Una moda femminista

Una moda femminista La sfilata a Milano Una moda femminista I sarti che non andranno a Firenze hanno presentato i modelli per la prossima estate (Nostro servigio particolare) Milano, 11 ottobre. Le ragazze di Milano hanno preso alla lettera le indicazioni della moda d'autunno: avvolte in camicioni molli, immerse in spolverini fluttuanti e lunghissimi, decise ad apparire pellegrine penitenti in mantelle col cappuccio rovesciato sulla schiena, si sono votate all'ampiezza, alla larghezza con accanimento. Le osservatrici della moda non sono da meno e abbigliate così sono venute a vedere le nuove o meglio le antiche gentilissime ampiezze, che, stando ai creatori di Milano, ci preparano la primavera e l'estate 1975. Tutti gli stili sono buoni, ogni reminiscenza è valida; gli Anni Cinquanta con trapezio, usse e tuniche, gli Anni Quaranta con tailleur stringati sulle gonne morbide, gli scamiciati e i grembiuloni, l'abito falsa premaman e finta bambina, si accavallano nel gran film dell'estate, proiettato su stoffe lievi, lino e garza, crèpe satin da biancheria e cotoni senza peso. Ne esce fuori una donna che ha grande scioltezza nella chiarità dei colori e nella fluidità delle forme ma rimane improbabile per eccesso, nella canzonatura di se stessa. «E' una moda antiesibìzione ma anche anticostrizione» dice Krizia, chiamando in causa un nuovo femminismo senza impacci, Virginia Woolf in gita al faro nonché Lucy van Pelt della copertina di Linus e la sua frase fatidica: «Io sono tutta mia». Gratificanti per le donne di oggi perché nascondono, assassini per lo sguardo maschile perché non concedono nulla, gli abiti-camicia di Krizia sono così fluidi da potervi navigare dentro, avendo un corpo smilzo e agile. Basile Escargots posa bluse alla marinara sulle gonne ampie e in sbieco e le alterna a vestiti-grembiule stretti alla vita e tutti uno scannellarsi di godè; le maniche scampanate e corte aggiungono sveltezza all'insieme e il resto lo fanno i colori pastellati ma freschissimi. Soli o abbinati il rosa pallido, il grigio tenue, il celeste slavato, il giallo pa¬ glierino e moltissimo bianco svariano in impeccabili tailleur, in abiti spolverino e in soprabiti accappatoio voluminosi ma aerei. Anche Armani, che ha disegnato le collezioni di Gabrielli, Gibò, Montedoro e Sicons, pensa alla donna dell'estate 1975 come ad una creatura amante degli sciolti trench in nappa o gabardine di cotone, in spolverini di velluto stampato; se li abbandona, è per indossare un blouson ancora in meravigliosa nappa candida, una maglietta jacquard su pantaloni in lambswool o completi di seta con la gonna pantalone e la camicia-blusa di colore morbido e freddo. I toni oliva e burro, champagne e fieno avvalorano l'impressione di estrema libertà di questo modo di vestire, sempre teso alla impalpabile sovrapposizione di più capi in uno stesso modello. Ma è con Missoni e Caumont che la moda per la primavera-estate 1975 ritrova, pur in costanti variazioni sul tema, la giusta eleganza, che interpreta la linea nell'aria e la smussa restituendoci subito abiti desiderabili, di una grazia femminile disinvolta e sottile. Missoni è noto come un vero mago dell'accumulazione di colori esili in una blusa, in un cardigan, che trascolorano in un diffuso arcobaleno, rimanendo lievi. Le sue bluse in jersey stampato, strette alla vita da una cintura sciarpa, dove la magia della maglia si annuncia leggerissima per esplodere nel grande scialle, posano su gonne a crestine, chiare e volanti, ma i golfetti smilzi d'un lilla glicine o d'un viola scurissimo raggiungono una gonna diritta, affusolata. Caumont è come quei rari pittori che puntano sul colore più difficile, il bianco. E' il lino, la seta bianca abbinati al blu, al marron, alle rigature di luce fredda, come il grigio e il rosa o scattanti in blu, a costituire la base d'una linea sciolta ma contenuta, avvolgente ma verticale, che non enfatizza la donna ma le presta un'allure di eleganza sport attuale e classica insieme. Lucia Sollazzo

Luoghi citati: Firenze, Milano