I petrolieri ancora sotto inchiesta Hanno evaso tasse per 14 miliardi?

I petrolieri ancora sotto inchiesta Hanno evaso tasse per 14 miliardi? Non avrebbero pagato la tassa sui contributi Suez I petrolieri ancora sotto inchiesta Hanno evaso tasse per 14 miliardi? Le compagnie avrebbero versato (nel periodo '68-'72) ingenti somme ai partiti di governo Procede lentamente l'inchiesta sullo scandalo dei petrolieri che corrompevano i politici Roma, 10 ottobre. Ci sono conferme indirette e opportune precisazioni su un nuovo scandalo che s'inserisce nell'affare Unione petrolifera-Enel-partiti, da 7 mesi all'esame della Commissione parlamentare d'inchiesta. Nel periodo '68-72, le compagnie petrolifere avrebbero sottratto al fisco 14 miliardi non pagando la tassa sui contributi Suez (i contributi che il governo aveva stanziato per agevolare le compagnie messe in difficoltà dalla chiusura del Canale). Questo fatto era stato scoperto da uno dei commissari inquirenti il quale aveva messo gli occhi su un appunto del dott. Gaia, dirigente della Shell e della Unione petrolifera. Per due giorni, mercoledì e oggi, la Commissione parlamentare ha indagato su questo punto, chiamando il dott. Gaia a testimoniare. Da lui — a quanto si apprende — si è avuta solo una conferma indiretta. Gaia avrebbe detto che sui contributi le compagnie pagavano 11 5 per cento ai partiti governativi e che dal '72 alcuni gruppi industriali decisero di pagare la « tassa » sul netto e non più sul lordo come avevano fatto prima. E' l'aspetto nuovo di una inchiesta che procede con lentezza, che — stando alle dichiarazioni di alcuni commissari — avrebbe da tempo terminato la fase istruttoria e che invece continua a « slittare » di settimana in settimana, tra un rinvio e un aggiornamento. L'8 marzo scorso la commissione decise di aprire un'istruttoria a carico degli ex ministri Athos Valsecchi (de) e Mauro Ferri (psdi). L'inchiesta, nata a Genova per iniziativa dei pretori Almerighi, Sansa e Brusco, era finita per competenza alla procura di Roma. Da qui era stata presa in visione dal Parlamento in quanto nel corso delle indagini si erano fatti i nomi di ministri o ex ministri, possibilmente implicati. Il presidente della commissione rispose alle preoccupazioni di una manovra d'insab- biamento dello scandalo con un secco « si andrà fino in fondo ». A sette mesi di distanza invece non si vede ancora un risultato: sono stati ascoltati almeno 60 testimoni; gli atti a disposizione dei commissari (che hanno veste giuridica di magistrati) sono imponenti. Ma l'istruttoria avanza come una tartaruga. Ogni volta che si giunge alla decisione di rinviare le sedute, si parla di « necessità di ulteriori indagini preliminari ». Sono state messe a disposizione dei commissari tutte le leggi emanate in Italia in merito a questioni petrolifere per vedere se sussistono ipotesi di reato a danno dei due ex ministri indiziati di reato. E' bene ricordare a questo punto che l'on. Cattanei, presidente della commissione, dichiarò una volta che « i corruttori erano stati individuati, ma non si trovavano i corrotti ». Oggi, con le novità di possibili nuovi illeciti dei petrolieri (14 miliardi risparmiati in 4 anni), l'inchiesta riprende quota. E' stato ufficialmente comunicato che mercoledì prossimo verranno ascoltati i funzionari del ministero dell'Industria. La proposta è venuta dai rappresentanti della democrazia cristiana e ha trovato nettamente contrari i commissari comunisti e della sinistra indipendenti che vogliono evitare « idterìorì rinvìi » delle decisioni definitive sul complesso dell'inchiesta. Fabrizio Carbone sto da 15 giudici ordinari e 16, giudici aggregati da estrarre | a sorte da un elenco compila- ■> to dal Parlamento. Ieri, a Palazzo della Consulta si doveva procedere a questa estrazione. Ma due avvocati nella inchiesta per i «fondi neri» della Montedison, avvocati Oronzo Melpignano e Domenico D'Amati, hanno avanzato il sospetto che la legge da applicare fosse incostituzionale e la Corte ha ritenuto che la tesi fosse fondata. In sostanza, la Corte ha avuto il dubbio che il conflit- to fra poteri dello Stato debba essere risolto da un collegio allargato e composto da 15 ludici ordinari e 16 giudici estratti a sorte dall'elenco compilato dal Parlamento con evidenti finalità politiche. Ma ha anche avuto il sospetto che la legge possa essere incostituzionale perché prevede l'intervento di «un rappresentante della commissione inquirente» ovvero del Parlamento ovvero una parte in causa, mentre nega questo diritto all'altra parte e cioè alla autorità giudiziaria, g. g.

Persone citate: Almerighi, Athos Valsecchi, Domenico D'amati, Fabrizio Carbone, Mauro Ferri, Oronzo Melpignano, Sansa

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma