Il problema casa Cinque soluzioni

Il problema casa Cinque soluzioni DIBATTITO Il problema casa Cinque soluzioni Il fabbisogno è di centomila vani entro il '78 - Centri storici e compiti della Regione Con l'intervento del sindaco architetto Picco prosegue il dibattito sul problema della casa e sulla crisi dell'edilizia, al quale sono invitati amministratori, tecnici e sindacalisti. Le opinioni espresse non coincidono necessariamente con la linea di questo giornale. Il problema della casa e le sue possibilità di intervento, attraverso II rilancio dell'edilizia economico-popolare, vanno visti nell'ambito dell'area metropolitana. Per l'area ecologica torinese II fabbisogno di vani, in base al presumibile increm ito demografico, si calcola sia tra le 85 e le 100 mila unità tra il 1974 e il 1978. In un breve periodo si pone quindi un problema di notevole ampiezza, poiché mentre si può presumere di soddisfare gradualmente, in un numero ragionevole di anni, il fabbisogno connesso alle situazioni di decadenza e di affollamento, urge affrontare subito il fabbisogno nuovo che in parte deve rendere possibile il rinnovo del fabbisogno edilizio esistente, e in larga misura deve coprire le domande insoddisfatte. Anche dinanzi a un arresto di flussi immigratori verso II Piemonte, a livello regionale bisogna condurre un'efficace politica di decongestionamento del polo torinese e di complessivo riequllibrlo territoriale. Un primo, urgente obiettivo per gli enti locali è II rilancio sostenuto dell'edilizia pubblica, con nuovi insediamenti; mentre un secondo obiettivo, da perseguire parallelamente, è dato dal recupero dei tessuti urbani, con particolare riferimento ai centri storici. Terzo obiettivo, le premesse per interventi collaterali dell'edilizia privata, puntando a un controllo pubblico del regime dei prezzi e dei canoni di affitto, in maniera da non mortificare gli investimenti In questo settore ed insieme eliminare i fattori speculativi, promuovendo di fatto un regime di equo canone. Se si valutano concretamente le possibilità di rilancio dell'edilizia pubblica e gli interventi necessari, bisogna considerare il problema sotto il duplice profilo della situazione urbanistica e dei meccanismi finanziari. Gestione «167» Sul piano urbanistico la disponibilità di aree in riferimento alle quali è stata applicata la legge 167 consente la costruzione di circa 100 mila vani nell'area metropolitana. S'impone dunque una gestione unitaria di queste aree, in modo da poter predisporre un piano di assegnazioni rispondente alle necessità dell'intera area metropolitana, e quindi la costituzione di consorzi per l'applicazione e la gestione della 167. La Regione, d'intesa con le amministrazioni comunali, formuli quindi urgentemente un programma-stralcio per l'edilizia sovvenzionata, tenendo conto sia delle esigenze, sia delle reali possibilità operative degli Istituti autonomi per le case popolari. Ciò consentirà d'affrontare il problema dei finanziamenti: a) i Comuni potranno compiere un intervento politico uninitario sul ministero dei Lavori Pubblici e sull'autorità monetaria e creditizia per attivare i fondi già stanziati ma non ancora erogati, e per sollecitare un congruo rifinanziamento dell'edilizia pubblica che consenta di dare attuazione alla legge per la casa: b) la Regione, oltre all'ini¬ ziativa politica, più che a finanziare direttamente gli lacp (il che appare difficile in relazione allo stato della finanza regionale), dovrebbe provvedere a un massiccio intervento a sostegno degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, trasformando il contributo in conto interessi previsto attualmente dalla legge regionale del 15 febbraio 1974, n. 5, in un contributo in conto capitale, riferito anche all'urbanizzazione secondarla: e cioè scuole, verde, servizi sociali attigui ai nuovi insediamenti residenziali. Un Intervento articolato in dieci anni attraverso mutui contratti dalla Regione, con una possibilità di spesa annua sugli 8 miliardi, da concentrarsi inizialmente in misura prevalente nell'area metropolitana, dovrebbe nel decennio sostenere gli oneri di urbanizzazione per circa 35 mila alloggi di edilizia pubblica. Si avrebbe cosi un abbattimento dei costi di produzione del 1215 per cento, creando inoltre un presupposto "per la' sfessa attività degli lacp. E' chiaro che questo tipo di intervento deve accompagnarsi alla riattivazione dei canali di finanziamento: Sulla legge 865 c) altro filone di iniziative in cui la Regione potrebbe giocare un ruolo rilevante è quello dell'edilizia convenzionata, in riferimento sia al risanamento del tessuto urbano (centri storici) e sia alla produzione di nuovi edifici. L'applicazione della legge 865 consente un primo abbattimento dei costi, riducendo notevolmente l'onere delle aree, mentre un intervento aggiuntivo di contributo in conto interessi potrebbe ulteriormente ridurre i costi globali, consentendo l'applicazione di canoni di riscatto adeguati alla possibilità delle famiglie a reddito medio-basso. Anche in questo caso l'onere finanziario dovrebbe essere a carico dello Stato e una richiesta in tal senso deve quindi far parte dell'anzidetta, più generale iniziativa politica nei confronti del governo: d) nell'attuale situazione congiunturale bisogna valutare, qualora non si profilasse a breve termine un concreto intervento dello Stato, la possibilità di un intervento finanziario regionale, che dovrebbe consentire almeno di avviare un'iniziativa pilota di edilizia convenzionata, cercando insieme di riprendere il discorso, in riferirimento a questo specifico progetto, con le imprese industriali sulle contribuzioni sociali; e) la Regione in passato aveva manifestato una certa disponibilità a contribuire al risanamento dei centri storici. Due' sto intervento potrebbe concre tarsi in contributi in conto capitale per le operazioni di esproprio che i Comuni devono svolgere e che presentano una certa onerosità. La Regione do vrebbe cioè concorrere alla formazione di un patrimonio im mobiliare nei centri storici mentre il meccanismo dei canoni differenziati con gli eventua li contributi statali dovrebbe garantire la possibilità di svol pere un largo intervento di edilizia convenzionata. Secondo una prima, appressi motiva valutazione lo stanzia mento regionale necessario per risanare i centri storici si ag gira intorno ai 50 miliardi, da ripartire in un ragionevole arco di tempo. Con questa cifra non si portano certo a termine risanamenti ma si può già dare una dimensione consistente all'avvio dell'operazione. GIOVANNI PICCO

Luoghi citati: Piemonte