Sulle tracce dei banditi fra i monti del Nuorese di Francesco Fornari

Sulle tracce dei banditi fra i monti del Nuorese Pattuglie armate fanno parte del paesaggio Sulle tracce dei banditi fra i monti del Nuorese Sono il centro del banditismo sardo - Ha la più alta percentuale di delitti dell'isola Nella zona aspra e selvaggia vivono una ventina di latitanti - Due persone sono ancora prigioniere: uno studente, da 54 giorni, e un allevatore sequestrato il 21 luglio (Dal nostro inviato speciale) Nuoro, 11 ottobre. Il primo posto di blocco lo incontro ad una trentina di chilometri da Nuoro: due camionette bloccano la strada, agenti con mitra controllano i documenti degli automobilisti. Soffia un vento gelido, gli agenti sono illividiti per il freddo, il metallo delle armi ghiaccia le dita, il cielo plumbeo minaccia pioggia. «E' accaduto qualcosa?», chiedo ad un brigadiere. Mi guarda con sospetto, soltanto quando gli spiego che sono un giornalista si decide a rispondere: «Normale amministrazione. Questa è zona di banditi». Prima di arrivare in città vengo fermato altre due volte. Per gli abitanti della provincia di Nuoro tutto questo non costituisce una novità: ogni giorno, da una decina d'anni, strade, viottoli, sentieri sono controllati da agenti e carabinieri. Pattuglie, posti di blocco, fanno ormai parte del paesaggio; le corriere che si inoltrano nell'interno sono scortate da camionette cariche di armati, quelle che fanno percorsi brevi sono seguite a distanza, i loro passaggi vengono segnalati da un «pac» (posto di ascolto e controllo) all'altro, pochi minuti di ritardo sono sufficienti per fare scattare il dispositivo di allarme. La provincia di Nuoro è il centro del banditismo sardo. Su queste montagne, nella zona aspra e selvaggia di Sopramonte, decine di fuorilegge vivono alla macchia da anni. Attualmente i latitanti sono circa 30, dì questi oltre venti sono nascosti nel Nuorese. Almeno dieci sono pericolosi e sempre armati: da Ciriaco Calvise, di Bitti, ricercato da più di dieci anni, a Carta, Vedete, Floris, tutti di Orgosolo, a Piras e Stocchino di Arzana, a Puddu, di Sedilo, evaso dal carcere di Oristano. Tre mesi fa ne è stato catturato uno, a Mamoiada: Antonio Ballare, uno dei capì deH'«Anonima sequestri», condannato all'ergastolo in contumacia. Lo ha tradito la propria imprudenza, la spavalderia che lo ha spinto ad abbandonare il sicuro rifugio fra i monti per andare a trovare gli amici. Fino a quando restano nascosti in quelle impervie zone dell'altopiano, i banditi non corrono nessun pericolo. Cercare un uomo in mezzo a quei boschi è impresa quasi impossibile. Oltretutto loro ne conoscono ogni segreto: i sentieri più nascosti, i passaggi più agevoli. E' gente che sa «leggere» nel terreno: una pietra, un cespuglio, un tran co spezzato sono altrettanti validi riferimenti per imboccare la -strada giusta, quella che li porterà al sicuro, lontano dalle «squadriglie» di carabinieri che arrancano lungo le pietraie o si aprono a fatica la strada in mezzo ai rovi. Per porre un freno alle imprese criminose dei banditi, lo Stato spende ogni anno decine di miliardi. I risultati, tuttavia, sono sempre inferiori all'attesa. E' pur vero che la criminalità non ha più raggiunto le punte degli anni «caldi», dal '63 al '65, quando la tracotanza dei fuorilegge aveva superato ogni limite. E sufficiente ricordare il posto di blocco organizzato dai banditi nei pressi di Cagliari: per tre ore una importante arteria era stata bloccata, oltre trenta auto, fra cui quella di un magistrato, erano state fermate, i viaggiatori depredati di ogni loro avere. Ma il numero dei reati rimane an cora impressionante: dal '66 ci sono stati 59 sequestri di persona, con una cadenza ritmica sconvolgente. Cinque sono avvenuti quest'anno, di questi tre nella provincia di Nuoro. Due persone sono ancora in mano ai banditi: lo studente Luigi Daga, rapito ad Oristano 54 giorni fa, e l'allevatore Giovanni Serra, di Laconi. Quest'ultimo