Caccia alle forme di vita sugli astri del nostro cielo di Giorgio Abetti

Caccia alle forme di vita sugli astri del nostro cielo L'esplorazione astrofisica del sistema solare Caccia alle forme di vita sugli astri del nostro cielo Se pensiamo alla nascita e sviluppo della « nuova astronomia » iniziata Quattro o cinque secoli fa, si deve riconoscere che l'umanità ha assistito ad un fenomeno piuttosto strano. Sfrattata dapprima la Terra dal centro del sistema solare in seguito al progresso delle osservazioni eseguite da Terra con telescopi sempre più potenti e in tempi recenti a mezzo delle esplorazioni spaziali, oggi sembra si possa affermare che la Terra rappresenta un'eccezione fra gli altri suoi compagni del sistema solare, essendo il solo fra essi ad ospitare forme di vita animale e vegetale in uno sviluppo ed evoluzione tanto avanzati. Alla Terra è data tale possibilità, che possiamo chiamare un privilegio, per le sue dimensioni, per la sua distanza dall'estro centrale, per la presenza di un'atmosfera e dell'acqua, indispensabili per la nascita e sviluppo di qualsiasi forma di vita. E' naturale il desiderio umano di confermare ed ampliare le conoscenze fino ad oggi acquisite, estendendo l'esplorazione spaziale, la quale, come è ben noto, ha fatto e fa ogni giorno fantastici e rapidi progressi, per indagare se sugli altri pianeti del sistema solare siano esistiti od esistano tracce più o meno accertabili di vita o per lo meno la possibilità che essa abbia origine, come l'ha avuta, milioni di anni fa sulla Terra. Più ampie conoscenze, rispetto a quelle già note, ottenute dalle osservazioni eseguite dalla superficie terrestre, sono state appunto ottenute per merito di quelle spaziali, che hanno dato la possibilità di avvicinarsi e, nel caso della Luna, approdare sulla sua superficie. I satelliti artificiali, avvicinandosi ed orbitando attorno a Mercurio a Venere a Marte e a Giove, hanno fatto notevoli scoperte, promettendone altre in un prossimo futuro. Per quello che riguarda la Luna, uno studio interessante di Piero Leonardi, geologo all'Università di Ferrara, il quale da qualche tempo si occupa di selenologia (La. Stampa dell'll gennaio 1972), mette in evidenza alcuni aspetti delle configurazioni lunari alquanto misteriosi, i quali potrebbero costituire la prova che un tempo esisteva l'acqua sulla Luna. Alcune delle numerose, dettagliate fotografie che oggi abbiamo del suolo lunare, presentano con grande evidenza lunghi e profondi solchi o crepacci sinuosi e serpeggianti che ricordano i letti dei fiumi terrestri essiccati. Riesce difficile spiegare come questi solchi si siano formati, se non si possa ammettere che in tempi di un lontano passato la Luna fosse avvolta da un'atmosfera, fatto che è generalmente scartato dalla maggioranza dei selenologi. Leonardi avanza l'ipotesi che la maggior parte di questi solchi sia di origine vulcanica, cioè il resultato di un flusso lavico dai numerosi crateri che coprono la superficie lunare, formando i così detti vasti suoi « mari », costituiti appunto da lava solidificata. Comunque, anch': l'esplorazione in situ delle varie regioni della Luna sembra confermare che sulla Luna non sia mai esistita alcuna forma di vita. Su Venere Quanto agli altri pianeti del sistema solare, già dalle osservazioni eseguite da Terra si era avanzata l'ipotesi che Venere, avvolta da un denso impenetrabile strato di nubi con temperatura e gas proibitivi per l'esistenza della vita, potesse nel corso di milioni di anni avvicinarsi e gradualmente raggiungere le condizioni nelle quali ora vive la Terra. Si pensava invece che Marte, all'opposto, si trovi in uno stato più avanzato della Terra, tale da poter albergare solo alcuni resìdui di una vita ormai tramontata. Ma le recenti esplorazioni di Marte, effettuate con i vari satelliti, ci hanno svelato che il suo stato attuale è molto simile a quello della Luna e quindi l'ipotesi di un tramondo della sua vita è diffìcile da sostenere. Giove, anche secondo le ultime esplorazioni del Pioneer 10, è un globo costituito principalmente di idrogeno ed elio con nubi formate di cristallini di ammoniaca e ghiaccio di acqua. Si può fare l'ipotesi che nel suo interno debba esistere un