Socialisti francesi alla riscossa di Alberto Cavallari

Socialisti francesi alla riscossa LE ASSISE NAZIONALI PER UN "BALZO IN AVANTI» Socialisti francesi alla riscossa Fallita la conquista dell'Eliseo, Mitterrand si consolida e sta raccogliendo voti tra gli elettori moderati e persino tra i comunisti - Ora il suo partito tiene un convegno per varare una "magna charta" ideologica soprattutto per favorire la fusione con altri gruppi del disperso socialismo francese (Dal nostro corrispondente) Parigi, ottobre. La sinistra francese avanza. Perduta la battaglia presidenziale per pochi voti, registra la rivincita invece del riflusso, e le recenti elezioni parziali hanno messo a nudo il fenomeno di una forza politica vinta che risuscita con più vita. Ex ministri pompidoliani come Fonlanet e Lecat sono stati travolti da un'ondata di voti rossi. Parecchi senatori giscardiani hanno perso il seggio. Dipartimenti interi, come la Savoia, sono passati a Mitterrand. Ciò che si verifica è un rovesciamento di posizioni. Alla popolarità di Giscard si contrappone infatti l'impopolarità della sua maggioranza politica che perde vistosamente terreno. Già si discute di una Francia che può essere alle legislative del '78 (o prima) I un « Cile alla rovescia », con un presidente di centro-destra condannato a governare un Paese di sinistra. Sempre che il riformismo giscardiano non riesca a creare una situazione « svedese ». Con i sindacati Motore dell'avanzata è il partito socialista, non il partito comunista. Dato per morto ai tempi di Mollet, considerato morituro quando cercò la riscossa nel patto unitario coi comunisti, il socialismo francese vive una rinascita organizzativa, elettorale, politica, senza precedenti. La nuova miscela ideologica che l'ha portato più a sinistra funziona, ed esso miete voti allo stesso partito comunista. Nelle legislative parziali il pc ha perduto (in tre dipartimenti) il 3 e il 4 per cento dei voti a favore del ps di Mitterrand. L'Humanité è stata costretta a pubblicare i risultati con discrezione. L'ufficio politico di Marchais, martedì, ha duramente attaccato gli alleati socialisti accusandoli apertamente di indebolire il comunismo francese. La prima vistosa polemica ha graffiato il patto uritario, e la linea socialista basata sulla famosa formula di « riequilibrare la sinistra » è stata denunciata come sospetta. Fallita la conquista dell'Eliseo, Mitterrand sta infatti operando una solida, larga, sicura, doppia conquista dell'elettorato moderato e comunista. L'unità serve a lui più che a Marchais. Sabato e domenica il socialismo francese tiene a Parigi delle « assise nazionali » per fare il punto su questi successi, riorganizzare le forze per un nuovo « balzo in avanti », soprattutto per varare una « magna charta » i i 1 | i ! | ! | ' I I i del partito. Questo documeni to s'intitola « Per il sociali1 smo », e rappresenta una no| vita rispetto al programma i comune elaborato coi comu! nisti. Il suo scopo apparente è di lanciare un « progetto di società socialista ». Ma lo scopo sostanziale, meno utopico, è di trovare un compromesso ideologico per portare alla fusione col ps le altre forze socialiste fran| cesi fio psu, i radicali di si! nisira, i sindacati ex catto| liei cfdt). ' Non è facile che l'operaI zione riesca. Mitterrand stesso ha interesse che riesca solo in parte. Infatti, un traI vaso di gauchistes all'interno del partito può compromettere i rapporti coi comunisti. Ma se gli riesce di fondere al partito i sindacati cfdt, sommando al grande movimento d'opinione che controlla una centrale sindacale, verrà messa la prima pietra di un partito socialista nuovo, ancora più grande, più influente, decisamente egemonico rispetto a quello comunista. Vi sono molti dubbi che < l'operazione si compia: per i contrasti interni, per il peso che ancora hanno i «notabili» nel partito, per la prudenza stessa di Mitterrand che incarna, nonostante tutto, la