è stato sequestrato il 21 luglio: si tratta del rapimento più lungo nell'inquietante storia della criminalità sarda. Il periodo medio di prigionia dei rapiti, affermano gli esperti, è di 17 giorni, con un minimo di due e un massimo di 67. Serra prigioniero da 82 giorni, da circa dieci ogni contatto con i rapitori è cessato, proprio quando le trattative per il riscatto sembravano avviate verso la fase conclusiva. Si calcola che negli ultimi otto anni i familiari dei sequestrati abbiano pagato un totale di oltre un miliardo di lire di riscatto. La media dei «versamenti» si aggira sui 40-50 milioni. Al sequestro di persona, il reato che affonda le sue radici nel banditismo tradizionale, si affiancano altri crimini in progressione paurosa. Nella provincia di Nuoro l'anno scorso ci sono stati 22 omicidi. Quest'anno se ne contano già 14, mentre i tentati omicidi sono 20 (l'ultimo dell'altra notte a Nuoro). In aatf aumento anche il numero delle rapine, delle estorsioni, del furto di bestiame. Il banditismo si evolve, si adegua alle nuove condizioni di vita, sfruttando i mezzi di trasporto e di comunicazione, modificando i reati. Nell'Ottocento erano frequenti le «bardane »: decine di armati a cavallo piombavano nei paesi e facevano razzia. Oggi è di moda il sequestro di persona a scopo di estorsione. Il banditismo trae le sue origini dalla pastorizia nomade: i pastori conducono una vita grama, costretti per lunghi mesi alla solitudine con i loro greggi, obbligati a dormire all'addiaccio per non perderli di vista neppure alla notte. L'abigeato, che sembra di nuovo in aumento, è il primo anello della catena: dal furto di una pecora si scatena una lunga serie di vendette e di odi che sovente sfociano in omicidi. Costretti alla macchia, gli autori dei delitti si procurano il denaro per vivere con i rapimenti. Per questo, in Sardegna, i sequestri di persona sono un fenomeno tipicamente pastorale. Quali i rimedi? Una commissione d'inchiesta parlamentare formata nel '69, al termine della sua indagine dopo quattro anni di lavoro, aveva affermato che «le cause profonde della tipica criminalità sarda dipendono dall'ambiente economico e sociale delle contrade interne dell'isola», concludendo che «il rapporto primario in rapporto alla criminalità è rappresentato dalla riforma del sistema pastorale». A questo scopo è stata approvata una legge per il finanziamento del piano di rinascita dell'isola e la riforma dell'assetto agro-pastorale, che prevede uno stanziamento di mille miliardi. Sarà la volta buona? Finora ci sono stati soltanto dei tentativi non riusciti. Ci aveva provato l'Etfas (l'Ente trasformazione fondiaria agricola sarda), cercando d'invogliare i pastori nomadi a fermarsi, offrendo loro delle case, ma su terreni che non potevano essere coltivati perché troppo sassosi o privi d'acqua. Abbandonati dai pastori, mai divenuti contadini, questi terreni sono rimasti deserti. l'iniziativa si è persa nell'insuccesso. Così la legge barbaricina che regola le vendette e le appropriazioni delle ricchezze altrui, contìnua a contrapporsi all'ordinamento giuridico dello Stato. Nei cimiteri aumentano le lapidi con la scritta «tragica morte», dietro le quali si celano altrettanti omicidi. Ogni paese ha le sue faide, i suoi delitti. Negli ultimi vent'anni ad Orune sono state uccise trenta persone. L'anno scorso Mamoiada era in testa fra tutti i comuni della provincia di Nuoro per il numero degli omicidi: quattro. Quest'anno sono già tre. E' un paese che vive nel terrore, dove la sera nessuno esce perché ha paura di essere ucciso o di essere testimone di un delitto, il che, anche se può sembrare paradossale, è peggio. Da queste parti chi ha visto «quello che non doveva vedere», si dice che è «martellato», cioè segnato come le piante che la forestale ha deciso di abbattere Un condannato a morte. Francesco Fornari

Persone citate: Antonio Ballare, Ciriaco Calvise, Floris, Giovanni Serra, Luigi Daga, Piras, Puddu