piccolo nucleo di ferro ad altissima temperatura, che si trasmetta per correnti convettive e maree nelle sue parti più esterne, dove si producono e sono visibili anche dalla Terra i vari fenomeni presenti nella sua turbolenta atmosfera con venti che raggiungono 500 km all'ora. Il desiderio innato nella umanità dì raggiungere sempre maggiori conoscenze sul mistero dell'origine e sviluppo della vita porta ad intensificare sempre più queste ricerche con tutti i mezzi a nostra disposizione, fra i quali la radio-astronomia gioca una parte tanto importante. E' svelato il mistero delle pulsar con i loro rapidissimi segnali radio, che parve si potessero interpretare come segnali inviati da esseri intelligenti, mentre invece si tratta di stelle ad altissima temperatura, si crede stelle a neutroni, con proprietà fisiche non ancora ben conosciute. Negli Stati Uniti ha avuto recentemente inizio un nuovo tipo di ricerche. La ben nota istituzione Nasa, che dirige e opera le imprese spaziali, sta preparando due satelliti i quali verranno lanciati nel 1976 da Cape Canaveral verso Marte, che raggiungeranno dopo un viaggio di 11 mesi. Saranno di un tipo del tutto nuovo trattandosi di due microlaboratori, che orbiteranno attorno a Marte, lasciando cadere sulla sua superficie a mezzo di paracadute alcuni strumenti atti a svelare se esista qualche forma di vita su quel pianeta. E' progettato di lanciarne uno su di un grande canyon, o crepaccio, che attraversa la sua superficie, e l'altro verso la sua calotta polare setIcntrionale. Queste località soyio state scelte perché potrebbero contenere tracce di acqua, necessaria per l'origine e sviluppo della vita. Speranze I due microlaboratori pesano soltanto 15 chilogrammi, sono pieni zeppi di apparecchi elettronici, termostati, gas radioattivi e con ingegnosi dispositivi effettueranno una serie di esperimenti chimico - fisici, che verranno trasmessi via radio per accertare se su Marte esista ancora qualche segno di vita simile alla nostra. Se questi satelliti, che sono già chiamati Viking, dagli antichi navigatori-pirati nordici, proveranno che su Marte è esistita o esiste ancora qualche forma di vita. potremo avere una prima prova che probabilmente in tutto l'universo la presenza della vita è un fatto comune, confermando, anche in questo campo, l'unità del cosmo e della creazione. E' ora ormai certo che elementi come l'idrogeno, l'ossigeno, l'azoto e il carbonio, il quale ha la capacità di formare molecole molto complesse, esistono in maggiore o minore quantità sui nostri pianeti e che la radiazione ultravioletta del Sole favorisce la produzione degli amminoacidi, essenziali per la nascista e sviluppo di ogni forma di vita. Naturalmente questa possibilità deve essere accompagnata da condizioni di temperature non troppo alte, né troppo basse, in relazione alla distanza del pianeta dall'astro centrale che li domina e dalla presenza di acqua sulla sua superficie. Ma se la presenza di qualche forma di vita nel sistema solare sembra allo stato attuale un privilegio della Terra, non si può fare a meno di pensare ai miliardi e miliardi di stelle che costituiscono l'universo, almeno fino a quei confini che ci è dato investigare. Queste stelle, come è noto, sono altrettanti Soli più o meno grandi del nostro, il quale nella sequenza evolutiva delle stelle non è affatto eccezionale, quindi si può ragionevolmente ammettere che nell'enorme numero di questi Soli molti siuro accompagnati da pianeti, formando con questi sistemi simili al nostro sistema solare. Tali pianeti, a causa delle loro modeste dimensioni e delle limitazioni dei nostri mezzi di osservazione, non possono venire investigati direttamente da noi, però di alcuni gli astronomi hanno potuto provare l'esistenza. Forse in futuro esperienze simili a quelle progettate per il sistema solare potranno venire estese al di fuori di questo, o anche si può immaginare che un giorno possano arrivare sulla Terra eventuali più o meno misteriosi messaggi da lontani pianeti, sui quali si trovino sviluppati mezzi di comunicazione più potenti di quelli che fino ad oggi possediamo sulla Terra. Giorgio Abetti

Persone citate: Cape, Leonardi, Piero Leonardi

Luoghi citati: Stati Uniti