tradizione socialdemocratica. Comunque le assise hanno riaperto il dibattito sulla «via francese al socialismo», sul ruolo dei socialisti rispetto ai comunisti, sul destino della Francia stessa. Il pc è cambiato Il fatto che i socialisti dedichino queste «assise nazionali» al problema deZHiunità fra socialisti» e non a quello dell'unità coi comunisti, porta molti a giudicare in crisi il programma comune, e a considerare possibile — a breve tempo — un'alleanza Mitterrand-Giscard, e l'adozione del modello svedese. Ma quest'ottica semplicista non è la migliore per giudicare la situazione. L'attuale polemica tra comunisti e socialisti rappresenta sen¬ z'altro un fatto nuovo. Non significa ancora, però, un elemento di crisi. Certamente il documento ideologico elaborato dai socialisti, dallo psu, dagli altri settori, è molto più proudhoniano che marx-leninista, e sfuma parecchio il problema delle nazionalizzazioni che dominava il programma comune. Certamente grande è l'inquietudine dei comunisti per una tendenza che «riequilibra le forze di sinistra». Certamente, infine, comincia una fase delicata nell'alleanza. Ma l'aprirsi di una situazione concorrenziale tra i due partiti non significa affatto un divorzio, almeno a breve scadenza. Cessata la battaglia per l'Eliseo, è logico che i due partiti tornino alle proprie strategie. Ma queste strategie concorrenziali continuano a considerare un perno il programma comune socialcomunista. Né si vede perché i socialisti debbano rompere un'alleanza che rende e che (contrariamente ad ogni previsione) non nuoce. Senza i comunisti, erano un partito «uscito dalla storia». Coi comunisti, vincono. Semmai il problema riguarda i comunisti, che vedono crescere l'alleato, e non beneficiano in proprio della tattica dell'unità. Ma non è facile ai comunisti rinunciare al ruolo che si sono assunti in Francia: entrati come sono in una fase «ecumenica», tutta impostata sulla collaborazione verso l'esterno del partito. Un libro e un documento rispecchiano bene la posizione comunista in Francia. Il libro, uscito in questi giorni, s'intitola Voyage à l'intérieur du parti communiste, è stato scritto da due noti autori di documentari, André Harris e Alain De Sedouy, raccoglie un'inchiesta al magnetofono, condotta cellula per cellula, nelle scuole di partito, nei comitati centrali, ed è stato consentito dal pcf in nome della «poj litica della porta aperta». Il solo luogo precluso agli autori è stato la segreteria politica, e la testimonianza diretta sta sollevando scalpore. Citerò in fretta che cosa ne pensa Servan-Schreiber: «Dopo questa testimonianza, | si capisce perché, dòpo trerit'anni di crescita economica, la Francia non teme più il comunismo e lo voti. Non serve più gridare al lupo, evocare Stalin, denunciare il sistema sovietico, citare Sakharov o Solzenicyn, per battere i comunisti francesi. Ciò che dobbiamo capire è che in Francia i comunisti non progrediscono grazie alla supremazia dottrinaria, o perché mirano alla costruzione di una società comunista. Ma perché si occupano della gente, delle città, dei quartieri, delle municipalità, delle cooperative, dei sindacati, senza risparmio di tempo né di energia... Per batterli non c'è che un metodo, fare come loro. Bisogna che il potere liberale esca dalla sua fortezza pariI gina, dal suo sistema di geJ rarchie castali, e si mescoli ■ alla gente che vive. Il segre| to comunista è il contatto ; coi francesi, il suo senso del | quotidiano ». ! Ruolo egemonico Il documento, reso noto \ all'inizio del mese, è quello ; elaborato dal partito comu! nista stesso nel suo XXI | congresso, per codificare la « metamorfosi » comunista francese, e rafforzare il ruolo del partito nel senso descritto dal libro. In esso si ratifica l'unità coi socialisti, sì fissa l'obbiettivo dell'n allargamento dell'unione » a tutte le classi e a tutti i ceti francesi, si parte dalla premessa che, dopo l'unità