere scoperti, è fuori dubbio che il successo di Casirate autorizza a sperare che le trivellazioni fino a quote di 5 mila-6 mila metri, nel cuore di strati che hanno almeno 200 milioni d'anni, possano raggiungere altri giacimenti. E non a caso l'Eni ha in programma di ripassare al setaccio, scendendo però alle profondità maggiori, tutte le zone già esplorate in questi ultimi venticinque anni. Sembra inoltre che l'Eni sia intenzionata ad esplorare la intera Pianura Padana, anche al di fuori delle zone attualmente in concessione. Necessari sondaggi Si tratta di sondaggi necessari ma assai costosi, precisiamolo. Non solo, ma poiché le tecniche di rilevamento dalla superficie di cui attualmente si dispone non consentono di rappresentare le prospezioni di strati al di sotto dei 3 mila metri, le trivellazioni e le scoperte di giacimenti a tali profondità potrebbero servire anche alla messa a punto di metodi d'indagine di nuovo tipo, che faciliterebbero enormemente le ricerche successive. Per adesso le zone considerate « genericamente idonee » ai sondaggi su probabili giacimenti di idrocarburi continuano a essere la Pianura Padana e il suo prolungamento nell'Adriatico, una parte della costa adriatica, il Gargano e la Puglia, alcune aree del Mar Ionio e della Sicilia Accanto ai sondaggi guidati da tecniche tradizionali, s'i nizia oggi la nuova fase della trivellazione profonda. E con essa il iavoro per i ricercatori di idrocarburi in Italia sarà assicurato e — speriamo — fruttuoso per molti decenni. Bruno Ghibaudi

Persone citate: Ardizzone, Calabro, Desana, Gagliano, Gargano, Porto Corsini, Selva, Soresina