Eliminò sua moglie per sposare l'amica?

Eliminò sua moglie per sposare l'amica? Un infermiere arrestato a Milano Eliminò sua moglie per sposare l'amica? L'uomo ha 40 anni - La vittima, 29 anni, incinta di due mesi, fu trovata asfissiata dal gas nell'alloggio - La morte un anno fa (Nostro servìzio particolare) Milano, 10 ottobre. E' stato arrestato sotto l'accusa di omicidio volontario premeditato il marito di una donna morta un anno fa asfissiata dal gas: il decesso era stato attribuito a disgrazia. Si chiama Gaetano Daelli, ha 40 anni, abita — con Giovanna Feroldi, 21 anni, con la quale avrebbe dovuto sposarsi il mese prossimo — in via Ugo Ojetti 1, all'ottavo piano. E' il medesimo modesto appartamento (due stanze e servizi) nel quale risiedeva con la moglie, Teresa Giannico, 29 anni, madre di un bambino di 6, Davide, e al momento della morte incinta di due mesi. I coniugi Daelli erano infermieri al Pio Albergo Trivulzio, come pure la Feroldi. A riaprire le indagini, è stato un esposto presentato la primavera scorsa alla procura di Milano dal fratello della vittima, Pietro Giannico, abitante a S. Michele di Bari, il quale si è rivolto ai magistrati milanesi dopo essersi consultato con un legale del luogo, l'avvocato Salvatore Carozzo, e con un medico romano esperto di perizie necroscopiche. Pietro Giannico, che a Milano si costituirà quanto prima parte civile nel processo contro il cognato, racconta di aver avuto subito dubbi sulla tragica fine della sorella. «Fummo avvertiti di quanto era successo — racconta — la mattina del 20 dicembre, alle 6, per telefono, dallo stesso Gaetano. Ne fui stravolto: due giorni prima Teresa aveva telefonato a casa, a nostra madre, per annunciarle la nuova gravidanza: era felice, aveva aggiunto di non avere distrubi». Il marito raccontò che la sera precedente, intorno alle 21,30, Teresa stava preparandogli un brodo caldo: lui era a letto con un forte mal di stomaco, aveva anche preso un sedativo. Alle tre e mezzo si era svegliato: non vedendo Teresa accanto a sé e sentendo odore di gas si era precipitato in cucina. Qui aveva trovato la donna morente, a terra. Aveva spalancato le finestre, chiamato in soccorso i vicini di pianerottolo e telefonato alla Croce Rossa per richiedere una ambulanza. Trasportati tutti e tre in ospedale, la moglie spirava durante il tragitto; lui e il bambino guarirono invece in pochi giorni: infatti, nella camera dove dormivano, da una finestra entrava un filo d'aria. Gaetano spiegava l'accaduto con uno svenimento, comune nelle donne incinte: Teresa era caduta e l'acqua, uscendo dal pentolino, aveva spento la fiammella del gas, che aveva continuato a fuoruscire. Pietro Giannico, insieme con altri familiari, si precipitò a Milano; qui cominciarono i sospetti. «Intanto — prosegue — una volta Gaetano diceva che Teresa gli stava preparando il brodino, la volta dopo parlava di camomilla; in secondo luogo, di pentole sul fornello non ne furono trovate. Ma il dubbio più grave era: se il gas era cominciato a fuoruscire alle 21,30, come poteva mìa sorella essere ancora in vita dopo sei ore che ne stava respirando le esalazioni? Non solo: ma, pur ammettendo uno svenimento, guanto tempo sarebbe durato lo stato di incoscienza?». Tornato a S. Michele, il Giannico si consultò con l'avvocato; insieme interpellarono poi un medico romano esperto di perizie legali. A quanto afferma il fratello della vittima, anche questo sanitario si sarebbe dimostrato molto perplesso di fronte al racconto della «disgrazia». Nella primavera scorsa Pietro Giannico firmò l'esposto inviato alla procura di Milano: scattarono le indagini, all'insaputa, evidentemente, del presunto colpevole. «Rimanemmo sconcertati — conti¬ nua l'uomo — anche dal fatto che min cognato, pochi giorni dopo i funerali di Teresa, si era portato in casa la sua nuova compagna, Giovanna Feroldi. Il bambino, Davide, era venuto a vivere con noi, a S. Michele. A Pasqua, mio co¬ gnato, venutoci a trovare, ci confidò che, dalle lastre eseguite all'obitorio sul cadavere di Teresa, risultava che lei aveva avuto un'embolia cerebrale. Aggiunse che probabilmente era stata questa la ragione per cui era caduta priva di sensi: il gas aveva accelerato la fine. Quand'anche si fosse salvata, precisava Gaetano, sarebbe rimasta gravemente menomata. Anche questo particolare aumentò i nostri sospetti: fino a quel momento non avevamo mai sentito nulla di simile». Evidentemente, i magistrati milanesi non hanno ritenuto del tutto privi di fondamento i sospetti dei familiari della giovane donna morta. Al termine delle indagini, nei giorni scorsi, il sostituto procuratore dottor Guido Viola, ha convocato Gaetano Daelli invitandolo a presentarsi con un legale di sua fiducia. Il Daelli si è presentato con due legali; dopo l'interrogatorio il dottor Viola ha spiccato nei suoi confronti un mandato di cattura per omicidio volontario premeditato. A S. Vittore, dove è stato immediatamente tradotto, l'uomo continua a protestare disperatamente la sua innocenza. Ornella Rota

Luoghi citati: Milano, S. Vittore