coi socialisti, sia possibile « un'unione a sinistra », fatta eccezione per « un pugno di feudali e i loro servi politici al potere ». Ideologicamente, non si tratta di un documento che supera chiaramente il concetto di lotta di classe per giungere al concetto di « lotta di ceti » (sulla falsariga italiana). Ma il ruolo egemonico della classe operaia, e del partito stesso, viene sfumato al massimo. L'ecumenismo viene ufficializzato. Non è facile tornare indietro da posizioni simili anche restando, come resta il pcf, legato alla strategia sovieti¬ ca, riluttante ad avventure cilene. Si può pensare che il pc francese passi attraverso aspre fasi di gelosia elettorale. Oppure che si riservi il ruolo di « partito d'ordina » in una sinistra minacciata dal socialismo utopico dei gauchistes. Ma è difficile supporre una rottura del patto di unità quando la realtà del partito è ormai quella descritta nel libro e la sua strategia quella fissata dal congresso. Detto questo, e volendo concludere qualcosa, l'avanzata delle sinistre pare soprattutto iscriversi in un quadro preciso. I comunisti fanno un discorso verso l'esterno del loro partito, e sviluppano una politica dì allargamento dell'unità social-comunista. I socialisti fanno un discorso all'interno del loro partito, per approfondire una politica di unità tra i socialismi, e diventare definitivamente il partito più forte della combinazione. L'incognita che il partito comunista sopporti questa tendenza all'egemonia è certamente vera. Ma è altrettanto vero che questa egemonia può cancellare il timore moderato verso un socialismo prigioniero del comunismo, e facilitare sempre più l'avanzata delle sinistre. Dentro questo schema politico, le posizioni ideologiche sono sempre autonome, diverse. I comunisti mirano a « l'union du peuple de France », i socialisti cercano d'innestare in questa unione un « projet de société socialiste ». Inoltre, molte divergen : permangono sull'autogestione socialista (che si contrappone alla nazionalizzazione comunista) e sul ruolo « egemonico » della classe operaia. Ma il lavoro ideologico è incessante per superare queste zone difficili dell'alleanza. Nel testo della « magna charta » che' verrà presentato domenica, i socialisti parlano di autogestione « poggiante sulla socializzazione reale delle forze produttive » e quindi sul collettivismo. L'ostilità comunista al « fronte delle classi » teorizzato dai socialisti si attenua, e al documento del XXI congresso che definisce sempre « essenziali » le forze della classe operaia, si aggiungono formule più elastiche. L'ultima precisa che « nella nuova disposizione delle classi sociali, il ruolo della classe operaia sarà determinato dai fatti ». Un'evoluzione continua porta i due partiti a scontrarsi elettoralmente, poi a fondersi nella conquista del potere, infine a rettificare l'ideologia per conquistare ancora più potere. Difficile dire se vi sarà un punto di rottura in questo processo antagonista e complementare. Alleati e rivali Ciò che si vede, per il momento, è una Francia che così cresce a sinistra, attraverso una logica del successo della sinistra stessa. Essa porta i due partiti alla concorrenza, ma anche a rincorrersi, e a saldarsi. Le stesse assise di domenica, pure se Mitterrand porrà le basi di un partito più grande, saranno difficilmente l'inizio di una nuova fase che porti all'alleanza MitterrandGiscard e verso il modello svedese. La « via francese al socialismo » non cessa infatti d'essere in laboratorio: vi resterà finché si verifica il paradosso di un socialismo che trae vantaggio dall'alleanza coi comunisti invece d'esserne strangolato. La scommessa giocata da Mitterrand contro tutti i partiti socialisti d'Europa potrà cessare solo alle prime sconfitte. Oppure quando il partito socialista sarà realmente l'arbitro della « scelta a sinistra » che incombe sulla Francia mentre credeva d'aver scelto a destra. Alberto Cavallari I