Lenin all'italiana

Lenin all'italiana Lenin all'italiana Come il nostro socialismo reagì alla Rivoluzione d'ottobre \ ! | Stefano Carettì: «La rivoluzione russa e il socialismo italiano », Ed. Nistri - Liscili, pag. 331, lire 4000. Ai primi di maggio, convegno italo-russo nell'isola veI neziana di San Giorgio Mag | Siore- Un incontro di storici, dunque a livello di scienza, j di comune ricerca della ve ! rita, mediante un confronto ' critico di metodi e di restii i tati: soprattutto sul tema del \le « reazioni » italiane, fra il ì 1917 e n 1921' all'una e all'al tra rivoluzione, l'abbattimen1 to universalmente acclamato i del regime zarista in feb ! braio e l'abbattimento del re- girne socialdemocratico, o menscevico, ad opera di Lenin e Trotski.i. l'ottobre-novembie del '17. Come avevano scritto preventivamente nelle loro relazioni, al convegno gli storici j sovietici ribadirono inflessi bili che, per testimonianza di Lenin (informato della si tuazione italiana, dell'Italia in guerra e nel caos del do POguerra, altrettanto male, in ! verità, quanto gl'italiani dei- la situazione russa), esisteva nella Penisola una potenzialità rivoluzionaria, non sfruttata, però, nemmeno in concomitanza con l'occupazione delle fabbriche. Donde un atto d'accusa al proletariato e al partito socialista italiano: anche per l'inattuato proposito di ottener dai governi « borghesi » quel riconoscimento « diplomatico » dell'Unione Sovietica che questa ottenne, poco di poi, dal governo di Mussolini. ★ ★ Impenetrabili alle ragionate e documentate obiezioni dei colleghi italiani, anche allorquando le formulassero studiosi ad essi -ideologicamente molto vicini, come l'Alatri, dubito che gli storici sovietici vorranno arrendersi dinanzi al volume d'un valoroso, giovane discepolo di Spadolini: sebbene l'analisi diligentissima, e talvolta quasi soverchiamente minuta, quale si snoda lungo le molte pagine del libro di Stefano Caretti, basti a rimuovere ogni dubbio e sulla realtà punto « rivoluzionaria » ( more sovietico) dell'Italia postbellica e, soprattutto, sull'impegno, richiesto da Lenin e cui rifiutò di sottostare lo stesso Serrati, l'impegno di accettare indiscriminatamente i metodi e i postulati della Rivoluzione d'Ottobre, di aderir ciecamente alla Terza Internazionale, di procedere all'applicazione disciplinata delle imposizioni leniniste, nonché di espellere dal partito i riformisti. La scissione, pertanto, che si attendeva a destra o da destra, ebbe luogo, invece, durante i lavori del congresso di Livorno, il gennaio 1921, a sinistra o da sinistra: la quale si costituì, non senza un intimo, iniziale contrasto fra BordiI ga e Gramsci, in un partito autonomo, ed esso pure, tuttavia, incapace di rivoluzione: il partito comunista italiano. Ma, oltre il « mito » del rivoluzionarismo italiano, oltre la conferma dell'impossibilità materiale, dell'assenza di impegno morale, a far in Italia una rivoluzione « bolscevica », molti altri « miti » felicemente sfronda e sbugiarda nel suo libro il Caretti. Anzitutto, il « mito » di Caporetto: nel senso che la rotta militare solo in misura infinitesima fu inasprita o favorita dalla cosiddetta propaganda sovversiva, assai più efficace, del resto, nelle città e nelle fabbriche anziché nelle caserme o nelle trincee. Anche in quel tragico '17 il proletariato, lungi dallo stringersi in un solo empito e proposito rivoluzionario, si trovò diviso fra contadini al fronte ed operai esentati dal servizio per opera di guerra nelle officine. Questi ultimi, non altrimenti dai lavoratori d'Inghilterra e di Francia — come Bevin, da organizzatore sindacale divenuto ministro laborista degli Esteri, non si stancava di rammentare con qualche ironia ai « colleghi » sovietici — seppero, del resto, per tutto ,,. il '19 opporsi efficacemente Sosbpsral blocco e all'intervento an- I dti-bolscevico dell'intesa. Né Sin quest'opera furono secon-1 bdi agli operai gli uomini del-1 la Confederazione del Lavoro, del partito e del gruppo j parlamentare socialista, ben lfermi a distinguere tra il !« fatto » della Rivoluzione di p| s| ti uOttobre e l'ubbidienza ai dittami della dittatura sovietica. Il libro del Caretti, anzi, insegna come la stessa ala « sinistra » del psi sapesse trarre immediatamente dalla lezione della realtà le conseguenze che i comunisti, all'interno e all'esterno della Russia, trassero, invece, generalmente solo dopo il XX congresso del pcus. Non foss'altro perché già si erano superate, in Italia, grazie al « riformismo » e al « giolittismo », le astratte pregiudiziali dell'intransigenza estremista, mentre si rivendicava il principio della continuità storica, cioè dell'inserimento progressivo del socialismo nella esistenza, nell'amministrazione, nel governo della zG«psrnsprzdcclactecsbcPenisola, con tutto ciò ch'es- sso importava (e si vide già | snell'Europa fra le due guer-1 ,,. Sì," ^ebj>e P°tut°. ayrebbe re, ma soltanto, da noi, dopo la seconda guerra mondiale). Meglio sarebbe forse riuscito al Caretti di far emergere l'obiettiva, l'attuale, l'inconfutabile «lezione» del suo volume, se ne avesse alquanto slargato l'inquadratura, guardando anche a ciò che avveniva, in Italia, fuor dal partito socialista, né limitandosi, quindi, alle pur manifeste difficoltà della sua posizione storica ed organizzativa, all'asprezza dei suoi contrasti di tendenza o di corrente. Verissimo ch'era in crisi il modo, il concetto medesimo di partito, nel passaggio da un partito minoritario a un partito di massa, con una rigida e burocratica organizzazione, destinata a sostituire la primitività garibaldina delle strutture del psi. Ma è anche verissimo (e su questo punto, su questo reale great divide, il Caretti I davvero dovuto, insistere e S*E2 --f'16 organ?zzazj?n,T' 1 burocrazia. « madri », disci1 j l , !^*J£^\Af?^^50£ plina, ecc., equivalevano, per | spiriti liberali e risorgimen| tali com'erano tuttavia gli i uomini migliori del sociali- zione, inquisizione: il 1984 di George Orwell avant lettre. ★ ★ Nei giorni medesimi della « scissione » comunista, a proemio d'un libro, La Russia com'è, scritto da Gregorio Nofri e Fernando Pozzani, « membri della missione socialista in Russia », Turati protestava contro « uno spirito di chiostro e d'inquisizione », contro « una frenesia di conformismo coatto e di carcerazione dell'intelligenza» che minacciavano « in Italia... la propaganda e l'azione socialista ». Concludeva, profetico: « Il socialismo sarà luce e libertà di pensiero - o il socialismo non sarà ». Mezzo secolo di storia e questo libro d'uno storico offrono la conferma inequivoca di que- sto verdetto — d'un « riformi | sta ». 1 Piero Treves Lenin, visto da Levine (Copyright N.V. Rcvlcw of Ròoks. Opera Minuti a per rilutili Lu Slampa)